Tesoro: Franco, Garofoli, Quadri e Zaccardi. La mappa della black-list a 5S
Secondo i parlamentari 5 Stelle, i tecnici del Mef "bloccano i tagli e nascondono i soldi per il reddito di cittadinanza”. La mappa dei funzionari nel mirino
Mentre si avvicina il 27 settembre, la data in cui il Governo dovrà licenziare la nota di aggiornamento al Def con gli orientamenti programmatici base per la stesura della legge di Bilancio, gli occhi del Movimento 5 Stelle sono puntati sul chinese wall che al Ministero dell'Economia "blocca" il passaggio delle proposte di copertura miliardarie (10 miliardi) per il varo del reddito di cittadinanza che devono arrivare sul tavolo del Ministro Giovanni Tria, alle prese con la preparazione della manovra. Provvedimento su cui i pentastellati si giocano buona fetta del proprio credito politico. Quel chinese wall che, per dirla con le parole del sottosegretario all'Economia in quota grillina, la dura e pura Laura Castelli, non rende lampante al titolare di Via XX Settembre la presenza di quelle "risorse nascoste, da reperire soprattutto fra gli sprechi, tra le pieghe del bilancio" per centrare il target.
Chi sono, ci si chiede all'interno dei 5Stelle, i componenti di quella pletora stratificata di alti funzionari e di burocrati che lavorano ai dossier tecnici con le tabelle numeriche su cui poi Tria, acquisiti i saldi, prepara l'ex Finanziaria, una delle leggi fondamentali dello Stato con cui l'esecutivo impatta sull'economia italiana?
Nella black-list grillina pare sia finita proprio la prima linea di mandarini del Mef poco nota alle cronache, per il suo low profile istituzionale, che regge la struttura del Ministero stesso e che, agli occhi del potere comunitario e dei mercati, rappresenta una garanzia per l'ortodossia monetaria e un simbolo di continuità di rigore sui conti con i governi passati.
Giovanni Tria
In cima ci sono Daniele Franco (nella foto in alto), ragioniere generale dello Stato dal maggio del 2013, tecnico che si è formato in Banca d’Italia e con un passaggio triennale nei palazzi del potere a Bruxelles in Commissione e che Tria, indicato da Paolo Savona dopo i rilievi del Quirinale sulla squadra di Giuseppe Conte, ha confermato nel suo ruolo soltanto lo scorso luglio.
Fra le personalità che starebbero colpevolmente irrigidendo la posizione del Mef c'è anche il nome di Roberto Garofoli, capo di gabinetto del successore di Pier Carlo Padoan che occupa quella poltrona fin dai governi Renzi e Gentiloni e che Tria ha pure confermato. Sempre nel cuore della struttura di Via XX Settembre, le altre figure del chinese wall che isolano, sempre a detta dei grillini, l'economista della Sapienza sono Francesca Quadri, funzionaria a capo dell’ufficio coordinamento legislativo e Glauco Zaccardi, capo dell’ufficio legislativo finanze. Insomma, chi gestisce i conti e decide sulle politiche economiche e chi mette nero su bianco i provvedimenti. Quegli stessi soggetti con cui già Di Maio ha avuto occasione di scontrarsi durante la preparazione della relazione tecnica che, per legge, ha accompagnato il decreto dignità.
Laura Castelli
Anche se stamane il vicepremier Di Maio ha scherzato sull'argomento distribuzione-deleghe al Mef ("avranno avuto da fare"), l'irrigidimento dei grillini nei confronti dello strapotere di Via XX Settembre è determinato anche dal fatto che a oltre tre mesi dall'insediamento del nuovo governo e, quindi, dalla presa di possesso della struttura del Ministero che fu di Quintino Sella da parte di Tria, il titolare del Tesoro non ha ancora affidato compiti precisi ai quattro sottosegretari espressi dai due partiti della maggioranza: oltre alla Castelli, ci sono Massimo Garavaglia della Lega, Alessio Villarosa del M5S e Massimo Bitonci, sempre del Carroccio. Una governance incompiuta che ha il risultato paradossale di far seguire a ognuno temi diversi e con discontinuità senza averne titolarità e, oltretutto, bloccabili in ogni momento da Tria.
Perché il successore di Padoan non vuole assegnare la delega sulla Finanza pubblica e sul bilancio dello Stato alla sua vice Laura Castelli? Forse perché non vuole farle gestire il decisivo passaggio della manovra in Parlamento dove l'ex Finanziare può registrare cambiamenti importanti? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Intanto, dai banchi dei parlamentari dei 5Stelle l'insofferenza per l'incertezza sul varo del reddito di cittadinanza è alta: sono pronti un radicale spoil system al Tesoro e la furia di piazza nel caso in cui dalla struttura dei tecnici di Tria non saltino fuori i 10 miliardi di euro per farlo partire.
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