Economia

Generali guarda all'Est Europa per l'M&A. Benetton appoggia la lista dei fondi

Andrea Deugeni

I Benetton salgono dal 3 al 4% del capitale delle Generali e non votano la lista per il Cda presentata da Mediobanca

Salita al 4% secondo le risultanze del libro soci, in occasione del voto per il rinnovo del Cda avvenuto durante l’odierna assemblea di bilancio di Generali, la famiglia Benetton ha appoggiato - del tutto a sorpresa - la lista di minoranza proposta dai fondi d’investimento radunati attorno ad Assogestioni.  Secondo quanto fa sapere infatti l'agenzia MF-Dow Jones, il dato emege dall’esito della votazione che ha portato alla sostanziale riconferma del board che guiderà la compagnia triestina nel prossimo triennio.  

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La lista proposta da Mediobanca ha raccolto consensi per il 60,78% del capitale presente alla riunione - pari al 55,8% del totale - mentre a favore di Assogestioni si è espresso il 38,96%. In termini assoluti, significa che la prosposta di Piazzetta Cuccia ha raccolto consensi per il 33,9% del capitale di gruppo, mentre a favore dei fondi ha votato il 21,74%. Una quota quest’ultima che in effetti è molto simile al 21,79% cubato oggi in assemblea dai soggetti istituzionali. 

Tuttavia, secondo quanto appreso, parte dei fondi - circa un 4% - avrebbe appoggiato la lista di maggioranza proposta dal primo socio Mediobanca. Di qui, l'ipotesi che sia stata proprio la famiglia Benetton a schierarsi con il mercato, ipotesi che sembra aver trovato conferme anche da Ponzano Veneto.  Tuttavia la decisione, scrive Radiocor, non avrebbe alcuno spirito polemico o di contrapposizione alla lista proposta da Mediobanca. Piuttosto sarebbe coerente con la linea fin qui sposata da Edizione, ossia che il 4% detenuto nelle Generali è una partecipazione finanziaria. E per questo Ponzano Veneto avrebbe deciso di schierarsi con il mercato nonostante continui a supportare l'attuale management della compagnia.

Nell'assemblea che ufficializza la salita dei Benetton, quota che porta il nuovo nocciolo duro protagonista dell'azionariato delle Generali, ovvero i soci privati Caltagirone, Del Vecchio e la famiglia di Ponzano Veneto al 13,86% (al 7,1% nel 2016), superiore al 12,92% di Mediobanca (che ha però stilato ancora la lista maggioranza per il nuovo Cda), il group Ceo Philippe Donnet ha promesso agli azionisti una crescita del titolo del Leone ancora più solida (oggi a 17,135 euro, ha appena toccato nelle scorse sedute i massimi da quattro anni) di quanto si sia verificato negli ultimi due anni e mezzo.   

L'arrivo in assemblea e le dichiarazioni del presidente delle Generali Gabriele Galateri e del group Ceo Philippe Donnet

"Dall'Investor Day del novembre 2016 ad oggi, le azioni hanno guadagnato oltre il 48% (+18% lo Stoxx europeo di settore) e dal nuovo piano annunciato lo scorso novembre oltre il 22% (contro il +12% dei titoli assicurativi europei). E con Generali 2021 (il nuovo business plan, ndr) possiamo fare ancora meglio", ha sentenziato infatti il numero uno della compagnia in apertura dei lavori. 

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I principali indicatori di profittabilità del gruppo Generali (2018)

Presenza record in assembleaPartecipazione record all'assemblea delle Generali. Al momento della discussione del primo ordine del giorno, il presidente Gabriele Galateri ha annunciato che è presente il 55,8% del capitale, "a memoria, non ricordo una partecipazione così alta", ha precisato. Il peso del principali soci italiani (Mediobanca, Caltagirone, Del Vecchio e Benetton) è salito al 26,78% dal 23,12% dell'anno scorso. La presenza degli investitori istituzionali esteri, invece, è calata dal 22,91% al 20,5% a fronte tuttavia di un incremento significativo della fetta di istituzionali italiani, arrivati all'1,29%. In tutto gli istituzionali, italiani ed esteri, presenti in assemblea sono al 21,79%. L'anno scorso all'assemblea Generali era presente il 52,87% del capitale e nel 2017 il 52,34%. Il dato era significativamente inferiore tra i 2014 e il 2016, quando si è attestato tra il 46% e il 47%. Quest'anno il dato record con il 55,8%. 

Per alimentare "l'inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti (fino al 2015 le azioni del Leone hanno costantemente sottoperformato gli indici del settore assicurativo, ndr)", dopo la trasformazione industriale ottenuta nell'ultimo triennio ottimizzando la presenza geografica e la macchina operativa, Donnet punta  ora su un rafforzamento della leadership nel mercato delle polizze della gruppo triestino in Europa ("piccole compagnie" e "soprattutto nell'area Central East"), che "rimarrà uno dei mercati assicurativi e della gestione del risparmio più grandi e attraenti e al mondo" e "cogliendo anche opportunità nelle aree ad alto potenziale come l'Asia e l'America Latina", target industriale a cui associare la crescita delle attività di asset management (343,408 miliardi le masse gestite a dicembre 2018, in crescita dello 0,4% rispetto a 12 mesi prima) attraverso "lo sviluppo di una piattaforma davvero internazionale e unica".

Accanto a questo, il nuovo piano industriale mira a una gestione più disciplinata del capitale per ottimizzare la posizione finanziaria e a investire in innovazione e trasformazione digitale (un miliardo entro il 2021) con "l'obiettivo di diventare partner di vita dei suopi clienti".

Finanziariamente, il tutto, secondo Donnet, dovrebbe tradursi nel prossimo triennio "in un aumento degli utili per azione ad un tasso medio annuo tra il 6 e l'8%", crescita a cui corrisponderà un "aumento dei dividendi in maniera sostenibile, mantenendo un pay-out ratio tra il 55 e il 65%" e "un ritorno sul capitale medio superiore all'11,5%"

In assemblea, chiamata a rinnovare il Cda (board in continuità che rispetto alla precendente composizione vede l'uscita di Ornella Barra e di Paola Sapienza, mentre sono entrate l'esperta in campo tecnologico e digitale Antonella Mei-Pochtler per la lista Mediobanca e Ines Maria Mazzilli per quella Assogestioni), ad approvare il bilancio e il piano d'incentivazione interna varato la scorsa primavera e a modificare lo statuto per l'abrogazione dei limiti di età per le figure apicali (che erano fissati a 70 anni per il presidente, a 65 per il Ceo e a 77 per i consiglieri), i soci hanno riconosciuto la credibilità delle promesse di Donnet. 

"Abbiamo superato gli obiettivi finanziari del periodo 2015-2018", ha sottolineato il Ceo della compagnia, generando "8 miliardi di euro di cassa rispetto ad un'ambizione di almeno 7 miliardi. Grazie al dividendo che sottoporremo oggi alla vostra approvazione, avremo distribuito complessivamente 5,1 miliardi, al di sopra dell'obiettivo di 5 miliardi".

Il presidente delle Generali Gabriele Galateri e il group Ceo Philippe Donnet in sala stampa

Infine, "il ritorno sul capitale medio in termini di risultato operativo si è attestato a 13,4%, anch'esso al di sopra dell'obiettivo". I numeri dell'ultimo bilancio hanno generato per gli azionisti una crescita dei profitti del 9,4% a 2,3 miliardi, un utile operativo di 4,9 miliardi, salito del 3% e una cedola di 0,9 euro, in aumento del 5,9% rispetto al 2018.

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L'amministratore delegato di Generali Italia, Marco Sesana

Ma per convincere la Borsa, più delle cifre dell'esercizio appena concluso, Donnet può far parlare il track record di crescita del dividend yeld grazie alla costante creazione di valore: dal 3,53% del 2014 al 6,16% del 2018. 

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