Economia
Generali, nuova puntata della disfida di Trieste: chi al posto di Caltagirone?
Dal Leone fanno sapere che non c’è automatismo nei nomi tra cui scegliere il successore del costruttore romano. Ma è davvero così?
Generali, chi al posto di Caltagirone?
Non c’è pace nel consiglio di amministrazione. Un nuovo capitolo della saga iniziata ormai più di un anno fa è rappresentato dalla necessità di sostituire Francesco Gaetano Caltagirone nel cda. L’ingegnere, infatti, venerdì 27 maggio ha scelto di abbandonare il seggio, un segnale che per il momento non viene commentato da nessuno vicino al costruttore romano. Nei prossimi giorni verrà quindi convocato un nuovo consiglio per definire il da farsi, ma anche qui le posizioni divergono.
Secondo la lista di maggioranza, non vi è automatismo nella sostituzione dell’ingegnere. Tradotto, si vorrebbe un nome condiviso, vicino a Caltagirone e ai “pattisti”, ma che non possa rappresentare un nuovo problema. Dalla parte del costruttore romano fanno però presente che bisogna seguire un ordine ben definito. Quale? Anche qui la confusione è tanta. Secondo quanto può ricostruire Affaritaliani.it, il primo nome sarebbe quello di Claudio Costamagna, che nel caso di vittoria dei pattisti sarebbe stato il presidente del Leone.
Quante possibilità ci sono che accetti? In realtà poche. Voci accreditate già prima dell’assemblea del 29 aprile parlavano di un manager che rischiava molto: nel caso, poi verificatesi, di sconfitta, poteva finire in una sorta di dimenticatoio che per chi è stato presidente di Cassa Depositi e Prestiti non sarebbe esattamente il non plus ultra. In seconda posizione ci sarebbe Luciano Cirinà, candidato amministratore delegato della lista-Caltagirone. Qui la questione è ancora più complicata.
Se è vero che non vi sia alcuna motivazione per proibirne formalmente l’ingresso in consiglio, non va dimenticato che il manager è una vecchia conoscenza di Generali, uno degli uomini forti di Donnet. Ma anche un dirigente che è in causa con il Leone dopo la decisione maturata a Trieste di licenziarlo a seguito dell’annuncio della candidatura ad amministratore delegato della lista Caltagirone. Infine, ma solo in terza posizione, ci sarebbe Roberta Neri, già amministratrice delegata di Enav ed ex cfo di Acea. Al momento non è neanche escluso qualche nome a sorpresa che esuli da questi tre.
L’attacco di Sapelli
La confusione è comunque tantissima. Fonti vicine a Caltagirone parlano di un ingegnere calmo, rilassato, pronto a capire l’effetto delle sue mosse sul consiglio di amministrazione. Nel caso dovesse essere rimpiazzato da Cirinà o Costamagna sarebbe riuscito a piazzare una delle sue due scelte di vertice, mantenendo il proprio pacchetto azionario di poco inferiore al 10% e potendo oltretutto continuare a far valere il proprio peso dall’esterno, senza i vincoli imposti dal consiglio.
Intanto, bisogna registrare l’attacco frontale di Giulio Sapelli che, in un’intervista all’Adnkronos, ha attribuito la responsabilità della confusione in atto in Generali a Mediobanca. L’economista, infatti, sostiene che sia venuto meno il ruolo di argine di Piazzetta Cuccia non più salotto buono della finanza. Dice Sapelli nella sua intervista “diciamo che se a un capitalismo già debole e storicamente senza capitali si aggiunge un capitalismo senza interlocutori diventiamo ancora più poveri”. Nell’immediato futuro, secondo l’economista, “sicuramente si aprirà una battaglia in Mediobanca”, perché, osserva, “credo che ora, con i problemi che si sono resi manifesti in Generali, diventi impossibile non pensare che non si riversino anche in Mediobanca. La logica conseguenza dovrebbe essere questa”.
Le dimissioni di Caltagirone per Sapelli “sono un fatto molto molto grave, soprattutto per i rapporti con l’estero. Una notizia simile non fa che aumentare l’immagine a frattali del nostro capitalismo, pieno di faglie e divisioni dove la gente non si parla. È una cosa molto grave, tanto più in una situazione come questa, con la guerra e il post pandemia" da affrontare.