GM, strada sbarrata per Fca. Opzione Cina per Marchionne. Ecco perché
Fca, parla l'economista del Politecnico di Milano, Umberto Bertelè
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
L'acquisto della tedesca Opel da parte della francese Peugeot, che dà vita al secondo gruppo automobilistico europeo, riapre prepotentemente il capito del consolidamento del mercato delle quattroruote, appuntamento a cui il Ceo di Fca, Sergio Marchionne, non vuole assolutamente mancare. Quali sono ora le prospettive per il gruppo controllato dagli Agnelli? Quali i potenziali partner e perché? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Umberto Bertelè, economista del Politecnico di Milano che segue da vicino il mercato dell'auto.
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Dopo l'operazione Peugeot-Opel, quali sono le prospettive per Fca?
"Beh, innanzitutto bisogna iniziare a chiedersi se i francesi riusciranno a rimettere in sesto il business Opel che ha addirittura spinto gli americani di GM a rinunciare almeno temporaneamente all'Europa, uno dei tre grandi mercati del mondo. Solo tre anni fa, Peugeot era data per morta. E solo l'arrivo di Carlos Tavares, che era il vice di Carlos Ghosn alla Renault, ha rimesso in piedi Psa, abbassando di un milione di auto il punto di breakeven e mettendo a segno degli autentici miracoli. Dimostrando di essere un manager molto capace sui tagli, ma che ora ha davanti la sfida della crescita. Ricordo che nella gestione di Opel e di Vauxall, GM ha perso molti soldi".
D'accordo, ma una GM orfana dell'importante mercato europeo non potrebbe favorire ora, all'interno del processo di consolidamento del mercato mondiale delle quattroruote, un'operazione con Fiat-Chrysler tanto desiderata da Sergio Marchionne?
"Difficile dirlo. Non mi pare che fino ad ora il presidente e Ceo di GM, Mary Barra, si sia dimostratata molto entusiasta all'idea. Un'impresa che rinuncia a quote di fatturato e al posizionamento su scala mondiale per privilegiare i profitti, di fatto compie una scelta ben precisa. Può essere che in futuro GM decida di rientrare nel mercato Ue dell'auto attraverso singoli accordi o alleanze, per esempio, con Bmw o Daimler che ha messo a segno un'intesa con Renault sui modelli di fascia più bassa, dal punto di vista della costruzione".
E quindi?
"Un'alternativa alla strada delle fusioni fra le imprese automobilistiche è quella delle alleanze sui pianali, mettendo in comune infrastrutture e risorse".
Se, dunque, l'opzione GM non è praticabile, qual è l'alternativa che resta a Marchionne per realizzare il suo progetto di aumentare la scala di Fca, prima di dedicarsi al mondo Ferrari?
"Credo che se lo chieda anche lo stesso manager. La domanda è: 'Qual è il gruppo mondiale che può essere interessato a comprare Fca?'".
E, quindi, non ne rimangono molti. Volkswagen, per esempio, che lo stesso Marchionne non ha escluso...
"Il gruppo automobilisto tedesco farebbe molto più volentieri cherry picking. Comprarsi cioè alcuni marchi dal portafoglio Fca".
Come Alfa-Romeo...
"Certo. O anche Ferrari, che però ora è un gruppo autonomo e non possono più prenderselo. Anzi, potrebbero farlo intavolando trattative direttamente con la famiglia Agnelli, senza passare per Fca. Non credo che però la Volkswagen abbia interesse a inglobare nel perimetro societario un'azienda che aumenterebbe notevolmente il numero complessivo dei dipendenti. In tutto, la casa di Volksburg ha circa 600 mila lavoratori. Fca ne altri 200 mila. Dalle loro nozze, nascerebbe un gruppo enorme, mentre anche Volkswagen sta tentando di snellire la forza lavoro con conflitti politici in Germania. Conflitti molto difficili da gestire".
Dei primi quattro gruppi mondiali che sfornano circa nove milioni di auto, rimangono Toyota e, un po' più indietro, Ford. Chi potrebbe essere interessato ad aprire il "file" Fca?
"C'è stata un'avventura precedente di Chrysler che è stata quella con Daimler-Mercedes finita malissimo. L'idea dei tedeschi era quella di piazzarsi sul mercato americano attraverso la più piccola delle case automobilistiche di Detroit, quota poi ceduta al private equity prima dell'arrivo di Marchionne con il salvataggio orchestrato dalla Casa Bianca. Per Fca, potrebbe esserci un interesse cinese".
E cioè?
"Prendo, ad esempio, il caso di Dongfeng, gruppo entrato nel capitale della Peugeot per accelerarne l'uscita dalla crisi. Le grandi imprese cinesi, che producono circa quattro milioni di veicoli all'anno, sono interessate ad entrare sia nel mercato europeo sia in quello americano. Ed Fca potrebbe essere un boccone interessante. Come lo è stato Pirelli per ChinaChem. Su Fiat-Chrysler, però, potrebbe esserci un veto del presidente americano Donald Trump".
Per la tutela dei livelli occupazionali?
"Fin dal caso Huawei, gli americani hanno sempre bloccato i tentativi di acquisizione cinese negli Stati Uniti, specialmente quando si parla di business che operano in settori sensibili come le telecomunicazioni. Sull'auto, il discorso potrebbe essere diverso e la Casa Bianca potrebbe chiedere delle rassicurazioni sull'ammontare della forza lavoro o sul numero degli stabilimenti negli Usa. Sono ipotesi, però. Faccio fatica a trovare imprese consolidate di grandi dimensioni che vogliano comprarsi Fca".