Economia

Governo Conte, agenda molto fitta. G7, dazi Usa, Consiglio Ue e...

Luca Spoldi

Si parte tra pochi giorni col G7 canadese di Charlevoix, si proseguirà con le rinioni del Consiglio Europeo e della Nato tra giugno e luglio


"Lavoreremo intensamente e con determinazione" ha promesso il neo-premier Giuseppe Conte e non c'è dubbio che, dopo il giuramento di questo pomeriggio nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il nuovo governo abbia già un'agenda fitta di impegni e scadenze da rispettare. Il primo sarà il G7 dei capi di stato e di governo in calendario l'8 e il 9 giugno in Canada, a Charlevoix, dopo che l'analoga riunione dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali (apertasi il 31 maggio e destiato a chiudersi il 2 giugno) ha visto l'assenza dell'ormai "cessante carica" Pier Carlo Padoan, partito ieri mattina ma che durante il volo ha approfittato di uno scalo tecnico per invertire la rotta e rientrare a Roma. Al G7 in corso l'Italia è peraltro rappresentata dal governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco.

A Charlevoix si parlerà soprattutto di "gender equality", ossia di pari opportunità tra i sessi, ma inevitabilmente i partecipanti non potranno non confrontarsi sul tema, scottante, dei dazi doganali appena varati dall'amministrazione Trump su acciaio (dazi del 25%) e alluminio (dazi del 10%) nei confronti dell'Europa. Un tema che interessa l'Italia che negli Usa esporta ogni anno, secondo Federacciai, prodotti finiti per 653 milioni di euro, ma che vede contemporaneamente alcuni gruppi come Tenaris, presente coi propri impianti negli Usa, come possibili beneficiari della misura che invece penalizza produttori con impianti in Italia come Danieli e Valbruna.

Proseguendo con gli impegni già in calendario a breve, il 28 e il 29 giugno si terrà il Consiglio europeo sulla riforma dell'Eurozona e sui migranti, un tema quest'ultimo particolarmente caro alla Lega (non a caso Matteo Salvini è andato ad occupare la poltrona di ministro degli Interni). Nella riunione si parlerà anche dell'accordo sul nucleare siglato con l'Iran e dal quale gli Usa di Trump si sono ritirati, e di Libia (dove l'Italia deve difendere gli investimenti di Eni). L'11 e il 12 luglio, poi, Conte dovrà parteciperà al vertice Nato, dove si parlerà dei rapporti con la Russia e, di nuovo, con l'Iran. Temi che il neo ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, conosce bene così come conosce bene Bruxelles, in cui è di casa da almeno 20 anni.

Dato però che l'impegno e la determinazione sottolineati da Conte sono soprattutto indirizzati al tentativo di mantenere gli impegni presi col "contratto di governo" siglato la scorsa settimana da Lega e M5S, un'agenda che teoricamente comporterebbe maggiori spese per 170 miliardi di euro l'anno a fronte delle quali non si intravedono al momento coperture e che per questo potrebbe essere spalmata nell'arco dell'intera legislatura, Palazzo Chigi potrebbe provare a seguire il suggerimento giunto da Carlo Cottarelli, entrato e uscito in punta di piedi dallo scenario politico in questi giorni, che dal Festival dell'Economia in svolgimento a Trento ha sottolineato: "In un paese in cui la spesa pubblica è ancora molto inefficiente, migliorarla prenderebbe troppo tempo, sarebbe meglio ridurre la tassazione".

Se effettivamente questa fosse l'intenzione del nuovo governo, nell'ottica di introdurre una flat tax che tanto "flat" non potrebbe comunque essere dovendo rispettare il dettato costituzionale di un'imposizione progressiva, il primo vero appuntamento sarebbe a settembre, non appena il Parlamento avrà definito il calendario dei lavoro per la Legge di Stabilità. L'obiettivo dovrebbe essere quello di arrivare ad approvarla comunque entro fine anno, scongiurando l'esercizio provvisorio ma soprattutto trovando il modo di sterilizzare l'aumento delle aliquote Iva che altrimenti scatterebbe automaticamente dal primo gennaio.

Sempre che il nuovo ministro dell'Economia, Giovanni Tria, fino a pochi giorni fa apparso molto scettico sul "contratto di governo" a causa della vaghezza dello stesso, non rimanga dell'idea, più volte espressa, che l'incremento dell'Iva non sia poi un dramma ed anzi possa essere funzionale proprio ad un riequilibrio tra il peso relativo delle imposte dirette, che si vuole ridurre, e quello delle imposte indirette, che dunque aumenterebbe in egual misura. Quanto al reddito di cittadinanza è probabile che il varo venga comunque rimandato a tempi migliori, una volta definito meglio sia il provvedimento sia la platea di riferimento.