Economia
Idrogeno, ok a un nuovo progetto: quanto ne serve per decarbonizzare l'Italia
Gli Stati membri partecipanti erogheranno fino a 1,4 miliardi di euro in finanziamenti pubblici per il progetto green
Idrogeno, ecco quanto ne serve per decarbonizzare l'Italia
Circa 7,5 milioni di tonnellate di idrogeno sostenibile per i settori industriali e per i trasporti pesanti, difficilmente elettrificabili, cui se ne aggiungerebbero altri 7,7 se si volesse anche soddisfare il fabbisogno civile di riscaldamento: a tanto ammonterebbe, secondo una stima realizzata dall’E&S della School of Management del Politecnico di Milano, il fabbisogno annuale in Italia, considerando i settori principali di possibile adozione e convertendo l’attuale utilizzo di altre fonti, come ad esempio il metano.
All’industria sarebbero destinati 5,4 milioni di tonnellate, di cui 4,1 a quella hard-to-abate (che permetterebbero da soli di risparmiare fino a 27,37 Mt di emissione di CO2 l’anno a fronte dei 287,1 Mt totali previsti dal nostro Paese al 2030), i restanti 2,1 ai trasporti pesanti: una quantità che appare irraggiungibile se si considerano gli obiettivi decisamente poco ambiziosi del PNIEC al 2030, che prevedono appena 0,115 Mt per utilizzi industriali e 0,136 Mt per i trasporti, cioè rispettivamente il 2,1% (2,8% se si considerano i soli settori hard-to-abate, come acciaio e fonderie, chimica, ceramica, carta e vetro) e il 6,4% del potenziale massimo di adozione.
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Per H2IT, L’Associazione Italiana Idrogeno che dal 2005 promuove il progresso delle conoscenze e lo studio delle discipline attinenti tecnologie e sistemi per la produzione e per l’utilizzo dell’idrogeno, può essere la strada per la decarbonizzazione di comparti come la mobilità, l'industria e le infrastrutture.
Secondo lo scenario sviluppato da "Hydrogen Roadmap Europe: Un percorso sostenibile per la transizione energetica europea" l'H2 potrebbe coprire, entro il 2050, fino al 24% della domanda di energia e contribuire a ridurre di 560 milioni di tonnellate le emissioni di CO2, creando contemporaneamente 5,4 milioni di posti di lavoro. In Italia è prevista l'installazione di circa 5 GW di capacità di elettrolisi entro il 2030.
Con decisione adottata il 28 maggio 2024, la Commissione europea ha approvato l'IPCEI "Hy2Move", il quarto Importante Progetto di Comune Interesse Europeo nella catena del valore dell’idrogeno dopo “Hy2Tech” (approvato il 15 luglio 2022), “Hy2Use” (approvato il 21 settembre 2022) èHy2Infra” (approvato il 15 febbraio 2024).
Questo importante progetto europeo è stato realizzato congiuntamente da 7 Stati membri dell'UE: oltre all’Italia, figurano Estonia, Francia, Germania, Olanda, Slovacchia e Spagna, con un totale di 11 imprese tra cui diverse PMI. Gli Stati Membri partecipanti erogheranno fino a 1,4 miliardi di euro in finanziamenti pubblici. Si stima che ciò sbloccherà ulteriori 3,3 miliardi di euro in investimenti privati.
Il ministro del made in Italy Adolfo Urso ha salutato con soddisfazione questa notizia, sottolineando, il ruolo fondamentale dell’idrogeno come motore della crescita di molti settori della filiera produttiva del nostro paese “L'idrogeno sarà un elemento fondamentale per la transizione ecologica di settori industriali strategici per il nostro Paese e a oggi difficili da de-carbonizzare, come quello siderurgico, il comparto della carta, la chimica, la ceramica, il cemento e il vetro”.
Il governo, come ha detto ancora il ministro Urso, qualche giorno fa, è molto impegnato nello sviluppo di tutte quelle fonti energetiche pulite, come l’idrogeno in ottica transizione Green. “Il Governo è al fianco delle imprese nella transizione green dei processi produttivi. Il mimit ha destinato oltre 8 miliardi di euro a questa finalità: 6,3 miliardi per il Piano Transizione 5.0 e oltre 1,7 miliardi per i contratti di sviluppo “Net Zero, Rinnovabili e Batterie” per il rafforzamento delle catene di produzione dei dispositivi utili per la Transizione Green.
“Siamo impegnati, al contempo, nel supportare l’innovazione delle imprese in progetti strategici in questi ambiti, in particolare con gli IPCEI nel settore dell’idrogeno, delle batterie e della microelettronica”. Ma al di là del grande impegno e degli sforzi del Ministero guidato da Urso, come ribadito anche durante il convegno di presentazione del report del Politecnico di Milano.
“Negli ultimi anni - ha detto Vittorio Chiesa direttore di E&S e tra gli estensori dell’Hydrogen Innovation Report 2024 - sono state messe a punto diverse ed eterogenee misure di sostegno, come gli investimenti del PNRR, e altre sono in corso di implementazione (Decreto idrogeno attualmente in consultazione), ma resta non chiara la direzione di medio-lungo periodo che si intende percorrere, imprescindibile per permettere agli operatori di elaborare strategie di azione e per dare il via allo sviluppo di una filiera nazionale”.
Ma questo problema sembra riguardare un po’ tutta Europa, perché, nonostante il 2023 sia stato un anno di svolta sia dal punto di vista del supporto all’intera filiera dell’idrogeno che da quello normativo, con l’adozione di numerosi accordi e direttive per favorirne la diffusione principalmente nei settori di difficile decarbonizzazione come le industrie hard-to-abate e i trasporti pesanti, “risulta difficile immaginare, almeno nel breve termine, una produzione di idrogeno rinnovabile che riesca a insidiare il massiccio utilizzo attuale di fonti fossili”.
Proprio a fine luglio sono previste le conclusioni del tavolo di lavoro creato ad hoc dal Mase proprio per definire la nuova strategia nazionale sull’idrogeno. Si spera che da questo tavolo esca finalmente un quadro più preciso per lo sviluppo un elemento fondamentale per la transizione ecologica della mobilità e dei settori industriali strategici per il nostro Paese.