Ilva, Calenda: "Se gli enti non ritirano ricorso al Tar, fabbrica chiude"
Ilva: Emiliano, Calenda ha avuto crisi nervosa
Ilva: Bellanova, da conflitti rischio per lavoratori e città
"Quello che per me e' insostenibile non e' il conflitto istituzionale o la complessita' di una trattativa che, come abbiamo sempre affermato, e' tra le piu' delicate degli ultimi decenni in questo Paese. Ma lo scenario estremamente preoccupante che, dinanzi a un congelamento del confronto, potrebbe aprirsi rischiando di coinvolgere gli oltre ventimila lavoratori e le loro famiglie, le centinaia di aziende dell'indotto, la citta' di Taranto costretta a coabitare nei prossimi decenni con un cimitero industriale e ambientale peggiore di quello gia' conosciuto con Bagnoli, un pezzo importante del nostro sistema produttivo ed economico". E' quanto afferma in una nota la viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, secondo cui "nel momento stesso in cui ci si rifiuta di alimentare le condizioni necessarie e sufficienti per la ripresa di un dialogo istituzionale e di un confronto che tutti a parole dichiarano di straordinaria rilevanza e determinante per la qualita' stessa della trattativa, ognuno abbia contezza di questo scenario, delicato ovviamente per ognuna delle regioni coinvolte ma piu' di tutto per la Puglia, e della responsabilita' che si assume. Dinanzi a quanto emerso oggi smontando punto per punto le ragioni dei ricorrenti e allo stesso tempo offrendo tutte le garanzie per la tutela della salute e dell'ambiente, rafforzandole", aggiunge Bellanova, "non vedo alcuna ragione, se non quella di una prova muscolare tra livelli istituzionali, per non recedere da posizioni pregiudiziali, sgomberare il tavolo dall'ipoteca costituita dal ricorso, garantire un confronto civile e sereno nell'interesse di tutti. Tra livelli istituzionali e di governo o ci si fida o ci si fa la guerra. Avere un piede in due scarpe e' impossibile. A maggior ragione se poi proprio a livello territoriale dal 2015 non si e' ottemperato a quanto di dovere sul monitoraggio del rischio ambientale e sanitario competenza di Arpa e Asl Taranto. Ancora una volta oggi il nostro obiettivo, confortati peraltro dall'idem sentire delle parti sociali, e' uno e uno solo: mettere in sicurezza la trattativa e favorire il confronto nel merito delle cose. E per questo e' necessario che il tavolo con azienda e parti sociali prosegua esattamente dal punto in cui era arrivato, e che nella seduta gia' fissata di venerdi' prossimo 22 dicembre si continui con l'analisi degli aspetti di dettaglio cosi' come gia' concordato", conclude la viceministro.
Ilva: Calenda, Emiliano aveva già deciso non raggiungere accordo
"Non entro nel merito delle solite dichiarazioni scomposte del Presidente Emiliano su di me. Preciso pero' che l'unico Sms che ho ricevuto nel corso della riunione veniva proprio dal Governatore Emiliano ed era il seguente: 'dobbiamo chiedere formalmente di riaprire il riesame aia nelle sedi opportune.. ministero ambiente con autorita' competenti, tra cui regione prov comune, e poi travasare gli esiti nel piano industriale.. altrimenti aria fritta.. questa riunione di oggi nn puo' superare le norme vigenti che attengono l'aia'". E' quanto riferisce in una nota il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, secondo cui, "se seguissimo la linea indicata dal Governatore, dovremmo annullare il Piano Ambientale, ovvero lo stesso effetto dell'accoglimento del ricorso al Tar. E' del tutto evidente", sottolinea Calenda, "come il Governatore, nonostante gli impegni presi su anticipo copertura parchi, danno sanitario e bonifiche avesse gia' maturato l'intenzione di non raggiungere alcun accordo al tavolo. La disponibilita' al ritiro della sola richiesta di sospensiva non basta perche', come spiegato al tavolo, manterrebbe il rischio per l'investitore di perdere tutti gli investimenti effettuati fino all'esito del ricorso".
Ilva: Emiliano, Calenda ha avuto crisi nervosa
Al tavolo sull'Ilva il ministro dello Sviluppo economico ha avuto "una crisi nervosa" non motivata. E' quanto ha riferito ai giornalisti il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, al termine dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico. "Avevamo anticipato che avremmo revocato le richieste cautelari - ha spiegato Emiliano - abbiamo presentato i punti su cui non eravamo d'accordo in un clima positivo da parte di tutti. Poi, a un certo punto, c'e' stato uno scambio di messaggi tra Calenda e il ministro De Vincenti e Calenda ha avuto una crisi nervosa, si e' alzato, ha fatto un intervento durissimo ed e' andato via. Cosa sia accaduto lo spieghera' lui".
Ilva: Calenda, tavolo concluso se non ritirano ricorso
Se Comune di Taranto e regione Puglia non ritirano il ricorso sul Dpcm sull'Ilva "il tavolo e' concluso". Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda al termine dell'incontro istituzionale al ministero, da poco concluso. Calenda ha spiegato che se il Dpcm verra' invalidato l'azienda Am Investco chiedera' di avere garanzie sull'investimento da 2,2 miliardi ma il governo - ha sottolineato Calenda - "non puo' assumersi la responsabilita' di far pagare allo stato italiano 2,2 miliardi". "Il governo non e' disponibile a buttare 2,2 miliardi per il ricorso".
Il ministro ha spiegato nel corso dell'incontro che la proposizione del ricorso al tar impedisce all'acquirente la possibilita' di perfezionare l'affitto e l'acquisto dei complessi aziendali fino al passaggio in giudicato della sentenza che definira' il relativo procedimento giudiziario. Cio' comporta - secondo il Mise- l'esigenza di addivenire ad un accordo con l'investitore per la modifica del contratto sottoscritto il 28 giugno scorso. Inoltre, la necessita' di subordinare l'avvio degli investimenti previsti da AmInvestco per complessivi 2,2 mld di euro ( di cui 1,2 per investimenti ambientali) al rilascio di idonee garanzie rispetto ai rischi connessi allo stato di incertezza relativo alla possibilita' di proseguire nell'esercizio degli impianti produttivi. La domanda cautelare proposta con il ricorso - sostiene il ministero - determina un rischio di attuale immediata interruzione dell'attivita' d'impresa. L'accoglimento della richiesta di sospensione dell'efficacia del dpcm determinerebbe il venir meno delle autorizzazioni ambientali necessarie all'esercizio dello stabilimento industriale di taranto; nonche' il venir meno dei presupposti normativi per l'uso degli impianti sottoposti a sequestro penale e la conseguente necessita' per i commissari straordinari di dare immediato avvio alle procedure di arresto degli impianti produttivi.
Il ministro Calenda ha spiegato ai giornalisti che il tavolo odierno ha "affrontato tutti i nodi all'ordine del giorno chiesti dalle istituzioni locali", in particolare per quanto riguarda la copertura dei parchi. Inoltre, ha aggiunto, e' stata inserita la valutazione del danno sanitario. "Abbiamo visto ogni singola richiesta e abbiamo fatto notare che le controdeduzioni degli esperti ambientali erano sempre nella disponibilita' di Regione e Comune che non le hanno mai richieste. Cosi' le ho pubblicate su Internet". Calenda ha anche fatto notare che l'Arpa Puglia non compie una valutazione aggiornata dal 2015: "se lo facesse ci metteremmo un passo avanti. Ma la valutazione del danno sanitario - ha osservato Calenda - si basa su criteri nazionali e in merito al ricorso della Regione Puglia si e' espressa la Corte Costituzionale con parere negativo". "Non possiamo accettare che la valutazione del danno sanitario sia fatta sulla base di una legge regionale. E' arrivato il momento di fare chiarezza, non si puo' dire come ha fatto Emiliano, intanto ritiro il ricorso e lascio in piedi la cautelare, perche' questo comporta dei costi". "Abbiamo qualificato ogni domanda e dato risposta su tutto - ha insistito - la mia posizione era che non ci si poteva sedere al tavolo se non ritiravano il ricorso, mi sono comunque seduto e ho fatto presente che io da qui non vado avanti: loro si assumono le responsabilita', io non posso assumermi la responsabilita' di far pagare allo Stato 2,2 miliardi". Secondo Calenda non e' possibile che l'investitore prosegua l'impegno con "la spada di Damocle" del ricorso.