Economia

Ion, Pignataro punta su software e banche: in tre anni investimenti da 5,7 mld

di Redazione

Il gruppo Ion, guidato da Andrea Pignataro, ha effettuato gli investimenti più significativi in Italia negli ultimi tre anni: bilancio

Ion, Pignataro accelera su software,  dati e partecipazioni bancarie: gli investimenti dell'imprenditore bolognese 

Negli ultimi tre anni, il gruppo Ion, guidato da Andrea Pignataro, ha effettuato gli investimenti più significativi in Italia, ammontando a 5,7 miliardi di euro nell'acquisizione di società operanti nel settore del software, dei dati, delle analisi e delle partecipazioni bancarie. Questo gruppo, che presenta anche azionisti di minoranza che finora sono rimasti discreti, gestisce un vasto database in collaborazione con aziende come Cerved, Cedacri e l'ultima entrata, Prelios. Questa informazione proviene da un rapporto economico pubblicato sul Corriere.

L'imprenditore fintech, di 53 anni, originario di Bologna ma con passaporto inglese, attualmente risiede a Sankt Moritz con un domicilio a Milano. Pignataro ha investito un importo significativo, pari a 50 milioni di euro, per ottenere il 2% delle azioni di Mps ed è diventato azionista al 9,496% in Banca Illimity di Corrado Passera, investendo circa 80 milioni di euro. In seguito, ha focalizzato la sua attenzione sulla Cassa di Risparmio di Volterra, di cui già era cliente il suo gruppo con una partecipazione del 32%. Al momento, sembra che Pignataro stia valutando la possibilità di acquisire la società bolognese di consulenza Prometeia, che ha registrato ricavi per 122 milioni di euro e un utile di 11 milioni di euro. Non è escluso che siano stati avviati colloqui preliminari in merito a questa operazione.

Il gruppo Ion è noto per la sua riservatezza, operando quasi come un'azienda familiare che preferisce mantenere una bassa esposizione mediatica. Tuttavia, il gruppo conta tra i suoi clienti governi, oltre al 30% delle banche centrali a livello mondiale, nonché circa duemila delle più importanti società a livello globale, tra cui nomi noti come Amazon, Microsoft, Procter & Gamble e Daimler. Abbiamo acquisito informazioni sul gruppo mentre seguivamo l'operazione Prelios, che ha permesso di "disboscare" la struttura di Ion Capital Partners, la società capofila con sede in Irlanda delle sue attività italiane. Durante questa operazione, è emersa una serie di sorprese.

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In un comunicato ufficiale rilasciato l'11 agosto dell'anno scorso, è stato annunciato l'accordo relativo all'acquisizione di Prelios, che opera nel settore dell'asset management, del credit servicing e dei servizi immobiliari. Tuttavia, l'attenzione è stata focalizzata sui dettagli legali e finanziari dell'operazione, tra cui quelli della "X3", che in realtà non esiste. L'accordo è stato firmato da X3G Mergeco spa, una società tecnica che gestirà un investimento di 1,35 miliardi di euro, di cui 600 milioni a debito. Al momento, l'operazione non è ancora stata conclusa, in quanto mancano le autorizzazioni da parte delle autorità antitrust, Banca d'Italia e, a quanto sembra, anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri per quanto riguarda i poteri speciali legati al golden power. Questo dimostra quanto il gruppo Ion sia interessato agli interessi pubblici e non solo a quelli legati al business B2B. Si prevede che la chiusura dell'operazione avvenga tra dicembre e gennaio.

Nel frattempo, il gruppo Ion ha già inserito Prelios nel suo portafoglio sul sito web, anche se non fornisce dati finanziari dettagliati su nessuna delle 380 società del gruppo. Ma come è stato realizzato questo accordo da parte di Pignataro? La struttura è complessa, coinvolgendo una serie di società, molte delle quali sono con sede in Irlanda e in Lussemburgo, che alla fine conducono a Andrea Pignataro. Il nodo centrale in cui si incrociano gli investimenti italiani, comprese le banche, è rappresentato da Fermion in Irlanda. In aggiunta all'85,7% posseduto da Ion, ci sono altri investitori, tra cui il fondo sovrano di Singapore Gic con il 10%, la milanese Serfis della famiglia Strazzera, Nanni Bassani Antivari, Kenneth Schiciano e i top manager del gruppo Luca Peyrano e Kunal Gullapalli. Tuttavia, molti di questi investimenti non presentano dati finanziari aggiornati, poiché le leggi in Irlanda e Lussemburgo consentono scadenze prolungate. Alcune delle società emettrici di bond e direttamente coinvolte con gli investitori forniscono regolarmente risultati trimestrali, ma sono solo una piccola parte delle 380 società del gruppo Ion.

Al momento, non sono disponibili informazioni sul bilancio del 2022 della Ion Investment Corporation, che controlla le cinque piattaforme di investimento, compresa la Ion Capital Partners, che supervisiona le attività in Italia. I bilanci di quest'ultima sono fermi al 2021 e sono stati approvati nel gennaio 2023 e certificati da Ey nel febbraio 2023. Questo significa che non sono disponibili dati finanziari aggiornati per il periodo di 13 mesi successivo. Inoltre, una delle società del gruppo, Dgb Bidco di Dublino, non ha mai presentato bilanci sin dalla sua creazione nel 2020, ma possiede aziende come Cedacri ed è stata autorizzata da Banca d'Italia a detenere il 32% di Cassa Volterra, che ha sia Cedacri che Cerved tra i suoi partner e fornitori strategici. Inoltre, la Fsi di Maurizio Tamagnini detiene rispettivamente il 9% e il 7% delle azioni di Dgb e del veicolo sopra Cerved.

Un'analisi delle cifre aggregate fornite in modo non ufficiale dal gruppo indica che i ricavi totali ammontano a circa 3 miliardi di euro, l'EBITDA è di 2,2 miliardi di euro e il debito raggiunge i 10 miliardi di euro. Escludendo Prelios, l'Italia rappresenta, secondo i bilanci di Cerved e Cedacri, un miliardo di euro di fatturato e 365 milioni di euro di EBITDA. Tuttavia, sembra che l'EBITDA relativo ai restanti 2 miliardi di ricavi al di fuori dell'Italia sia inferiore di circa 7-800 milioni di euro, ovvero intorno a un miliardo di euro. Ciò suggerisce che il business di Ion è altamente redditizio, sostenuto da clienti di alto livello e da una liquidità di 2 miliardi di euro in cima alla catena. Questo costituisce una garanzia sia per gli acquirenti di bond, tra cui i principali asset manager, che per le banche che detengono in pegno numerosi asset, come Cerved e Cedacri, insieme a alcuni conti bancari di Ion.

L'unica panoramica chiara e completa del debito è disponibile fino al 2020, con un ammontare di 7,5 miliardi di euro, ed era contenuta nei bilanci di Ion Investment Group, che è stata liquidata successivamente e il debito è stato ridistribuito tra le principali società controllate, le quali hanno negoziato nuove condizioni. L'anno scorso, circa 8 miliardi di debito sono stati rinegoziati con scadenze che arrivano fino al 2028, e gli spread Euribor e Libor oscillano tra il 4% e il 5%.