Economia
Lavoro, commercialisti vs contabili. Che cosa c’è dietro la lite sulla riforma
Commercialisti e consulenti del lavoro, una bozza di riforma dell’ordinamento riscrive le norme. L'intervista a Celestino Bottoni, presidente di Ancot
Riforma dei Commercialisti, ampliare le competenze e ridurre le incompatibilità. Parla Bottoni: "Non è un interesse rivolto ai contribuenti o ai cittadini"
La lotta tra commercialisti e consulenti del lavoro è diventata una vera e propria guerra di posizione. E gli ultimi sviluppi vedono i consulenti tributari unirsi alla contesa con una missiva al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per richiedere un intervento che garantisca la libertà di esercitare la loro professione senza restrizioni esclusive.
Riavvolgiamo il nastro, e per avere un quadro completo della situazione, Affaritaliani.it ha intervistato Celestino Bottoni, presidente dell’Associazione Nazionale Consulenti Tributari (A.N.C.O.T.) e Coordinatore Nazionale di Aepi. È lo stesso Bottoni che, nelle vesti di presidente, ha scritto a Nordio per un intervento urgente.
Ma allora cosa è davvero successo? Tutto inizia con la bozza di riforma dell'ordinamento professionale avanzata dal Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili mirata a ridefinire radicalmente le normative esistenti, proponendo una revisione dettagliata delle competenze professionali e un rafforzamento delle norme sulla compatibilità.
In poche parole, come sottolinea Bottoni: "La legge 12 del 1979 disciplina i consulenti del lavoro, che hanno competenze specifiche per quanto riguarda la materia del lavoro con il loro esame di Stato. I commercialisti, invece, con un'altra legge, la 139 del 2005 senza alcun dubbio fanno altro lavoro. La questione controversa è che sia gli avvocati che i commercialisti possono inviare una raccomandata all'Inps per dichiarare l'intenzione di occuparsi anche del settore del lavoro. Questa già è prassi consolidata."
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Quindi uno dei punti più controversi nella battaglia sulla riserva del lavoro riguarda proprio il potenziale conflitto con le competenze dei Consulenti del lavoro, disaccordo che è poi sfociato in un botta e risposta epistolare tra i presidenti De Luca e De Nuccio dei rispettivi Consigli nazionali dei consulenti del lavoro e dei commercialisti, con il conseguente appello a Nordio.
"Adesso i commercialisti stanno provando a novellare, a cambiare la norma 139 già menzionata, cercando di ampliare quelle che sono le esclusive della loro categoria. È evidente che se tu allarghi le tue esclusive, di conseguenza le sottrai a qualcun altro", afferma Bottoni. "E così i consulenti si imputano con gli avvocati, sostenendo di avere l'esclusiva nel campo del lavoro grazie alla legge 12 del 1979, e finisce che
i due litigano sui confini."
Anche se ora è solo un documento informale, le modifiche proposte sono sostanziali. Se saranno incorporate nel decreto ufficiale, stravolgeranno completamente il volto di questa professione. Eppure secondo Celestino Bottoni: "Non si capisce il perché di queste diatribe, perché bisognerebbe aspettare che il Parlamento si esprima se realmente si vuole allargare un confine, essendo ordinamenti che valgono per legge. Ma ora il problema è fondamentalmente una scelta: o il commercialista o il consulente del lavoro."
Anche secondo Bottoni, la controversia va ben oltre la mera ridefinizione delle competenze: "Se come commercialista sento la necessità di ampliare i miei ambiti, significa che l'interesse è solo il mio, soprattutto per la mia categoria. Non è un interesse rivolto al contribuente o al cittadino, quindi non è di carattere generale ma puramente personale. Non contribuisce al bene della collettività ed è anche un po' commovente." Ora la questione è nelle mani del Ministro Nordio, che dovrà mediare tra le due posizioni, magari con un confronto diretto anziché solo attraverso scambi di lettere.