Economia

Le pmi sono più digitalizzate dopo la pandemia, ma sono ancora indietro

di Francesco Megna

L'impatto delle imprese meno strutturate implica la rilevante diffusione di misure di sicurezza meno all'avanguardia

Pmi, Istat: utilizzano meglio la rete ma sono ancora lente nel restyling delle infrastrutture e dei processi

Secondo le principali evidenze dell'ultimo rapporto ISTAT, le PMI utilizzano la rete di più rispetto a prima della pandemia ma l'attività di rivisitazione dei processi digitali procede con lentezza. I gap maggiori si riscontrano, a discapito delle PMI, nella presenza di specialisti ICT, nella scelta di investire in tecnologie dell'informazione e della comunicazione e nell'uso di  documentazione specializzata sulle norme e le disposizioni da adottare sulla cyber security. Ampio anche il distacco nell'impiego di robot e nella vendita in rete di almeno 1% del fatturato che penalizza soprattutto le imprese con almeno 10 dipendenti che utilizzano questi strumenti. 

Cresce di oltre il 20% , alla pari delle grandi imprese, la quota di PMI nelle quali durante l'anno scorso oltre la metà degli addetti ha avuto accesso a Internet. La banda larga fissa viene invece utilizzata maggiormente dalle grandi imprese. Con riferimento agli indicatori di connessione e sicurezza, i migliori risultati vengono ottenuti dalle imprese del settore ICT riferibile alla fornitura di energia in cui opera la maggior parte delle imprese con almeno la metà degli addetti che accedono a Internet e con attive almeno tre misure di sicurezza ICT. Identiche le prestazioni dei settori delle professioni tecniche e dei servizi di informazione e comunicazione. Sul fronte dell'e-commerce, i dati per le vendite in rete delle PMI non rilevano sviluppi rilevanti: il 13% delle piccole e medie imprese ha realizzato vendite online pari ad almeno l'1% del fatturato globale mentre il 18% circa delle PMI operative nell'e-commerce ha realizzato poco più del 13% dei ricavi totali tramite il canale online. 

I comparti più attivi nelle vendite online sono il commercio, il manifatturiero (con l'automotive in testa) e l'energetico. Il 60% dei volumi proviene dalle grandi imprese, il 40% dalle PMI. Le imprese made in Italy con più di 10 addetti che operano in rete sono tra i primi destinatari in Europa di piattaforme online come intermediari. Le PMI italiane con almeno dieci addetti sono in linea con la media europea nell’utilizzo  di misure base di sicurezza informatica.

L'impatto delle imprese meno strutturate implica la rilevante diffusione di misure di sicurezza meno all'avanguardia come per esempio il back-up dei dati. Sono poche le imprese che adottano misure di sicurezza più sofisticate indispensabili all'analisi degli incidenti di sicurezza. Ancora circoscritta la diffusione di misure più avanzate, (utilizzo dei dati per la valutazione del rischio, test periodici di sicurezza dei sistemi). 

L'incremento degli accessi alla Rete e l'impiego di applicazioni software espongono le imprese a rischi di attacchi informatici. Lo scorso anno almeno un'azienda su quattro ha dichiarato di essere stata vittima di 'cyber attack'. A livello settoriale le più colpite sono le imprese attive nella fabbricazione di coke e di prodotti farmaceutici seguite dalle attività editoriali. In coda troviamo invece l'industria tessile e le imprese dei servizi postali. Infine, le pratiche di sostenibilità .Tre imprese su quattro adottano comportamenti green nella scelta della tecnologia soppesandone  anche l’impatto ambientale. Oltre la metà delle imprese concerta  la valutazione dell’impatto ambientale dei servizi o delle apparecchiature ICT, prima di selezionarli, con l’impiego  di misure che incidono sul consumo di carta o di energia delle tecnologie informatiche.