Maramotti, la famiglia riorganizza l'impero. All'ex Max Mara Finance un mld
Il gruppo di Reggio apporta risorse alla Società Anonima Finanziaria Emiliana, holding specializzata nella gestione finanziaria con un miliardo di liquidità
Ampio riassetto nella galassia di holding della famiglia Maramotti, famiglia di Reggio Emilia che controlla un impero che va dalla moda (il marchio Max Mara e quello della linea più giovane ed economica, Max&co) alle partecipazioni in due big del credito come UniCredit e Credem: la Società Anonima Finanziaria Emiliana (già Max Mara Finance) diventerà così una cassaforte specializzata nella gestione finanziaria mentre Cofimar (a cui fa capo la quota nella banca guidata da Jean Pierre Mustier custodita in pancia alla lussemburghese Ibef) sarà "votata alla gestione delle partecipazioni bancarie" e Max Mara Fashion Group, cui sono riconducibili le attività della moda, al business industriale,.
La riorganizzazione, secondo quanto ricostruito da Radiocor, l'agenzia di stampa de Il Sole 24 Ore, è avvenuta nelle ultime settimane e attraverso due operazioni distinte che hanno portato in pancia alla Società Anonima Finanziaria Emiliana risorse per complessivi 1,085 miliardi di euro in nome della stessa strategia: "Un progetto organico di ottimizzazione delle risorse finanziarie che permetteranno di formare una maggiore massa con tutti i conseguenti vantaggi".
La prima operazione ha visto la Max Mara Fashion Group scorporare e scindere a favore della Anonima Finanziaria "il ramo d'azienda destinato a servizi legali e audit unitamente alle risorse impiegate e ad altri beni, contratti e titoli": un pacchetto valutato 900 milioni di patrimonio netto e che comprende, tra gli altri, immobili con un valore complessivo di 41 milioni sparsi in tutta Italia da Milano (in Via Montenapoleone) a Roma per arrivare a Genova, Torino e Venezia, obbligazioni bancarie per oltre 330 milioni (di Banco Bpm, Intesa Sanpaolo e Ubi) e un credito di 380 milioni verso la stessa Anonima Finanziaria.
La seconda operazione, invece, ha coinvolto Cofimar, che ha trasferito sempre all'Anonima Finanziaria liquidità eccedente il fabbisogno aziendale per 185,2 milioni, equivalente al credito infruttifero di pari importo che vantava nei confronti della stessa società.