Economia
Mecfond incrementa commesse e fatturato ma rischia di dismettere la produzione
Il patron Giorgio Nugnes: "Siamo abbandonati da politica e istituzioni, senza un intervento concreto daremo lo stop alle produzioni dal prossimo febbraio"
Morire di crescita: Mecfond celebra i vent’anni dalla rinascita con numeri in crescita. Ciononostante rischia di perdere pezzi. Il motivo? La mancanza di capitale circolante. L’allarme viene dal patron dell’azienda napoletana (in gioventù capo reparto dello stesso opificio), leader nel comparto della costruzione di presse di grandi dimensioni, Giorgio Nugnes (nella foto, a sinistra). “Registriamo un fatturato complessivo di circa 20 milioni di euro, di cui 10,5 milioni provengono dal ramo global service e 6 milioni dalla costruzione di presse. Il restante viene dalle attività di revamping e ricambi. Eppure il futuro è in bilico: già dal prossimo febbraio lo stabilimento potrebbe chiudere il ramo produzione. Per costruire presse di grandi dimensioni, tra le mille e le tremila tonnellate, occorrono grossi investimenti che nessuno a oggi ci garantisce. Né le banche, né ci vengono in sostegno le istituzioni. Sordi questa richiesta sono anche i fondi. Manca la linfa vitale per l’azienda, il capitale occorrente per acquisire commesse ancora più importanti Su produzioni del valore di 10-16 milioni di euro, tutte affidate da grosse case automobilistiche europee, l’acconto arriva appena al 20% con fideiussione bancaria. Al resto delle spese necessarie a finanziare e chiudere una commessa, che richiede in media dodici/diciotto mesi di lavoro, dobbiamo far fronte con capitali propri. E diventa difficile mantenere il passo con i grandi competitor spagnoli, tedeschi, cinesi e giapponesi che ricevono aiuti statali, da parte delle banche o dalle istituzioni locali. Negli ultimi vent’anni -sottolinea l’ex capo reparto dell’azienda, abbiamo investito circa 20 milioni di euro, di cui 17 li abbiamo prelevati dalle nostre tasche. Solo tra stipendi e contributi ogni mese serve quasi un milione di euro. Con un maggiore capitale circolante a disposizione riusciremmo ad incrementare la forza lavoro perché il lavoro c’è e la domanda è in aumento, grazie anche alla credibilità che siamo riusciti a conquistare. Invece c’è il rischio di dismettere il ramo produzioni, mantenendo in vita solo l’ara service”. Un ostacolo, quello finanziario, cui va aggiunta anche la mancanza di nuovo personale specializzato e la difficoltà di fare formazione in mancanza di specifici incentivi pubblici. “Fino ad oggi la formazione del personale è stata realizzata esclusivamente all’interno dell’azienda, senza alcuna collaborazione dall’esterno, né dalle università del territorio né dalla Regione Campania. Servono risorse umane specialistiche che rispondano alle nuove esigenze di un mercato in continua evoluzione. Un’azienda che acquista una linea di produzione infatti esige anche automazione”, afferma Nugnes. Intanto, l’ultimo primato Mecfond lo ha messa a segno nei messi scorsi: la commessa per una pressa di ultima generazione da 2.500 tonnellate per la Nuova Stame di Lecco, aziende che costruisce stampi per Audi, Mmw, Porsche e Volkswagen.