Economia
Mediaset/Netflix, naufragio di Mfe e ricavi: perché la pax Vivendi-Biscione
I Berlusconi e Bollorè costretti alla realpolitik. Ecco perché
Mediaset naviga a vista in mari ancora tempestosi e per questo deve trovare il modo di condurre in porto, quanto prima possibile, il progetto MediaforEurope (Mfe), bloccato dal tribunale a Madrid e sospeso invece dai giudici a Milano. E’ questo il motivo che ha spinto il direttore finanziario del “Biscione”, Marco Giordani, a dichiarare che un compromesso con Vivendi “è possibile”. Come noto il Tribunale di Milano ha dato tempo fino al 22 novembre al gruppo italiano per trovare un’intesa con i francesi, soci “scomod” col 28,8% del capitale e il 29,92% dei diritti di voto (ma di questi il 19,19% è “congelato” in Simon Fiduciaria) oltre che con un 1% di Mediaset Espana, che finora si è opposta alla nascita di Mfe.
Vivendi, che fa capo al finanziere bretone Vincent Bolloré, ha finora segnato un punto a suo vantaggio ottenendo dal tribunale di Madrid un temporaneo stop (una decisione definitiva è attesa in dicembre) all’operazione in Spagna. Bloccato il conferimento di Mediaset Espana in Mfe, il progetto di fondere le piattaforme televisive italiane, spagnole e tedesche (Mediaset e Mediaset Espana apporterebbero il 15,1% che complessivamente detengono nel gruppo ProsiebenSat.1) è in stallo e questo non piace al mercato, tanto più che anche i risultati del terzo trimestre, pur con qualche segnale positivo, hanno confermato l’incerto stato di salute del mercato pubblicitario italiano, che risente a sua volta delle difficoltà dei settori telefonico, bancario e automobilistico.
Dopo la conference call di ieri, gli analisti di Equita Sim hanno ad esempio sottolineato come l’andamento della raccolta pubblicitaria in Italia resti anche dalle prime indicazioni di ottobre e novembre alquanto incerto, tanto che la visibilità “si è ridotta a 7-10 giorni”. Solo l’abbattimento dei costi, in particolare legati ai diritti per il calcio in tv, ha consentito a Mediaset di migliorare il risultato operativo e, a cascata, il risultato netto di gruppo (la perdita trimestrale passa da 15,8 milioni del terzo trimestre 2018 ai 7,4 milioni attuali) e l’indebitamento, calato a 1,16 miliardi rispetto agli 1,19 miliardi di debito al 30 giugno scorso.
L’accordo con ProsiebenSat.1 (per la quale Giordani ha esplicitamente escluso ogni possibile Opa o scalata ostile) è giudicato dagli analisti da un lato inevitabile a fronte di un mercato televisivo europeo ancora troppo frammentato, dall’altro una mossa puramente difensiva a fronte dell’avanzare anche nel vecchio continente delle grandi piattaforme di streaming americane facenti capo a colossi come Netflix, Amazon, Facebook e Google, piuttosto che Disney, Viacom/Cbs e At&t/Time Warner.
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