Economia

Mediaset sfida i giganti dello streaming:Netflix di Cologno sarà un fallimento

di Marco Scotti

I progetti del Biscione in un mercato italiano già dominato dal gruppo di Hastings, Amazon Prime, Apple Tv e Disney

L’hanno già ribattezzata la Netflix italiana. Un nome in realtà molto inflazionato: è come quando si cerca l’erede di Maradona nel calcio o di Schumacher in Formula Uno. Un’etichetta che è stata appioppata, spesso a sproposito, perfino a quell’ircocervo che è ItsArt, la piattaforma dedicata alla cultura fortemente voluta dal ministro della Cultura Dario Franceschini che ha scatenato un polverone nelle ultime settimane.

Se però a decidere di provare a imitare Red Hastings ci si mette chi la televisione commerciale l’ha portata nel nostro Paese – grazie anche a meccanismi di legge un po’ bizzarri – allora c’è da credere che qualcosa di positivo stia bollendo in pentola. Mediaset, infatti, è uscita allo scoperto e ha deciso di puntare su un attacco a tre punte: la piattaforma gratuita, Play, accessibile a chiunque abbia una smart tv. Infinity, dedicata al cinema. E il calcio, in una modalità ancora tutta da definire.

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Dunque che cosa farà il Biscione? È ancora tutta da decrittare (è proprio il caso di dirlo) la strategia di Cologno Monzese. Le possibilità sul piatto sono molteplici: una sezione a pagamento su Play, un po’ come avviene con D Plus; “appoggiarsi” su Amazon Prime Video, che già ospita una selezione di Infinity; diventare un Ott fondendo insieme tutta l’offerta possibile, di fatto divenendo l’unico antagonista credibile a Now Tv di Sky e, appunto, a Netflix.

C’è però qualche dettaglio da limare. Prima di tutto, per quanto riguarda il calcio: ora, se il Covid dovesse continuare a rendere anormali le vite degli italiani e a costringere a evitare gli assembramenti, l’unico modo per godere del gioco più amato nel nostro Paese è quello di guardarlo in tv. L’ha capito Amazon, che trasmetterà una selezione delle partite di Champions League, l’ha capito Sky, che è titolare dei diritti del 70% delle partite, l’ha capito Dazn, che ha in esclusiva alcuni contenuti e che sta progressivamente estendendo la sua offerta.

Mediaset è stata della partita, tanto che il suo digitale terrestre a pagamento permetteva la visione di tutte le partite di serie A e della Champions League. Poi, il successivo bando ha ridotto la “portata” dell’azienda di Cologno Monzese che si è progressivamente affievolita fino alla cessazione delle attività il 1° giugno del 2019. Il conto, alla fine, è stato piuttosto salato per la famiglia Berlusconi: circa 2 miliardi di euro che non sono stati recuperati con Infinity.

La piattaforma di cinema, infatti, non sta riscuotendo grande successo. Nel nostro Paese – secondo i dati del motore di ricerca Just Watch – nel terzo trimestre dello scorso anno Netflix è leader di mercato con il 32% degli abbonamenti complessivi, seguito da Prime Video (27%) e Disney Plus (12%). In un mercato sostanzialmente cristallizzato, la piattaforma di Mediaset ha perso tre punti percentuali, è scesa sotto il 5% e si è fatta superare anche da NowTv che è stabile intorno al 6. Secondo EY, a luglio dello scorso anno erano circa 10 milioni gli abbonamenti attivi, con un incremento di 5 milioni di unità in soli tre anni. 

Dunque l’interesse per le piattaforme c’è, ma non sembra che ci sia verso quella di Cologno Monzese. È pericoloso il gioco in cui sembra volersi lanciare il Biscione, perché potrebbe mettersi contro un altro convitato di pietra, il quarto: Apple Tv. Chiunque acquisti un device della mela morsicata ha diritto a un anno di abbonamento gratuito. Chiunque paghi l’iscrizione ai servizi di Amazon Prime (36 euro all’anno) ha libero accesso alla piattaforma e – si dice – perfino alla partita di Champions League trasmessa dalla tv di Bezos.

Netflix… è Netflix e chiunque abbia bambini sa che non si può fare a meno della produzione Disney (senza contare che tutto il mondo Marvel fa parte dell’azienda fondata da Walt). E dunque una domanda sorge spontanea: ma perché Mediaset dovrebbe andarsi a impelagare in una battaglia complicata in partenza, in cui le incognite sono molteplici e i rischi – evidenti – enormi? 

Tornando al calcio, Mediaset ha ottenuto i diritti di ritrasmissione in chiaro delle partite del martedì e della finalissima di Champions e i diritti su altre 104 partite da diffondere via streaming. Entro il 26 giugno, inoltre, il Biscione dovrà svelare le carte per quanto concerne la Serie A – dove ovviamente non esistono contenuti “free”.

Intanto, Cologno Monzese deve decidere che cosa fare con il progetto di una tv generalista europea. Al momento il progetto è fermo in Olanda, visto che il tentativo di coinvolgere la tedesca Prosieben è fermo al palo. Il motivo? Vivendi. Mentre si avvicina lo showdown tra Bollorè e Berlusconi: l’11 febbraio ci sarà la prima udienza della causa civile intentata dal Biscione per la mancata acquisizione da parte di Vivendi di Premium. La richiesta danni è di tre miliardi.

Per quanto riguarda il cinema, infine, Mediaset aveva già cercato di mettere un “piede” nello streaming, con l’accordo – ad aprile – con Netflix per la realizzazione di sette film italiani. Si vedrà, insomma. Ma bisogna ripetersi: quando scendono in campo aziende che hanno la capitalizzazione di stati sovrani, perché provare a sfidarli con il rischio di farsi davvero male? Piersilvio Berlusconi farebbe bene a riflettere molto prima di lanciarsi nella “rinascita” di Mediaset Premium.