Economia

Mediaset vince il primo round, via libera a Mfe dalle assemblee dei soci

Luca Spoldi

Il primo round nella battaglia attorno alla nascita del polo europeo della televisione generalista va alla famiglia Berlusconi: sia l’assemblea di Mediaset sia quella di Mediaset Espana approvano con maggioranze superiori ai due terzi del capitale il proegetto riorganizzazione delle attività italiane e spagnole del gruppo nella nuova holding olandese MediaforEurope (Mfe). Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri possono così sorridere, ma non tutti i rischi sono scomparsi all’orizzonte. 

Scontata l’opposizione da parte di Vivendi, ammessa a votare col 9,9% di capitale controllato direttamente (mentre il restante 19,19% da oltre un anno conferito a Simon Fiduciaria è rimasto escluso dal voto), che ora minaccia più che di esercitare il recesso (il cui prezzo è stato fissato a 2,77 euro per azione, inferiore alle quotazioni correnti, mentre il controvalore complessivo è stato limitato a 180 milioni di euro) di far ricorso “a qualsiasi strumento legale in tutte le giurisdizioni e i tutti i paesi rilevanti per contestare la legalità della nuova struttura di operazione proposta, sia in base alle leggi nazionali che a quelle europe”.

Meno prevedibile che un ulteriore 3,72% di capitale votasse assieme ai francesi contro il progetto. Qualche sentore si era tuttavia avuto dopo l’intervento del rappresentante di Eurizon Capital che in assemblea si è detto a favore del progetto industriale ma contrario alle regole di governance (in particolare al voto maggiorato che consentirà a Mediaset di blindare il controllo di Mfe con oltre il 47% dei diritti di voto e la maggioranza dei consiglieri in Cda). 

Il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré, secondo le opinioni che circolano nelle sale operative, potrebbe dunque mantenere la sua partecipazione, nella speranza che i ricorsi legali già avviati e quelli che saranno verosimilmente aperti a breve volgano a suo favore, consentendogli di accrescere la propria influenza sul nuovo gruppo, che nelle intenzioni dei Berlusconi dovrebbe servire a stringere nuove alleanze e contrastare la crescita dei servizi di streaming video in stile Netflix. 

Un progetto in fondo non troppo dissimile da quello che da tempo Vivendi sta provando a imbastire e forse anche per questo, si ragiona a Piazza Affari, la società di Bolloré ha costruito una partecipazione di poco superiore all’1% nel capitale di Mediaset Espana (dei cui titoli secondo alcune indiscrezioni il Cda della controllante italiana potrebbe autorizzare l’acquisto per un valore massiom di 100 milioni), che potrebbe tornare utile una volta che fosse in tutto o in parte modificata la governance in senso più favorevole agli azionisti di minoranza.

Nel frattempo Confalonieri può rassicurare i soci circa i “dialoghi promettenti” già avviati con ProSibienSat.1 (di cui Mediaset ha acquisito il 9,6% di capitale) e ribadire che il gruppo italiano punta ad aggregare in “tempi brevi” in Mfe “altre realtà” (nelle scorse settimane si era ipotizzato un interesse della francese Tf1, ndr). Ma se il fronte europeo resta esposto al rischio di ricorsi legali, anche in Italia la famiglia Berlusconi non sembra poter dormire sonni del tutto tranquilli, nonostante l’ostentato ottimismo.

Secondo gli ultimi “tam tam” che circolano a Roma, ad esempio, Silvio Berlusconi guarderebbe con una certa preoccupazione alla nascita del governo giallo-rosso e per questo, si sussurra, avrebbe da un lato avallato la decisione di non vendere il quotiodiano Il Giornale (controllato dal fratello Paolo e dalla Mondadori), dall’altra potrebbe essere tentato dall’offrire un appoggio esterno al governo stesso in cambio della nomina di un nuovo presidente Agcom che non sia filo-francese e di un atteggiamento “morbido” del Conte-bis in tema di nuove norme sul conflitto d’interessi e sulla riforma del sistema televisivo (ufficialmente inseriti nel programma del nuovo governo).

Insomma, se oggi il titolo Mediaset festeggia in borsa l’1-0 per il gruppo Mediaset-Fininvest, la partita sembra ancora molto aperta per quanto riguarda il futuro polo televisivo europeo e il suo controllo a medio-lungo termine. Per questo, forse, dopo il picco di acquisti intraday seguito all’esito delle due assemblee sul finale di seduta sono scattate prese di profitto che hanno riportato il rialzo delle quotazioni ben al di sotto di quello dell’indice Ftse Mib.