Economia

Mediobanca, blitz anti Lazard e Rothschild. Così Nagel si ripara dalla Brexit

Luca Spoldi

Rilevando Messier Maris, Mediobanca si rafforza su una delle piazze che potrebbero trarre benefici dalla Brexit. Il peso estero dei ricavi del Cib oltre il 50%

La finanza italiana ha messo da qualche tempo l’espansione all’estero tra le sue priorità e Mediobanca non fa eccezione, anzi. Con l’acquisizione appena conclusa di Messier Maris & Associates, a Parigi, la banca d’affari guidata da Alberto Nagel, presente su piazza sin dal 2004, si appresta a giocare il ruolo del “terzo incomodo”, dopo Lazard e Rothschild, sul secondo più importante mercato europeo dell’advisory alle grandi operazioni di fusione e acquisizione. 

mediobanca
 

Un mercato, quello delle fusioni e acquisizioni, che lo scorso anno ha registrato in tutta Europa oltre 1.200 operazioni per oltre 875 miliardi di euro, contro i 91,4 miliardi (e 882 operazioni) registrati in Italia.

Un risultato boom quello italiano influenzato però da due mega-fusioni: quella da 25 miliardi di Luxottica-Essilor e quella da 16,5 miliardi che ha coinvolto Atlantia (con Acs e Hochtief) e Abertis, entrambe operazioni che hanno visto gli uomini di Nagel al lavoro ma senza le quali il mercato italiano non sarebbe arrivato a 50 miliardi di controvalore, avendo inoltre registrato una decisa decelerazione nel secondo semestre, in concomitanza con l’apparire di nuove incertezze all’orizzonte macroeconomico.

alberto nagel mediobanca
 

Soddisfatti gli analisti, che giudicano l’operazione, di cui si vociferava già da alcuni mesi, perfettamente coerente con la strategia di crescita di Nagel, focalizzata su business “fee-based” a basso assorbimento di capitale. Nagel infatti investirà 105 milioni di euro (a fronte di 980 milioni di capitale in eccesso) a fronte di una valutazione di 160 milioni per il 100% della società, pagati per di più non in contanti ma con azioni Mediobanca a valere su parte del buy-back in corso.

In cambio Piazzetta Cuccia otterrà il 66% della boutique finanziaria creata dall’ex condirettore delle attività francesi di Lazard, Erik Maris, e da Matthieu Pigasse assieme a Jean-Marie Messier (nome storico del corporate banking d’oltralpe, che negli anni Novanta aveva guidato la trasformazione di Generale des Eaux in Vivendi), specializzata in operazioni di debt e capital advisory oltre che di ristrutturazione del debito per società medio-grandi.

Così Nagel, che avrebbe seguito le trattative in prima persona, rafforza la presenza del suo Corporate e investment banking sulle maggiori piazze del vecchio continente, aumentando il peso dell’estero (già oggi pari al 15%, ovvero ad oltre il 50% nel caso delle sole attività di Corporate e investment banking) sui ricavi complessivi di Piazzetta Cuccia. Una diversificazione redditizia (si prevede incrementare di circa il 30% le commissioni da Investment banking ovvero dell’8% le commissioni di gruppo, nonché di un 2% gli utili per azione) che secondo i calcoli di Equita Sim costerà solo una ventina di punti base in termini di incidenza sul Cet1 (visto in calo dal 14,2% al 14%) e che segue l’acquisizione nel 2016 del 51% della britannica Cairn Capital e quella, lo scorso anno, della svizzera Ram Avtive Investment. 

In vista dei contraccolpi che Londra potrebbe subire a causa di una Brexit sempre più incerta, rilanciare il ruolo di Parigi può rappresentare il vero asso nella manica di Nagel, che si trovava a dover uscire dall’empasse creato lo scorso anno dall’uscita di un manager del peso di Emmanuel Moulin (già consigliere del presidente Nicolas Sarkozy, chiamato a dirigere il gabinetto del ministro dell’Economia Bruno Le Maire). L’operazione è inoltre destinata a raffreddare i rapporti, un tempo assolutamente stretti e cordiali, con Lazard.

Una partnership nata dalla conoscenza e stima esistente tra André Meyer ed Enrico Cuccia e che portò il gruppo francese ad entrare nel capitale di Mediobanca sin dal suo sbarco in borsa, nel 958, e fino agli inizi del nuovo secolo. Scomparsi Meyer e Cuccia, declinato il capitalismo fatto più di “salotti buoni” che di piani industriali, tra Lazard e Mediobanca sarà ora competizione piena, in Francia come in Italia (dove Lazard è stata presente anche tramite la partecipazione in Banca Leonardo, ceduta al Credit Agricole nel 2017). Gli affari sono affari.