Economia
Mediobanca, senza Fininvest si assottiglia il fronte pro-Nagel

Lapresse
Del Vecchio al 15,4% di Piazzetta Cuccia. La guerra in Generali e i riflessi a monte in Piazzetta Cuccia
Dopo averla catalogata come investimento non strategico, Fininvest ha colto la palla al balzo delle alte quotazioni di Mediobanca per uscire dal capitale, di cui deteneva il 2%, ottenendo in cambio circa 174 milioni di euro. A rilevare la quota della holding della famiglia Berlusconi è stata Delfin, dopo il brokeraggio di UniCredit (che ha solo curato la vendita ai blocchi come parte terza). Leonardo Del Vecchio, al 13,2% e ora al 15,4%, ha infatti un’autorizzazione della Bce ad arrivare fino al 20% del capitale di Piazzetta Cuccia. Disco verde che la Vigilanza ha dato a Delfin lo scorso anno dopo le rassicurazioni del caso: il presidente di Essilux ha catalogato l'investimento come finanziario, quindi si è impegnato a non modificare la governance dell’istituto di credito fino al 28 ottobre del 2023.
E qui si aprono gli scenari della finanza e dei salotti buoni che s’intrecciano: finora Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, ha sempre potuto contare sull’appoggio pressoché incondizionato del cosiddetto Patto di Consultazione, ovvero Mediolanum, Fininvest, Benetton, Finpriv, De Agostini e altri che insieme detenevano il 12,6% delle azioni.
Ora, con l’addio della famiglia Berlusconi, che in Mediobanca si è sempre mossa all'unisono con le scelte della famiglia Doris in favore di Nagel, si aprono nuovi scenari ancora tutti da esplorare. In primo luogo, perché le ruggini tra l’amministratore delegato e il parton di Luxottica non sono esattamente storia recente. Tanto che negli scorsi mesi Nagel è dovuto correre ai ripari in qualche modo qualificando come cordiale la relazione con Del Vecchio.
Ora, se nel frattempo non ci fosse la partita di Generali da decidere probabilmente tutto sarebbe destinato a rimanere così com’è per i prossimi due anni. Ma ad aprile 2022 si dovrà scegliere che cosa fare con il Leone. Compagnia che deve rinnovare gli organi sociali, appuntamento in vista del quale la dialettica nel board delle Generali è già iniziata (il Cda uscente dovrà presentare una lista). Il malcontento di Francesco Gaetano Caltagirone, azionista di Mediobanca con poco più dell’1% ma anche di Generali con il 5,6%, è esploso ed è ora alla luce del sole con evidenti implicazioni nella governance del gruppo triestino.

Questi ha già fatto sapere di non apprezzare l’idea di un Cda espresso da quello uscente (come avviene anche in altre realtà), perché vecchia espressione della lista presentata due anni fa da Piazzetta Cuccia e di voler trovare ulteriori strumenti di controllo per incrementare il peso degli azionisti non-Mediobanca. Caltagirone, Del Vecchio e Benetton, a cui si allinea anche la Fondazione Crt, superano insieme la quota della merchant bank e vogliono iniziare ad avere un peso superiore.
Però, sfiduciare in Mediobanca per spezzare il cordone ombellicale Trieste-Piazzetta Cuccia un manager come Alberto Nagel, che sta ottenendo risultati eccellenti, sarebbe una sorta di suicidio e rischierebbe soprattutto di arrivare perdente in assemblea. Dopo gli ultimi conti, infatti, l’amministratore delegato è stato osannato soprattutto dagli investitori istituzionali oltre che dai mercati.
Ancora: Leonardo Del Vecchio si dice che sia rimasto particolarmente scottato da quanto successo con Mediobanca.
Si aspettava, infatti, di poter entrare in Piazzetta Cuccia e di poterne rapidamente prendere il controllo, ma ha dovuto scendere a più miti consigli con la Bce e oggi ha la possibilità di salire al 20% solo come investimento “fruttifero” e non per poter far sentire la sua voce sui due tavoli Mediobanca e Generali. Ma con un 20% è quantomai anomalo non esser nemmeno rappresentato nel board della merchant bank.
Infine, oltre a Francesco Caltagirone che qualche mese fa ha fatto capolino nel capitale di Piazzetta Cuccia, da notare come l’unica sponda possibile che avrebbe avuto Del Vecchio è quella di UniCredit (di cui è azionista e in cui si è speso molto per portare al timone Andrea Orcel): se il gruppo di piazza Gae Aulenti invece che esercitare il ruolo del broker si fosse mosso (e secondo alcune view di analisti finanziari potrebbe farlo in futuro nell'era Orcel) come compratore per se stesso, costruendo una posizione su Mediobanca da cui muovere per un’eventuale scalata di Mediobanca in ottica bancassurance con Generali, allora sì che ci sarebbe stato da drizzare le antenne.
Invece, al momento le carte sono ancora ferme, pronte però a muoversi ora che si avvicina aprile 2022, quando si dovrà discutere del rinnovo del cda di Generali. Così, l'appeal speculativo spinge al rialzo il titolo di Mediobanca a Piazza Affari.