Economia

Mirafiori, regalo di Natale da Stellantis: altri 7 mesi di cassa integrazione. E Tavares esce allo scoperto dopo l'addio: "Io e Elkann quasi amici"

A fermarsi saranno i 1.005 lavoratori di Mirafiori impegnati sulla linea della 500 Bev. Ira delle opposizioni, M5S: "Meloni ci metta la faccia"

di redazione economia

Mirafiori, altri sette mesi di cassa integrazione

Le indiscrezioni parlano chiaro: lo stabilimento di Mirafiori rimarrà fermo anche a gennaio, almeno fino al 20. La causa è sempre la stessa: la Fiat 500e ha pochi ordini, insufficienti a giustificare una nuova produzione, mentre le scorte da smaltire sono ancora numerose. 

A fermarsi saranno anche i 1.005 lavoratori di Mirafiori impegnati sulla linea della 500 Bev, con un blocco della produzione che durerà fino ad agosto prossimo. Nel dettaglio, secondo quanto riportato da Milano Finanza, dal 7 gennaio al 14 febbraio si fermeranno i 254 lavoratori della Preassembly & Logistic Unit (ex mascherine). Dal 7 gennaio al 2 agosto saranno coinvolti nella sospensione i lavoratori della Carrozzeria linea 500 Bev (1.005 persone) e della Carrozzeria linea Maserati (794 persone). Fino al 2 agosto, inoltre, si fermeranno 334 lavoratori di Stellantis Europe di San Benigno, 300 per le Presse e 96 per la Costruzione Stampi.

Stellantis, M5s: "A Mirafiori altri 7 mesi di CIG, Meloni ci metta la faccia"

"Stellantis fa trovare sotto l'albero di Natale altri sette mesi di cassa integrazione a 2 mila lavoratori di Mirafiori. Arriviamo così a 18 anni di ammortizzatori sociali nello stabilimento torinese: è incredibile come un gruppo che anche quest'anno distribuirà milioni di utili ai suoi azionisti, oltre alla spropositata buonuscita al dimissionario Tavares, continui a giocare con le vite dei suoi dipendenti. Il tavolo di ieri a Torino tra azienda e sindacati non ha dato nessuna garanzia, ci auguriamo che a quello del 17 a Roma il governo batta un colpo. Sarebbe il minimo, dopo il capolavoro di autolesionismo industriale dell'azzeramento del fondo automotive da 4,6 miliardi. Intanto Elkann si rifiuta di venire in Parlamento a rispondere agli italiani. Purtroppo, tra un'azienda sfacciata e un governo inerme, in mezzo resta la disperazione dei lavoratori, e tutto ciò è inaccettabile. Aspettiamo ancora che Meloni ci metta la faccia sulla vicenda Stellantis". Così in una nota la vicepresidente M5s Chiara Appendino.

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Stellantis, Tavares: "Decisione comune, Elkann quasi un amico"

 "La decisione l'abbiamo presa insieme, io e John Elkan, con il quale ho un rapporto estremamente pacifico. È quasi un amico". Così parla l'ex ad di Stellantis, Carlos Tavares, a proposito delle sue dimissioni, in un'intervista esclusiva al settimanale portoghese Expresso, da oggi in edicola. Per spiegare le sue divergenze con i vertici dell'azienda, Tavares ricorre spesso all'aggettivo "darwiniano" e fa un paragone con le gare automobilistiche: "Ci sono due categorie di piloti: quelli che, per evitare il rischio di forare uno pneumatico o danneggiare le sospensioni, evitano i cordoli e cercano di fare il miglior tempo possibile guidando nella parte centrale della pista. Poi c'è chi, per andare il più veloce possibile, guida sui cordoli, il che è perfettamente lecito, ma più rischioso, dannoso per le sospensioni e aggressivo per gli pneumatici. Ovviamente, io faccio parte della seconda categoria".

E si giustifica: "In questo periodo molto darwiniano che l'industria automobilistica attraversa, è possibile che si sia creata un po' d'angoscia attorno a una strategia aggressiva in cui questa fase è vista più come un'opportunità che come un rischio. E poi ho assunto posizioni molto nette in materia di tutela ambientale. Forse questo insieme di fattori ha generato divergenze, e un'azienda che ha 250.000 dipendenti, un fatturato di 190 miliardi di euro, 15 marchi che vende in tutto il mondo, non può essere gestita con una mancanza di consenso che si ripercuote immediatamente sulla gestione strategica".

Anche alla domanda sul suo compenso milionario, Tavares risponde con i contratti nella Formula 1 e nel calcio: se l'azienda vuole comprare un certo manager e questo è disponibile solo per una certa cifra, si tratta semplicemente di una transazione che nessuno è obbligato ad accettare. "A molta gente questa cosa non piace, ma a me sì", conclude Tavares, il quale nella stessa intervista non smentisce la notizia che in Portogallo circola da giorni, ossia che potrebbe entrare nella corsa alla privatizzazione della compagnia di bandiera Tap. "Me lo stanno chiedendo molti amici. Sento un certo richiamo patriottico".