Economia
Mitsubishi, si dimette il presidente per lo scandalo emissioni
La società automobilistica giapponese fa sapere che le dimissioni di Aikawa sono legate "ai problemi creati ai clienti e agli azionisti"
Lo scandalo sulla falsificazione dei test per le emissioni anti-smog in Giappone costa il posto al presidente di Mitsubishi Motors. Un comunicato della casa automobilistca nipponica ha fatto sapere infatti che Tetsuro Aikawa lascerà la società con decorrenza dal 24 giugno, dimissioni legate "ai problemi creati ai clienti e agli azionisti". Uno scandalo che ha spinto il gruppo ad accettare l'ingresso-salvataggio nel suo capitale della connazionale Nissan, che diventerà primo azionista.
L'operazione con Nissan (già alleata con Renault) darà luogo a un nuovo contendente per il podio dei maggiori produttori mondiali di auto. La combinazione di Renault, Nissan e Mitsubishi raggiunge infatti un livello di produzione di 9,5 milioni di veicoli, non lontano dai 10,15 milioni di veicoli sfornati lo scorso anno da Toyota, numero uno globale alle cui spalle si attestano il gruppo Volkswagen, con 9,9 milioni di veicoli, e General Motors con 9,8 milioni.
Intanto, sempre in Giappone, finisce nella bufera anche Suzuki Motor. La casa automobilistica di Hamamatsu, nella prefettura di Shizuoka, ha ammesso di aver utilizzato una metodologia di prova dei consumi di carburante inappropriata su 16 modelli commercializzati in Giappone. In particolare, dopo le indiscrezioni di stampa che hanno portato il titolo a perdere a Tokyo il 15% prima di ritracciare leggermente e registrare un calo di solo il 9,4%, la casa automobilistica ha precisato di aver utilizzato una metodologia non conforme alle normative dettate dalle autorita' nipponiche nei test di resistenza all'aria e al rotolamento degli pneumatici.
"Non e' stato riscontrato alcun illecito come la manipolazione di dati sul consumo del carburante. Sono state trovate pero' alcune discrepanze nei processi di test delle emissioni e dei consumi tra le metodologie richieste dal Ministero dei Trasporti e l'attuale metodo utilizzato da Suzuki", si legge in un comunicato. "Ci scusiamo per non aver utilizzato le metodologie di misurazione designate", ha affermato, durante una conferenza stampa, l'amministratore delegato Osamu Suzuki con un profondo inchino verso la platea come consuetudine giapponese impone.
Durante la conferenza stampa i dirigenti di Suzuki hanno quantificato in 2,1 milioni i veicoli interessati da un problema gia' rivelato, anche se in forme e termini ben diversi, da Mitsubishi Motors poche settimane fa. Suzuki e' comunque solo l'ultima casa automobilistica a finire nella bufera in un periodo che vede l'intero comparto sottoposto a continui esami e critiche per le eccessive stime sui consumi e l'autonomia delle auto o per la manipolazione delle emissioni.
Tutto e' partito ovviamente con lo scandalo del Dieselgate di Volkswagen sorto con l'ammissione da parte del gruppo tedesco dell'utilizzo di un software illegale per la manipolazione delle emissioni in oltre 11 milioni di auto. Suzuki e' il secondo produttore giapponese ad ammettere problemi con i consumi di carburante. Mitsubishi Motors ha infatti ammesso di aver manipolato alcuni dati sui consumi di alcuni modelli destinati solo al Giappone per 25 anni tramite l'utilizzo di metodologie non conformi alle normative nazionali.
Suzuki ha chiarito che il problema non riguarda alcun modello commercializzato all'estero e sottolineato di non ritenere vi sia la necessita' di rivedere i dati per i 16 modelli perche' i test con l'utilizzo di metodologie appropriate non hanno mostrato alcuna divergenza significativa. Non e' inoltre previsto alcun impatto negativo, almeno per il momento, sulle guidance per l'intero esercizio fiscale. Per i dirigenti il metodo non conforme alle normative non e' stato adottato intenzionalmente per migliorare i dati sui consumi. A seguito dell'ammissione di Mitsubishi, tutte le altre case automobilistiche giapponesi sono tenute entro il termine fissato per la giornata odierna a riferire alle autorita' giapponesi possibili violazioni delle normative sui consumi.