Economia

Mps, piano Passera? Fa meglio alla banca.Ma c'è il banker dello scandalo Libor

Due piani in campo per salvare il Montepaschi: quello targato Jp Morgan-Mediobanca e quello Passera-bis. Eccoli messi a confronto. Il migliore? Il secondo ma...


Mps a tutto gas a Piazza Affari dopo la presentazione in Consob della nuova proposta dell’ex ministro (ed ex numero uno di Intesa Sanpaolo), Corrado Passera. Proposta che affianca l’esistente piano di rafforzamento patrimoniale elaborato da Jp Morgan e Mediobanca e che si configura dunque come l’autentico “piano bis” che il mercato andava cercando visto la difficoltà di eseguire un aumento da 5 miliardi di euro a fronte di una capitalizzazione calata nelle ultime sedute sino a 500 milioni di euro

Ma in cosa differisce questa nuova proposta da quella presentata da Passera in tandem con la svizzera Ubs, che ora pare abbia fatto un passo indietro, lo scorso luglio e che l’allora numero uno di Mps, Fabrizio Viola, non aveva voluto neppure portare all’attenzione del Cda dell’istituto?

Allora Passera proponeva la conversione in capitale su base “volontaria” dei bond subordinati in mano agli istituzionali per ricavare 1-1,5 miliardi e la destinazione dell’intero risultato 2017 a riserva, così ridurre la richiesta di mezzi freschi al mercato a 2,5-3 miliardi attraverso l’intervento di Ubs come garante dell’operazione. Passera proponeva inoltre l’elaborazione di un nuovo piano industriale e la sostituzione del top management, mentre confermava l’intervento del fondo Atlante come acquirente della tranche “mezzanina” della capitalizzazione degli Npl di Mps, per un importo di 1,6 miliardi sui 9,2 miliardi previsti (di cui 1,6 miliardi legati alla tranche junior, la più rischiosa, da girare agli azionisti di Mps), con l’attribuzione sempre ad Atlante di warrant che nel caso di conversione integrale avrebbero portato a una futura partecipazione del 7% nel capitale di Mps.

Il problema che questa prima proposta di Passera cercava di risolvere era legato alla valutazione al 33% del valore di libro di 27,7 miliardi di non performing loans (Npl, sofferenze) prevista nel piano Jp Morgan-Mediobanca che molti hanno giudicato quanto meno azzardata, visto che simili asset sul mercato italiano sono stati finora valutati tra il 15% e il 25% del valore di libro a seconda del grado di deterioramento e della presenza o meno di garanzie collaterali a loro volta più o meno robuste.

(Segue...)