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Angem-Fipe: "Mense a rischio, il governo intervenga per tutelare il comparto"
“Nell’ultimo anno -spiega il presidente di Angem, Carlo Scarsciotti- il costo delle materie prime alimentari è lievitato del 23%"
Angem-Fipe: "Mense a rischio, governo intervenga"
“L’impennata dell’inflazione e il caro energia stanno mettendo a rischio il servizio di mensa nelle scuole, negli ospedali e nelle Rsa. È necessario un intervento immediato del governo per permettere alle imprese di adeguare il prezzo di ciascun pasto senza che questo pesi sui bilanci delle famiglie e degli utenti”. L’appello all’esecutivo arriva da Angem, l’associazione nazionale della ristorazione collettiva, e da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, che da settimane denunciano una situazione insostenibile per le imprese che rischia di ripercuotersi su un servizio essenziale.
Il settore della ristorazione collettiva conta circa 1.500 aziende che danno lavoro a circa 92mila persone, per la maggior parte donne di età superiore a 50 anni, e servono ogni anno circa 760 milioni di pasti all’interno di scuole, ospedali, Rsa e centri di assistenza.
“Nell’ultimo anno -spiega il presidente di Angem, Carlo Scarsciotti- il costo delle materie prime alimentari è lievitato del 23%. Una mazzata che si aggiunge al caro energia che vedrà le nostre imprese spendere nel 2022 346 milioni di euro in più per il pagamento delle forniture di gas ed elettricità rispetto al 2020. Una combinazione letale per un sistema che non consente alle imprese che hanno vinto l’appalto prima del 27 gennaio scorso di adeguare i prezzi del servizio all’inflazione, nonostante il prezzo di ogni singolo pasto sia cresciuto del 55%”.
Da qui la doppia richiesta al governo. “Da un lato -prosegue Scarsciotti- è necessario consentire alle imprese che hanno sottoscritto un contratto con la pubblica amministrazione prima del 2022, di allineare i prezzi alla nuova situazione di mercato. Dall’altra, è indispensabile dare alle stazioni appaltanti una linea di indirizzo univoca, imponendo di attivare le clausole che consentono l’adeguamento dei prezzi”.
“Tutto questo però -aggiunge Roberto Calugi, direttore generale di Fipe Confcommercio- non può pesare su famiglie e utenti. Bisogna compensare gli extra costi, salvaguardando così un settore che vede 92mila occupati in 1.500 aziende erogare ogni giorno 5 milioni di pasti. Questo è un servizio essenziale e le congiunture di mercato non possono ricadere sulle famiglie”.
Da qui la doppia richiesta al governo. “Da un lato -prosegue Scarsciotti- è necessario consentire alle imprese che hanno sottoscritto un contratto con la pubblica amministrazione prima del 2022, di allineare i prezzi alla nuova situazione di mercato. Dall’altra, è indispensabile dare alle stazioni appaltanti una linea di indirizzo univoca, imponendo di attivare le clausole che consentono l’adeguamento dei prezzi”.
“Tutto questo però -aggiunge Roberto Calugi, direttore generale di Fipe Confcommercio- non può pesare su famiglie e utenti. Bisogna compensare gli extra costi, salvaguardando così un settore che vede 92mila occupati in 1.500 aziende erogare ogni giorno 5 milioni di pasti. Questo è un servizio essenziale e le congiunture di mercato non possono ricadere sulle famiglie”.