Economia
Open Fiber, governance per gli investimenti. Su cosa trattano Cdp e Macquarie
Le richieste di Macquarie e una trattativa vicina alla definizione. Gli australiani vogliono essere sicuri che gli investimenti vengano fatti e anche in fretta
In un momento straordinario come quello che stiamo vivendo anche dare conto dei piccoli passi è importante. Il tema del passaggio di Open Fiber da Enel a Cdp e Macquarie non è in discussione, così come non lo è il fatto che per la fine dell’anno tutto sarà ormai stato definitivamente ratificato. Rimangono ancora due nodi da sciogliere, anche se si registra – per una volta – una certa tranquillità da parte di tutti gli attori coinvolti.
Il Ceo di Open Fiber Elisabetta Ripa
Il primo tema, come riporta Repubblica, da capire è quello relativo alla quota che Cdp rileverà da Enel. Quello che è certo è che la Cassa sarà l’azionista di maggioranza, con una quota oscillante tra il 51 e il 60%. Non andrà sicuramente oltre, anche perché il fondo australiano Macquarie ha deciso di mettere sul piatto parecchi soldi (fino a 2,65 miliardi) e non ha intenzione di essere troppo in minoranza.
D’altronde, parliamo di un fondo che ha in gestione asset per oltre 380 miliardi di euro (o 595 miliardi di dollari australiani), uno dei più importanti tra i player del mondo infrastrutturale. A febbraio, ad esempio, ha raccolto 1,6 miliardi investimenti nelle energie rinnovabili con la chiusura finale di Macquarie Green Investment Group Renewable Energy Fund 2, superando l’obiettivo minimo di raccolta fissato a un miliardo.
Per questo l’intenzione di Enel di rimandare ulteriormente il “gradimento” non deve essere letta come una fumata nera o come l’intenzione di strappare altre condizioni. Il “gradimento” che manca non è certo sulla solidità di Macquarie, ormai definitivamente acclarata, ma sulla strategicità dell’operazione e sulla divisione delle quote.
Il secondo tema da definire è relativo alla governance della nuova Open Fiber. Secondo fonti accreditate, al momento la divisione delle cariche sarebbe la seguente: un amministratore delegato scelto da Cassa Depositi e Prestiti, un Cfo (ma con potere di veto sugli investimenti) selezionato da Macquarie, mentre i due soci insieme dovrebbero esprimere il presidente. Al momento, nel ruolo di ceo di Open Fiber c’è Elisabetta Ripa, ex Tim, che è alla guida dell’azienda dal 2018.
In molti si chiedono quale sarà il destino della manager. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, la sua posizione sarebbe in bilico, anche se è massimo il riserbo intorno ai nomi che potrebbero comporre il nuovo board della società. Per quanto concerne il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, invece si propone un tema di rapporti “di buon vicinato”.
(Segue...)