Economia

Partecipate, Renzi fa cassa con due miliardi grazie a Cottarelli

Alla fine non sono rimaste parole, anzi raccomandazioni con tanto di slides ad esser precisi (visto che erano contenute in un rapporto), vuote. Già, perché secondo le indiscrezioni che stanno emergendo in attesa del Cdm di metà gennaio che dovrà varare il provvedimento sulla stretta alle partecipate da enti locali e altri soggetti pubblici, le indicazioni dell'ex commissario straordinario per la spendig review Carlo Cottarelli, tornato al Fmi dopo esser stato sostituito dalla coppia Gutgeld-Perotti, saranno tramutate finalmente in decreto in attuazione della riforma della PA. Indicazioni che oltre due anni fa denunciavano come l’universo delle partecipate costasse alle casse pubbliche 1,2 miliardi l’anno, senza contare le perdite “non palesi, finanziate da contratti di servizio e trasferimenti in conto corrente e conto capitale”. Universo da razionalizzare e che, secondo Cottarelli, potrebbe prefigurare, a regime, possibili risparmi complessivi per almeno 2 miliardi di euro.

Saranno le esigenze di cassa del governo che anche quest'anno è stato costretto a rinviare di altri dodici mesi il pareggio di bilancio o le critiche di inerzia e di aver perso la propria spinta riformistica da parte dei commentatori, fatto sta che il governo Renzi, dopo ben tre rinvii dal 2014 (prima con lo sblocca-Italia, poi con la precedente legge di Stabilità e, ora, nell'ultima riunione del Cdm di dicembre), ha deciso dare attuazione alla riforma della giungla delle oltre 7.700 partecipate. Un terremoto, perchè stando sempre alle indiscrezioni, una delle novità prevede una forte pulizia delle poltrone attraverso l'introduzione dell'amministratore unico in queste società: entro un anno dalla riforma delle partecipate salteranno così tutti i Cda, sia a livello locale che nazionale. Operazione al termine della quale i board con 3 o 5 membri saranno solo un ricordo o meglio un'eccezione. La riforma coinvolgerà 7.767 partecipate attive (dato Istat al 2013) di cui solo due terzi con bilanci in pareggio o in utile.

Non solo le società di Regioni ed enti locali, dunque. Ma anche quelle nel portafoglio delle amministrazioni centrali. Comprese le 29 partecipate del Ministero dell'Economia tra cui Consip, Sogei, Invimit, Gse, Sogin, Anas, Invitalia. Fuori le quotate. Come pure Enav e Ferrovie, prossime alla quotazione e di certo la Rai. Palazzo Chigi - e' scritto nel testo rivelato da Repubblica - può comunque escludere dalle nuove norme singole società, a sua discrezione e per decreto. La rottamazione (e la centralizzazione) procede dunque e non solo a colpi di Cda. Nei 26 articoli, lunghi 18 pagine, si prevede la cancellazione d'ufficio dal registro delle imprese, entro un anno dall'entrata in vigore del decreto, delle scatole vuote.

Le controllate cioè che "per oltre tre anni consecutivi" non hanno depositato bilanci o compiuto atti di gestione. Per le rimanenti scatta il monitoraggio periodico annuale: chi non passa la verifica, viene sottoposto a piani di razionalizzazione, fusione o soppressione. A rischio quelle prive di dipendenti o con amministratori in numero superiore ai lavoratori. Strada in salita anche per la costituzione di nuove partecipate, mentre i manager saranno soggetti alle azioni civili di responsabilita' e risponderanno di danno erariale. Qualunque amministrazione socia sara' legittimata a denunciare gravi irregolarita' alla magistratura. Secondo le stime riportate da Il Messaggero, la saracinesca potrebbe calare sulla meta' delle partecipate, circa 4.000. Il che, tra l'altro, porterebbe a un dimezzamento anche dei posti nel Cda. Molto dipende da come saranno sciolti alcuni nodi che il testo lascia in sospeso e che il Governo ha deciso di affrontare direttamente in Cdm. Una delle novita' della riforma, sottolinea il quotidiano, e' che le societa' pubbliche potranno anche fallire.