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Economia
Pensioni 2025, ecco la svolta. Durigon: "Via dal lavoro con quota 41, basta 103"
Claudio Durigon Lapresse

Pensioni 2025, cosa cambia con la nuova quota 41. Si potrà staccare dal lavoro a prescindere dall'età

Il governo Meloni sta lavorando da tempo a una riforma delle pensioni e l'ultima idea della Lega sembra aver messo d'accordo la maggioranza, al punto che la nuova misura potrebbe essere inserita all'interno della prossima manovra finanziaria. Si tratterebbe di una vera e propria svolta: si andrebbe in pensione con quota 41 e non più con quota 103. Cambia decisamente la modalità per poter smettere di lavorare. La flessibilità in uscita - riporta Quotidiano Nazionale - non passerà più, con tutta probabilità, dalla possibilità di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi, ma, a prescindere dall’età, dal raggiungimento della sola soglia di 41 anni di attività e di versamenti.

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Anche se il rovescio della medaglia sarà costituito dal calcolo dell’assegno esclusivamente con il sistema contributivo, meno vantaggioso. È questa, insieme con l’utilizzo parzialmente obbligatorio della previdenza complementare per garantire pensioni più dignitose e meno lontane per i giovani, la principale novità del pacchetto previdenza che la Lega intende far passare in autunno nell’ambito della legge di Bilancio. In più occasioni recenti, il vicepremier e leader della Lega Salvini ha spiegato che “stiamo lavorando sull’argomento pensioni per agevolare chi non ce la fa più e ha la schiena rotta al ritorno alla vita familiare".

Un avviso che il suo uomo della previdenza, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, ha tradotto in una proposta fondata sul cavallo di battaglia del Carroccio, Quota 41, come gli anni di contributi da conquistare per lasciare il lavoro, a prescindere dall’età. Con il corollario del ricalcolo dell’assegno con un metodo interamente contributivo. Il che comporta un taglio dell’assegno del 15-20 per cento, a seconda dei casi. L’introduzione di Quota 41 comporterà la fine di Quota 103, che ha avuto - prosegue Quotidiano Nazionale - un ruolo rilevante nel frenare la spesa pensionistica nel 2024. Basti pensare che la stretta sulle regole di uscita prevista dalla legge di Bilancio per il 2024 ha fatto sì che nei primi sei mesi dell’anno le pensioni anticipate liquidate sono state 99.707 con un calo del 14,15% rispetto a quelle con decorrenza nello stesso periodo del 2023.






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