Economia
Pensioni e gender gap, Fornero: "Stop ai contentini paternalistici. Accelerare per garantire pari retribuzioni"
Il divario di genere nelle pensioni in Italia continua a crescere, e si estende anche al settore del credito. Ma perchè? Parla Elsa Fornero, professoressa onoraria di Economia politica all’Università di Torino ed ex ministra del Lavoro

Pensioni, il divario di genere cresce. Fornero ad Affari: "È sempre stata questa la logica: prima ti discrimino, poi ti do un contentino"
Nel 2023 le donne hanno percepito 553 euro in meno di pensione rispetto agli uomini, con un aumento di 37 euro (+7,17%) rispetto al 2022. Le ex lavoratrici dipendenti ricevono in media 1.008,3 euro al mese, mentre gli uomini arrivano a 1.561,3 euro, con una differenza del 35,4%. L’analisi della Fabi conferma che il divario pensionistico in Italia non accenna a ridursi. Anzi. Stesso copione nell'accesso al credito: le donne ricevono appena il 20% dei finanziamenti, mentre agli uomini ne va oltre il 34%.
Insomma il gap pensionistico continua a essere una barriera evidente tra uomini e donne. Ma perché, nonostante anni di battaglie per la parità, questa forbice continua ad allargarsi? Affaritaliani.it ne ha parlato con Elsa Fornero, professoressa onoraria di Economia politica all’Università di Torino ed ex ministra del Lavoro.
"I divari nel sistema previdenziale rispecchiano quelli nella vita lavorativa", spiega l'ex ministro. "Le donne, infatti, hanno storicamente lavorato meno (rispetto agli uomini, ndr.) con contratti regolari, spesso si sono occupate della famiglia, del lavoro in campagna, talvolta, anche in nero, ma ovviamente se queste attività non vengono registrate, non contribuiscono alla storia contributiva, penalizzando di conseguenza le donne. Inoltre, le interruzioni legate alla maternità sono ancora oggi una realtà, e se una madre non riesce a separarsi dai figli, è costretta a prendersi congedi aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori."
Fornero aggiunge che in molti casi "le donne sono costrette a fare i salti mortali, con assenze periodiche dal lavoro, o addirittura a lasciarlo prematuramente, senza nemmeno raggiungere i contributi necessari per una pensione quantomeno dignitosa." Come si può risolvere? "Occorre intervenire prima di tutto nel mondo del lavoro", afferma. "Significa garantire pari retribuzioni e pari opportunità."
Ma cosa significa esattamente "opportunità"? "Non significa che, se assumi un uomo, devi assumere una donna per forza, ma spianare il terreno", dice Fornero, "significa dare alle donne le stesse possibilità di occupazione e crescita professionale all'interno di una carriera, come accade per gli uomini. Oggi, purtroppo, siamo ancora lontani da questo obiettivo."
"Di conseguenza", aggiunge Fornero, "tutte le disparità che esistono nel mondo del lavoro si riflettono sulle pensioni. Qualcuno potrebbe dire: 'siccome le donne sono state discriminate sul lavoro, magari vengono compensate con una politica previdenziale più generosa?', no e questa è in una logica che è sempre esistita: prima ti discrimino, poi ti do un contentino."
Fornero inoltre sottolinea: "Quando parliamo di parità, dobbiamo intenderla in modo serio e volerla davvero, senza se e senza ma, nel mondo del lavoro. Ma dobbiamo anche rifiutare quei 'contentini' paternalistici che la politica ha sempre riservato alle donne." Vuol dire che non si può fare nulla? "Assolutamente no", risponde Fornero. "Si possono fare molte cose, a partire dal rendere effettiva la parità nel mondo del lavoro, ad esempio con servizi per la primissima infanzia. In questa fascia d'età i bambini necessitano di assistenza continua, ma spesso le strutture non ci sono. Se una donna deve pagarsi una babysitter a tempo pieno, diventa più conveniente restare a casa."
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Non solo questo: "Poi ci sono i periodi di cura, che ricadono soprattutto sulle donne. Basterebbe che il governo, e in parte lo fa già, compensi la mancanza di contributi dovuta all'assistenza ai familiari con contributi versati a carico del bilancio pubblico, attingendo alle imposte – che sono progressive – e non ai contributi sociali, che gravano solo sul lavoro e sono proporzionali."
Ma queste misure basterebbe a ridurre, almeno un po', il gap? "Se si adottano questi interventi, alcuni degli svantaggi che le donne subiscono nel mondo del lavoro possono essere in parte colmati senza scoraggiare l'occupazione femminile. Perché la cosa da evitare è proprio questa: scoraggiare il lavoro delle donne, sia con la mancanza di servizi, sia con l'idea che 'tanto poi in qualche modo ci penseremo".