Economia

Pil, l'Istat: +0,4% nel secondo trimestre. Il top da sei anni

Pil, l'Istat conferma le stime. La crescita è stata trainata anche dai consumi delle famiglie

Manca il contributo dell'agricoltura che, considerando l'estate difficile, dovrebbe mancare anche per il terzo trimestre. Ma le prospettive per l'economia italiana sono rosee. Dopo che Moody's, Fondo Monetario Internazionale, Ufficio Parlamentare di Bilancio, Banca d'Italia e Confindustria hanno rivisto al rialzo le stime di crescita per il Pil del nostro Paese nel 2017, l'Istat ha confermato le stime diffuse il 16 agosto: l'Italia cresce ininterrottamente da 10 trimestri consecutivi, grazie a un aumento dello 0,4% da aprile a giugno rispetto al trimestre precedente e dell'1,5% nei confronti del secondo trimestre del 2016. Trimestre che, oltretutto, ricorda l'istituto centrale di statistica ha avuto tre giornate lavorative in meno del trimestre precedente e due in meno rispetto al secondo trimestre del 2016.

Se nei prossimi trimestri l'economia dovesse improvvisamente fermarsi, la crescita acquisita per il 2017 sarebbe pari a +1,2%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano aumenti, con una crescita dello 0,2% dei consumi e dello 0,7% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute dello 0,7% e dello 0,6%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil (+0,2 i consumi delle famiglie e delle Istituzioni sociali private, +0,1 gli investimenti fissi lordi e contributo nullo della spesa della Pa); la variazione delle scorte ha contribuito per 0,1 punti, contributo nullo per la domanda estera. Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto dell'industria (+0,6%) e dei servizi (+0,4%), mentre il valore aggiunto dell'agricoltura e' diminuito del 2,2%.

Che i venti della ripresa soffino in Italia è dimostrato anche dagli indicatori di fiducia che forniscono il sentiment degli operatori sulla congiuntura. Secondo quanto ha appena comunicato IHS Markit, l'indice Pmi manifatturiero in Italia è salito ad agosto al 56,3 dal 55,1 di luglio: il valore pià alto in sei anni e mezzo. La produzione e i nuovi ordini hanno mostrato forti tassi di incremento e tra quelli più veloci osservati dal 2011. Tuttavia, l'ottimismo circa l'attivita' futura ha mostrato un indebolimento al valore più basso da due anni e mezzo, con le aziende che hanno riportato i peggiori ritardi dei tempi di consegna in quasi sei anni. Ulteriore espansione del personale: la creazione occupazionale ad agosto è stata leggermente più veloce rispetto a luglio.

La quantità degli acquisti è aumentata, al tasso maggiore in quattro mesi. In ripresa la pressione dei costi, il tasso d'inflazione è il piu' alto in tre mesi. Con l'euro che ha ritracciato sotto quota 1,20 sul dollaro grazie al recupero del biglietti verde, una minaccia per la crescita potrebbe arrivare dalla moneta forte che mina la competitività del nostro export che in questa prima parte dell'anno ha trainato la bilancia commerciale. Un sondaggio condotto da Assiom Forex fra i suoi associati (operatori dei mercati finanziari) in collaborazione con Radiocor Plus accantona il pericolo.

Secondo la maggioranza degli intervistati, infatti, il super-euro non rappresenta per il momento una minaccia per il consolidamento della ripresa dell'economia italiana. Il 55% degli operatori ritiene che il mercato dei cambi trovera' presto un nuovo equilibrio e per ora l'impatto prodotto dal rafforzamento dell'euro sulle nostre esportazioni e' stato limitato. La vede diversamente il rimanente 45% di operatori secondo cui il super-euro rappresenta una minaccia per l'economia italiana e se il trend di apprezzamento dovesse continuare rischierebbe di impattare le nostre esportazioni e frenare una ripresa che sta prendendo piede. "Le considerazioni da parte del 55% dei partecipanti alla survey di un euro previsto in assestamento sul dollaro - ha aggiunto Belluti - condizionano favorevolmente lo scenario di ripresa economica in Italia che potrebbe cosi' mostrare un rafforzamento dei segnali trimestrali positivi dei principali indicatori macro". Molto dipendera' ovviamente da quanto decideranno in autunno le due principali banche centrali del mondo chiamate a comunicare al mercato le prossime mosse della loro politica monetaria.