Economia

Powell e Putin. In Italia Del Vecchio e Berlusconi. I big 2018 dell'economia

Scenari: da Jerome Powell a Silvio Berlusconi, ecco gli uomini che potrebbero influenzare i mercati nel 2018

Il 2018 dovrebbe vedere mercati finanziari ancora in rialzo, in particolare in Europa e sui mercati emergenti, grazie all'ulteriore rafforzamento della ripresa economica mondiale, sempre che le banche centrali non decidano di tirare il freno in modo più deciso del previsto o che la politica non torni a giocare contro. Ma quali potrebbero essere gli uomini in grado di influenzare maggiormente i mercati? Il primo sarà con ogni probabilità Jerome Powell: scelto da Donald Trump (tra i protagonisti del 2017 e che anche nel 2018 potrà dire la sua se riuscirà a far passare il piano di investimenti infrastrutturali da mille miliardi di dollari) per guidare la Federal Reserve dopo Janet Yellen, a partire dal 3 febbraio prossimo, Powell è un esponente della corrente che in seno alla Fed ritiene che la politica monetaria debba rimanere "dovish", ossia accomodante.

putin trump amburgo ape
 

Questo significa che, salvo sorprese sul fronte dei dati macroeconomici, Powell (che è un repubblicano ed è da 2012 uno dei governatori della Fed) dovrebbe continuare a rialzare gradualmente i tassi ufficiali senza brusche sterzate, cosa che dovrebbe rassicurare i mercati. Un altro nome indirettamente legato a Donald Trump è quello di Vladimir Putin: il presidente russo concorrerà nel maggio del prossimo anno al quarto (e ultimo) mandato presidenziale e difficilmente mancherà la nomina.

Putin è considerato dalla rivista Forbes l'uomo più potente del mondo dal 2013, precedendo nell'ultima classifica lo stesso Donald Trump (la cui elezione si sospetta essere stata in qualche modo favorita dal Cremlino), Angela Merkel (rieletta alla carica di cancelliere tedesco ma ancora impegnata nelle trattative per dar vita a un governo) e Xi Jinping (presidente della Cina, il cui "pensiero" è stato da poco inserito nella costituzione del partito comunista cinese, cosa che dovrebbe garantire il proseguimento delle riforme strutturali volute da Xi) e non mancherà di influenzare i mercati finanziari, sia emergenti sia sviluppati.

elon musk
 

Ma il 2018 non sarà solo un anno dedicato alla politica. Tra i nomi in grado di influenzare i mercati vi è anche quello di Elon Musk: l'ex cofondatore di eBay e fondatore di Tesla e SpaceX ha già rivoluzionato il settore spaziale, contribuendo a ridurre sensibilmente i costi per la messa in orbita di satelliti commerciali, e sta rivoluzionando il settore automobilistico, avendo puntato sull'auto elettrica e sviluppato tra l'altro la più grande centrale a batteria del mondo (in Australia). Musk ha anche annunciato da poco un ampliamento della gamma di Tesla Motors (il cui titolo a Wall Street ha guadagnato poco meno del 50% nell'ultimo anno), con una roadster da 400 km/h, un pick-up e un camion, tutti rigorosamente "elettrici", destinati ad arrivare sul mercato nel 2019 ma prenotabili fin d'ora. Secondo alcuni, peraltro, Tesla Motors potrebbe non rimanere indipendente a lungo: tra i possibili acquirenti si fa il nome della giapponese Toyota.

shinzo abe ape
 

A proposito del Giappone, anche il premier giapponese Shinzo Abe promette di essere tra i protagonisti dell'anno che verrà se, come ipotizzano gli esperti di WisdomTree, si recasse a Pyongyang per siglare un accordo per investimenti infrastrutturali da mille miliardi di dollari. Per molti versi si tratterebbe di un connubio perfetto, che impegnerebbe la Corea del Nord in modo costruttivo, farebbe calare le tensioni in Asia e con gli Stati Uniti e offrirebbe ad Abe stesso un retaggio storico. Abe potrebbe anche lasciarsi tentare dalle criptovalute e lanciare un "Asia-coin", ossia un sistema valutario basato sulla tecnologia blockchain supportato però dalla Bank of Japan e da un consorzio di grandi banche giapponesi. Se così fosse potrebbe rappresentare al tempo stesso la fine delle criptovalute "private" e l'inizio di una nuova era monetaria mondiale.

E in Italia, chi potrebbe essere "l'uomo dell'anno"? Con le elezioni fissate per il 4 marzo la politica potrebbe avere ancora una volta un impatto, tendenzialmente negativo, sui mercati. Difficile che dalla consultazione emerga un nome nuovo dotato di un consenso sufficientemente ampio da varare riforme strutturali e risolvere i problemi cronici che affliggono l'economia e la società italiana (dalla bassa produttività all'eccesso di burocrazia, da un debito pubblico che rimane a livello "monstre" a un insufficiente sostegno all'innovazione). Chiunque sia, il nuovo premier italiano avrà comunque di fronte a sé un buon numero di problemi a cui cercare di offrire una soluzione: se ci riuscirà anche solo in parte i mercati non potranno non tenerne conto, riducendo ad esempio gli spread sui titoli di stato e il gap in termini di multipli borsistici.

Del vecchio leonardo ape
 

Più difficile individuare un imprenditore o manager italiano che possa fare la differenza l'anno prossimo: salvo rare eccezioni i gruppi italiani sono ormai di dimensioni relativamente modeste rispetto ai principali concorrenti internazionali, non a caso se tra i 500 uomini più ricchi al mondo vi sono solo 5 nomi italiani (il primo è Giovanni Ferrero, 31esimo uomo più ricco al mondo, che precede Leonardo Del Vecchi, 37esimo, e Paolo Rocca, 157esimo).

Ciò nonostante il patron di Luxottica potrebbe nel 2018 veder coronato il matrimonio con la francese Essilor, destinato a creare il nuovo numero uno mondiale dell'occhialeria, mentre anche Silvio Berlusconi (177esimo uomo più ricco al mondo) avrà un'agenda piuttosto fitta, tra le prove di rappacificamento con Vivendi che potrebbero portare Mediaset ad entrare nell'alleanza tra Canal Plus e Telecom Italia per dar vita ad una "Netflix europea", e gli impegni di una (ultima?) campagna elettorale che potrebbe regalargli se non un ruolo diretto almeno un'influenza sul prossimo governo. Influenza che, a sua volta, potrebbe influire sul destino di Mediaset che a Piazza Affari ha vissuto un 2017 depresso, con un calo del 20% dai picchi raggiunti a fine 2016, in piena "scalata" da parte di Vincent Bolloré.

Luca Spoldi