Economia
Rating, Fitch grazia l'Italia (per ora). Il downgrade è solo rinviato?
Mentre anche la Francia accusa il rallentamento della propria produzione industriale e la Germania registra la frenata dell’export per la debolezza della domanda cinese ed estera, indicatori di minore crescita futura dell’Eurozona e quindi anche dell’Italia per le innumerevoli interconnessioni fra le tre principali economie del Vecchio Continente, il tema del rating del nostro Paese torna pesantemente sui tavoli degli strategist e delle sale operative dove si investe anche sui titoli del debito tricolore.
Stasera, dopo le 22 a mercati chiusi, Fitch, la più piccola delle agenzie che formulano i propri giudizi sul debito sovrano, pubblicherà il nuovo aggiornamento sull’Italia. Mentre Moody’s si esprimerà all’inizio di settembre, quando probabilmente, se la crisi M5S-Lega si concretizzerà in Parlamento, ci sarà un governo in carica solo per il disbrigo degli affari correnti. Uno scenario che preoccupa i mercati, considerata l’entità e la rilevanza politica della prossima manovra di bilancio che attende l’Italia, con in ballo un aumento dell’Iva di 23,1 miliardi già previsto dalla legge e che rischia di non poter essere disinnescato.
Solo due settimane fa, la più grande delle tre sorelle del rating, Standard&Poor’s ricordava al termine della propria analisi come “l’Italia sia l’unico paese sovrano dell’Eurozona con outlook negativo”. Giudizio che significa come nella prossima revisione in calendario (il Paese è stato inserito in outlook negativo a ottobre 2018 e l’intervallo per S&P vale dai 6 ai 24 mesi) potrebbe arrivare il downgrade al verificarsi di determinate condizioni in grado di impattare sul quadro economico complessivo del nostro Paese. Downgrade che se maggiore di un gradino porterebbe il merito di credito dell'Italia (confermato nell’ultima revisione di aprile) fuori dall’investment grade, facendo scattare le copiose vendite dei fondi sui Btp. E facendo materializzare quello scenario di “nuova crisi di fiducia” con valenza sistemica “come quella avvenuta in Grecia nel giugno 2015”, che per gli analisti di S&P’s resta sullo sfondo.
"Poichè vediamo la possibilità che un downgrade sia vicino e che le nuove elezioni ne aumentino drasticamente la probabilità, si prevede che i Btp rimarranno vulnerabili", hanno commentano stamane gli analisti di UniCredit sull’imminente aggiornamento di Fitch. "Vediamo il maggior rischio di aumento dei rendimenti nello spazio da 5 a 10 anni. Fitch dovrebbe rivedere il rating italiano, che attualmente è BBB (due tacche al di sopra del non investment grade, ndr) con prospettive negative. La valutazione di Fitch sulle vulnerabilità del Paese si concentrerà - hanno proseguito gli analisti di piazza Gae Aulenti - probabilmente sull'elevato livello del debito pubblico, sulla bassa tendenza alla crescita e sull'elevata incertezza politica".
"Tuttavia, l'agenzia di rating probabilmente riconoscerà i progressi compiuti dalle banche italiane in termini di qualità degli attivi e di miglioramento della posizione esterna dell'Italia, quest'ultima nonostante il debito estero netto sia rimasto relativamente elevato", hanno concluso da UniCredit.
Così questa sera, è il giudizio di quasi tutti gli economisti, Fitch potrebbe confermare la valutazione attuale e attendere di vedere i risultati del budget 2020 prima di formulare una visione più chiara. Se non altro per verificare che la manovra sia in grado di scongiurare l’aumento dell’Iva che porterebbe in recessione la nostra economia, facendo risalire il rapporto debito-Pil e riportando all’attenzione degli investitori il tema della sostenibilità degli oltre 2.300 miliardi di debito. O che a Palazzo Chigi non arrivi un fronte unico sovranista anti-euro, rimaterializzando lo spettro Italexit. Accantonato con forza nel 2019.