Economia

AccessCo, rumors: Draghi contrario. Nel Pnnr la distanza su Open Fiber-Tim

Nel documento consegnato all'Europa si parla al plurale di reti. Il suggerimento esplicito sarebbe arrivato proprio da Bruxelles

Colpo di scena nel testo consegnato a Bruxelles per il Recovery Fund. Tenendo presente le posizioni espresse sul tema dal ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e quello per la Transizione digitale Vittorio Colao, il premier Mario Draghi nel lungo dossier per ricevere i fondi Ue, un totale di 221 miliardi spettanti all'Italia, ha volutamente omesso un aspetto che nel vecchio governo Conte-bis sembrava centrale, non c'è più traccia della rete unica nella formula specifica di AccessCo, il progetto definito da Tim e Cdp ad agosto dello scorso anno e che prevede la fusione fra la rete della compagnia telefonica, FiberCop e Open Fiber, ora a maggioranza Cdp. 

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"L’intervento del Pnrr - si legge su Repubblica - si colloca nel solco degli sfidanti obiettivi definiti in sede europea e nella consapevolezza che le reti a banda larga ultraveloce sono una General Purpose Technology". Pagina 98 del Recovery Plan. Questa frase, inserita nel capitolo riguardante la Digitalizzazione secondo il quotidiano del gruppo Gedi non è messa a caso: il plurale, "reti", non è usato incidentalmente. E il riferimento agli obiettivi "definiti in sede europea" non è frutto di una concessione stilistica. Anche se c'è da sottolineare che quando si parla di banda ultralarga si intendono sia reti fisse che mobili (5G). 

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L’obiettivo è anche, non solo, la famosa rete unica che sarebbe dovuta nascere dall’unione tra Open Fiber e la rete di Tim. E che il Piano del governo, appena trasmesso a Bruxelles secondo alcune interpretazioni ha sostanzialmente archiviato. Secondo Bloomberg, il presidente del Consiglio Mario Draghi sarebbe intenzionato ad abbandonare il progetto della rete unica nazionale controllata da Telecom. Gruppo in cui i primi azionisti sono i francesi di Vivendi.

Il nucleo essenziale di questa scelta - prosegue Repubblica - è maturato in buona parte nella Commissione europea. L’ipotesi che si realizzasse una sola rete, detenuta da un soggetto “verticalmente integrato” come Tim, non era mai stata apprezzata. Anzi, il messaggio è arrivato a Roma in maniera piuttosto esplicita. Naturalmente niente di ufficiale.

Anche perché gli uffici dell’Unione europea in questi casi intervengono quando il problema si pone concretamente e non in via preventiva. In ogni caso proprio per evitare problemi in una fase successiva, il pericolo che l’Antitrust comunitaria si potesse dichiarare contro è stato segnalato in modo diplomatico ma puntuale. Ora si attende che il governo faccia chiarezza sui questo punto anche se in prima battuta ha deciso di non commentare.

"Abbiamo uno scenario davanti a noi che vogliamo portare fibra, banda mobile, qualunque soluzione tecnologicamente atta a dare la banda ultralarga a tutti, indipendetemente da dove sono. Lo faremo con delle gare e dei sussidi che potranno andare agli operatori in concorrenza, in collaborazione, in consorzio. Lo vedremo quando arriverà la gara, ma il nostro obiettivo è politico e di Paese non di strutture societarie o di assetti societari", ha commentato il ministro per l'Innovazione tecnologica Vittorio Colao sul tema. 

Intanto, in Borsa si fanno sentire gli effetti: al suono della campanella il titolo Tim non ha fatto prezzo. Poi ha aperto al ribasso ed è stato sospeso nuovamente con un calo teorico di oltre il 9%. A metà giornata segna un calo del 5,77%.

(Segue: i giudizi degli analisti)