Economia
Recovery&Crescita, e se Draghi fallisse? Rischio bolla su Btp e Piazza Affari
Nel 2021 ripresa dei licenziamenti, termine della moratoria sui mutui, fine della garanzia statale sui prestiti, conclusione della Cig e ripartenza degli Npe
Continua a salire l’indice di Piazza Affari. Mentre scriviamo il Ftse Mib è sopra quota 23.600 punti, un livello superiore a qualsiasi periodo precedente al maggio 2018, eccezion fatta per un mini-rally tra gennaio e febbraio del 2020 che portò sopra quota 25mila punti l’indice milanese. Era un mondo diverso. Se un anno fa sapevamo già che cosa fosse il Coronavirus (anche se ancora non eravamo entrati direttamente in contatto con il Covid), negli anni precedenti non immaginavamo che avremmo dovuto vivere a distanza, con una mascherina a coprire il volto.
Ora però ci troviamo in una situazione particolare: dal 1° febbraio a oggi Piazza Affari ha guadagnato quasi 2.000 punti, nonostante una crisi di governo e un esecutivo incaricato ma che ancora non ha incassato la fiducia del Parlamento. Ma poi davvero la nostra economia è paragonabile a quella del 2018 o 2019? Lì almeno eravamo a crescita zero. Oggi invece stiamo per ricevere una “batosta” clamorosa, combinato disposto di almeno cinque fattori: ripresa dei licenziamenti, termine della moratoria sui mutui, fine della garanzia statale sui prestiti, conclusione della cassa integrazione agevolata e conseguente ripartenza degli Npe per le banche.
Su 238 società quotate sul segmento Mta, poco meno del 10% sono istituti di credito, cui si sommano altre aziende coinvolte da un eventuale incremento degli incagli. Si prepara dunque una tempesta perfetta che potrebbe portare a un incremento di 600 mila unità di disoccupati e a un’impennata degli Npe fino a quota 385 miliardi quest’anno. Di fronte a questa situazione non esattamente rosea, i mercati continuano a crescere, come se fossero in qualche modo drogati dalla presenza di qualcosa, come i cavalli che lanciati al galoppo non riescono a fermarsi prima del burrone.
Ma perché? Al momento il valore del Ftse Mib è inferiore dell’8% rispetto al record fatto registrare un anno fa. Se si pensa che il Pil 2020 ha fatto registrare un -8,9% e che qualcosa purtroppo dovremo ancora scontare, c’è più di un motivo per guardare con qualche preoccupazione a quello che succede a Milano.
La “colpa” – ovviamente involontaria, ci mancherebbe – potrebbe essere attribuita anche a Mario Draghi. Il quale è stato salutato in patria e all’estero come un salvatore. In Europa guardano a lui come all’uomo giusto cui far spendere i soldi del Next Generation Ue.
In Italia ha saputo mettere insieme Leu, la Lega, il Pd e i Cinquestelle. Un capolavoro di politica che raramente si era visto prima. Vero è che successe analogo innamoramento anche con Mario Monti, ma a quel tempo lo spread era schizzato fino a oltre 570 punti base. Mentre oggi…
Oggi il differenziale tra i titoli decennali tedeschi e quelli italiani è di 90 punti, ai minimi da almeno cinque anni a questa parte. Ma è una differenza immotivata. Perché Berlino, con il suo debito sotto controllo, con i suoi ristori che sono arrivati in 48 ore sui conti correnti degli esercenti, con il suo welfare che ha funzionato tanto da riuscire a convincere la popolazione che era meglio stare a casa e far passare la buriana invece che cercare di tornare a una normalità che oggi, purtroppo, non è possibile, può convincersi che il domani non sia poi così nebuloso. E infatti la Germania sì registra l’indice Dax ai massimi.
Può Mario Draghi fungere contemporaneamente da unificatore di una politica mai così divisa (e di basso profilo), da amministratore sapiente dei 209 miliardi che arriveranno dall’Europa, da taumaturgo con il piano vaccinale e da comprensivo padre di famiglia che aiuterà le persone rimaste senza lavoro? Ovviamente no, perché un uomo solo semplicemente non può svolgere tutti questi compiti.
(Segue...)