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Economia
Rete Tim, verso il (decisivo) cda: Bollorè pronto a mollare il colpo
Vincent Bollorè, a 69 anni, ha deciso di lasciare ai figli la gestione del suo impero mediatico (Imagoeconomica)

Felix The CatIl destino di Telecom Italia (TIM) è al centro di un'aspra battaglia finanziaria, con importanti implicazioni per il futuro dell'azienda e il suo ruolo strategico nel contesto della digitalizzazione in Italia. L'aspetto chiave di questa lotta di potere riguarda il finanziere francese Vincent Bolloré, il cui coinvolgimento in Italia rischia di subire un colpo devastante. La sua “campagna” nel nostro Paese doveva essere un trionfo, si trasforma in una debacle. Il tentativo di rilevare Fininvest, o comunque di avere un peso all’interno del Biscione, si è risolto tra carte bollate e l’impegno (finora disatteso) di uscire definitivamente dal capitale.

Analogo discorso si può fare su Tim. Prima la sconfitta in cda con l’affermazione del fondo Elliott che ha nominato buona parte dei consiglieri, poi la richiesta di 31 miliardi per la rete Tim, contro i 23 che alla fine verranno spuntati. Un investimento che ha portato a una perdita complessiva vicina ai tre miliardi, una macchia nel track record altrimenti immacolato del finanziere bretone. Il quale ha potuto brindare alla vendita di Universal recentemente ma che per il resto anche in politica non ne ha imbroccata una. La scelta di appoggiare il candidato dell’ultradestra Zemmour alle ultime elezioni presidenziali si è trasformato in un boomerang giacché questi non è neanche arrivato al ballottaggio.

Ma torniamo a Tim. La situazione attuale è segnata da un confronto tra vari attori, tra cui il fondo di investimento Elliott, guidato da Paul Singer, e il fondo americano KKR, che ha presentato un'offerta di 23 miliardi di euro per l'acquisto della rete TIM. Tuttavia, Bolloré, il maggiore azionista di TIM con il 24% del capitale, mantiene una posizione ferma, richiedendo 31 miliardi di euro per la cessione della rete, creando un potenziale punto di rottura nelle trattative. La verità è che durante l’ultima presentazione del bilancio il Cfo della holding si è detto pronto a parlare di una cessione del pacchetto di Tim. Segno evidente che Bollorè è ormai pronto a mollare il colpo e a cercare di ridurre quanto più possibile le perdite. 

Il destino della rete TIM sarà deciso il prossimo 3 novembre, quando il consiglio d'amministrazione si riunirà per valutare l'offerta di KKR su Netco e decidere quale organo sia competente a prendere una decisione in merito: il consiglio stesso, l'assemblea ordinaria o quella straordinaria, come vorrebbero i francesi. Vivendi, primo azionista di TIM con il 23,75%, ritiene che solo l'assemblea straordinaria sia legittimata a esprimere un parere, sostenendo che la cessione della rete cambierebbe la natura stessa dell'azienda.

Il ruolo del Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) è diventato cruciale, con il governo italiano che cerca di salvaguardare l'italianità della rete e garantire la sicurezza nazionale, supportando un'offerta competitiva. Allo stesso tempo, Vivendi ha espresso preoccupazioni sul prezzo offerto da KKR, ritenendo che sia troppo basso.

Il destino di TIM è fondamentale per l'interesse nazionale, dato che l'azienda rappresenta un pilastro della digitalizzazione in Italia. Tuttavia, l'azienda lotta con un elevato debito, margini limitati e una capacità di investimento ridotta, il che la rende vulnerabile nei confronti dei rapidi cicli tecnologici.

Il Ministero dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha chiesto a tutte le parti coinvolte di trovare una soluzione ordinata per garantire il futuro di TIM e prevenire una battaglia legale che potrebbe ulteriormente destabilizzare l'azienda. La posta in gioco è alta, e il futuro di TIM non dovrebbe essere ridotto a una lotta di potere tra fazioni, ma dovrebbe invece garantire stabilità e crescita all'azienda e ai suoi dipendenti. La vendita della rete TIM rappresenta una decisione cruciale che avrà un impatto significativo sull'industria delle telecomunicazioni e sulla digitalizzazione in Italia. Il risultato di questa battaglia è atteso con trepidazione non solo dagli investitori, ma anche da tutti coloro che sono interessati al futuro digitale dell'Italia. Alla riunione del 3 farà seguito un altro cda il 5 novembre, che si pronuncerà definitivamente. Sarà la volta buona?

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