Economia

Salario minimo: l'Italia ha già i contratti collettivi.. ma molti sono scaduti

La direttiva dell'Unione Europea sul salario minimo non porterà grandi cambiamenti in Italia, dove già esistono 935 contratti per il settore privato

L'obiettivo è quello di avere una copertura minima dell'80% (sotto il 70% c'è l'assoluta urgenza di intervenire). Uno dei punti fondamentali della direttiva è l'aggiornamento periodico dei salari; si parla infatti di un meccanismo di collegamento con l'inflazione e, in ogni caso, i livelli dovranno essere valutati almeno ogni due anni. Sulla copertura della contrattazione l'Italia è pienamente in regola, mentre sul lato dell'aggiornamento periodico la situazione diventa più complicata tra contratti scaduti e contratti pirata. Sono 935 i contratti censiti al Cnel.

Tra questi, 588 sono scaduti (il 59,7%) e altri 95 scadranno entro la fine dell'anno (aggiornamento al 31 maggio 2022). Sempre secondo Italiaoggi, questi contratti comprendono il 47% del totale dei lavoratori (oltre 6 milioni), che quindi non hanno goduto dell'attualizzazione dei salari minimi, o almeno sono in attesa di riceverla (e il dato non comprende i settori agricoltura e lavoro domestico, che hanno 55 contratti scaduti; perciò, il numero è certamente più alto).

Ma non è tutto. A questo si deve aggiungere un altro elemento ricorrente per quel che riguarda i Ccnl, ovvero la rappresentatività e l'effettivo utilizzo di questi contratti. Secondo i dati Inps, su 854 contratti presenti nell'archivio Cnel a ottobre 2020, quelli censiti da Uniemens erano 403, ovvero meno della metà. Inoltre, il 53% dei Ccnl depositati non sono utilizzati nelle denunce mensili, con il restante 47% che copre però quasi tutto il mercato del lavoro italiano, con il 98% della forza lavoro impiegata nel privato e il 99% delle aziende.