Economia
Siderurgia ed ecologia: il caso della Danieli
Il colosso della produzione di acciaio Danieli sta realizzando il “Greentec steel“ per la costruzione di un forno ad arco elettrico
Siderurgia, il progetto green del Gruppo Danieli
Nell’immaginario collettivo, siderurgia ed ecologia si collocano agli antipodi. Gli impianti siderurgici richiamano alla mente il fumo e lo smog delle città industriali inglesi o della periferia milanese del secolo scorso.
Accade però che con lo sviluppo tecnologico acciaio e ambiente possano non essere in contrasto: è il caso della Danieli & C. Officine Meccaniche S.p.A., una delle poche multinazionali radicate in Italia, a Buttrio in provincia di Udine, che da tempo progetta, costruisce e installa macchine e impianti per l’industria siderurgica in tutto il mondo, con un’attenzione crescente verso la sostenibilità ambientale.
Si tratta, invero, di una realtà industriale con più di cento anni di storia, tanto importante quanto poco nota fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori, con progetti in Olanda per Tata, in Germania per Salgitter, in Austria per Voestalpine, tutte grandi società del settore. Ad esempio, con quest’ultimo colosso della produzione di acciaio Danieli sta realizzando il “Greentec steel“, un progetto ambizioso che prevede, in una prima fase, la costruzione di un forno ad arco elettrico in ciascuno degli stabilimenti di Linz e Donawitz.
Gran parte del merito della svolta green è da attribuirsi all’l’amministratore delegato Gianpietro Benedetti, scomparso lo scorso 28 aprile dopo 60 anni di lavoro in azienda e quasi quaranta alla guida della società, che ha promosso, di anno in anno, importanti investimenti in ricerca e sviluppo (25 milioni di euro nell’ultimo esercizio) e in particolare in tecnologie che permettano una produzione cd. “green” di acciaio, mantenendo la competitività sul mercato.
In particolare, l’innovazione in atto mira a rendere operativi i principi della rivoluzione 4.0 nell’industria siderurgica, al contempo migliorando la produttività degli impianti e riducendo le emissioni di circa il 30%, con un risparmio annuo di quasi 4 milioni di tonnellate di CO2.
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Nella stessa prospettiva il contratto, stipulato a inizio 2024, con la giapponese Nippon Steel per una Experimental Direct Reduction Plant che verrà realizzata presso l’R&D Center di Hasaki, nell’ambito di un progetto sostenuto dalla New Energy and Industrial Technology Development Organization.
L’obiettivo del nuovo impianto pilota sarà quello di condurre sperimentazioni relative all’utilizzo di idrogeno come agente riducente per la produzione di acciaio decarbonizzato. Un progetto a cui collaboreranno, oltre a Nippon Steel, anche JFE Steel Corporation e il Japan Research and Development Center for Metals.
Grazie all’utilizzo di una particolare tecnologia sviluppata da Tenova e Danieli, il nuovo impianto pilota di Nippon Steel potrà utilizzare idrogeno come agente riducente, ma potrà anche utilizzare gas naturale e altri gas, oppure una miscela di diversi combustibili, con varie combinazioni e proporzioni. L’impianto verrà inoltre dotato di un sistema di sequestro della CO2, che consentirà di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica anche quando si utilizzano agenti riducenti contenenti carbonio (come il metano).
Sempre nell’ottica della sostenibilità, in linea con l’iniziativa Global Compact dell’ONU, si colloca anche la complessa vicenda del progetto di insediamento industriale realizzato dalla Danieli con la società ucraina Metinvest per la produzione di nastri d’acciaio laminati a caldo, che avrebbe dovuto essere realizzato nel comune friulano di San Giorgio di Nogaro e che si costruirà invece a Piombino, in Toscana.
Il progetto friulano prevedeva la realizzazione di un sistema innovativo eco-friendly con impianti di riscaldo predisposti all’utilizzo dell’idrogeno, consentendo tra l’altro alla ditta ucraina di ricostruire in
parte la propria capacità produttiva andata perduta con la distruzione degli stabilimenti da parte degli invasori russi.
Soprattutto, sarebbe stata l’occasione per implementare alcune tecnologie innovative che avrebbero potuto avere positivi influssi sui processi produttivi e sul loro impatto ambientale, con benefici di rilevanza nazionale, anche per sfatare finalmente il luogo comune secondo il quale l’attività di qualsiasi acciaieria immancabilmente produce gravi danni all’ambiente.
Dopo un lungo procedimento amministrativo, però, la giunta regionale friulana, guidata dal leghista Fedriga, faceva marcia indietro e decideva di abbandonare questo progetto, a seguito di una campagna preoccupata e talvolta allarmistica portata avanti da comitati ambientalisti locali e da settori della politica e imprenditoria regionale. Anche questa testata, in un articolo critico di Ivan Vadori, può aver contribuito a questo clima e proprio per questo abbiamo ritenuto di fornire ai lettori un ulteriore approfondimento, anche alla luce anche degli studi tecnici richiesti dalla stessa Regione Friuli Venezia Giulia che rilevano la compatibilità ambientale e i benefici socio economici che il progetto avrebbe recato alla Regione e soprattutto alla provincia di Udine.
Accade così la Danieli e il colosso dell'acciaio ucraino Metinvest realizzeranno a Piombino, città con lunga e radicata tradizione siderurgica (proprio a Piombino è ambientato il bel romanzo di esordio di Silvia Avallone “Acciaio”) il nuovo stabilimento ove sarà impiegata la tecnologia innovativa proprietaria dell'azienda: "il forno elettrico digitale", che permette di ridurre gli impatti ambientali dello steel-making. Si tratta di un progetto da 2 miliardi di euro per 1.500 lavoratori e una capacità di produzione di circa 3 milioni di tonnellate di acciaio.
L’obbiettivo è quello di realizzare un complesso industriale significativo e insieme non dannoso per l’ambiente: se ciò accadesse, sarebbe certo una buona notizia per l’economia e per l’ecologia del nostro Paese e un riconoscimento postumo a un imprenditore visionario come Gianpietro Benedetti.