Sussidio disoccupazione, un calvario. Le procedure arbitrarie dell'Inps
La sentenza del Tribunale di Milano che ristabilisce ordine
Qui la matassa comincia a ingarbugliarsi per i due lavoratori a cui l’accesso all’ammortizzatore sociale viene rifiutato nonostante la circolare Inps faccia ricadere espressamente il loro caso in quelli favorevoli al riconoscimento della prestazione di disoccupazione (risoluzione consensuale in seguito al rifiuto di trasferirsi a oltre 50 km di distanza dalla residenza). IN un primo tempo l’INPS ha rifiutato la Naspi adducendo presunte irregolarità di natura burocratica, ovvero il fatto che il verbale di conciliazione sia stato fatto davanti ai sindacati e non in sede DTL. Poi, sopravviene una seconda interpretazione, ovvero la Naspi viene negata perché il lavoratore ha accettato l’incentivazione all’esodo.
Ma anche in questo caso il rifiuto non è giustificabile né per la legge istitutiva della Naspi né per la Circolare Inps più sopra richiamata; però la procedura richiede 90 giorni prima che si possa adire l’autorità giudiziaria, da qui la decisione di ricorrere all’articolo 700, una procedura d’urgenza in caso di grave e irreparabile danno. E l’autorità giudiziaria il 5 ottobre scorso ha risposto in favore del lavoratore, che si è finalmente visto riconoscere il diritto al sussidio. Ma resta un fatto grave, come ribadisce l’avvocato Tedeschi: “L’Inps dà le indicazioni e poi se le rimangia, fa quello che le pare arbitrariamente, andando contro la sua stessa circolare. E’ infatti la stessa Inps che dà indicazioni al provvedimento normativo. E ci sono vuoti tali nelle indicazioni attuative del provvedimento, da consentire decisioni arbitrarie”. Inoltre non vi è neppure armonizzazione tra i vari uffici Inps lasciando così i lavoratori in balia della fortuna e senza certezza del diritto.