Economia

Svimez, è nel quadrilatero Napoli-Bari-Taranto-Gioia Tauro il futuro del Sud

Eduardo Cagnazzi

Un Piano di interventi fortemente interconnessi che spaziano dalla logistica alle energie pulite, dalla rigenerazione urbana all'agroalimentare fino alle Zes

E’ un ventaglio di disegni  di interventi per il Mezzogiorno volto a rafforzare la funzione strategica nel mediterraneo quello redatto da Svimez: è il progetto Quadrilatero Napoli-Bari-Taranto-Gioia Tauro da estendersi alla Sicilia. Un Piano di interventi composto di azioni fortemente interconnesse, articolate in una prospettiva mediterranea idonea a sviluppare una rinnovata politica attiva di sviluppo: logistica, energie rinnovabili, rigenerazione urbana e ambientale, agroalimentare e agroindustria, governo delle acque, politica industriale, ricerca e innovazione sono decisivi aspetti di questo disegno strategico che propongono il protagonismo del Mezzogiorno per un «rinascimento industriale che possa farlo uscire dal recinto delle sedicenti e deludenti politiche di coesione nel quale è stato rinchiuso dal 1998. Un percorso che porti alla progressiva strutturazione di un significativo Southern Range logistico euromediterraneo competitivo, green, sostenibile e socialmente inclusivo.

 L'avvio delle quattro ZES pone realisticamente il focus sul Mezzogiorno continentale; un disegno da arricchire quando al Quadrilatero -secondo gli analisti di Svimez- si aggiungeranno altre zone economiche speciali e in prospettiva del collegamento al continente della Sicilia. Una strategia che postula una rinnovata centralità e un ruolo di attore dell’Italia nello sviluppo del Mediterraneo la sola area nel mondo, insieme ai paesi dell’Africa sub Sahariana a sperimentare un consistente aumento demografico: per i paesi rivieraschi del bacino si prevede nei prossimi tre decenni un aumento di popolazione dagli attuali 550 milioni a oltre 750.

Svimez rileva che l’Italia ha un’indiscussa centralità geografica che le consente di istituire relazioni fondamentali efficienti in termini di logistica economica. Essa potrebbe dunque stimolare un processo autonomo di sviluppo del Mediterraneo non antagonista all’Europa centro settentrionale ma che può giovarsi nel breve periodo delle politiche di reshoring ed accorciamento delle catene del valore, di una forza lavoro ancora relativamente giovane e della disponibilità di fonti energetiche rinnovabili e di importanti giacimenti di gas. Queste ultime potrebbero consentire all’area mediterranea di poter costituire uno dei più importanti hub energetici mondiali e poter orientare e governare i processi legati ai nuovi modelli di sviluppo che si stanno avviando e caratterizzeranno il nuovo millennio. Del resto, la sponda sud ed est è ricca di giovani e di materie prime di base per lo sviluppo delle tecnologie e delle industrie del futuro, quella nord è ricca di risorse finanziarie e di cultura tecnica e scientifica. Dall’incontro di queste due realtà così profondamente diverse potrebbe scaturire una nuova stagione di sviluppo del bacino mediterraneo una sorta di nuovo rinascimento. Un destino al qual sarà difficile sottrarsi dati i vincoli che legano i paesi affacciati sulle rive di un mare che da sempre unisce. Con il prototipo del Quadrilatero l'Italia può impostare in modo serio, di mercato, il tema della transizione verso il green new deal, avanzando una proposta immediatamente operativa, come candidata di prima fila alla recovery strategy dell'Unione in risposta allo shock della pandemia. Napoli, Bari, Taranto, Gioia Tauro sono le Zone Economiche Speciali fino a questo momento istituite: il Quadrilatero. Quattro Zes, quattro sistemi portuali che, se interconnessi e sincronizzati possono attivare lo sviluppo di una vasta area, quella del Mezzogiorno continentale, coinvolgendo direttamente oltre 12 milioni di cittadini. Il Quadrilatero e i vertici che lo definiscono potrebbero ripristinare il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo. Una missione che rappresenta la condizione necessaria -non sufficiente se non coinvolge il Nord- per garantire non quello che si profila come il ritorno ad una asfittica crescita ma il rilancio dello sviluppo (tassi del 2-3% e più) dell'economia nazionale.

Il Quadrilatero dispone già di una considerevole attrezzatura che va resa velocemente operativa con significativi, indispensabili interventi. Partendo dall'esistente, è possibile operare immediatamente per portare a regime l'attività attualmente molto al di sotto delle potenzialità dell'intero perimetro presidiato. A questo scopo e per consolidare le prospettive di medio lungo periodo vanno definite le linee del potenziamento infrastrutturale necessario a trasmettere con efficacia gli effetti propulsivi sul territorio (l'area). Le Zes, centrate su retroporti e distripark, rappresentano una fertile discontinuità da rendere rapidamente operativa rispetto all' inerzia strategica di decenni. Per dare pienamente i suoi frutti, il rispetto di queste condizioni richiede di bruciare i tempi di realizzazione del corridoio ferroviario Tav-Tac Napoli Bari, che le Ferrovie dello Stato impegnate a realizzare il progetto da oltre dieci anni hanno fissato per un troppo lontano 2026. È indispensabile inoltre, assicurare i collegamenti tra le aree portuali e il territorio di riferimento rendendo pienamente operativi gli snodi ferroviari e autostradali è questo il caso del porto di Napoli che soffre tuttora della modesta operatività della rete ferroviaria, un asset che assicura alti livelli di produttività e competitività al sistema portuale e dunque alla Zesi riferimento.

“Il sincronismo e l’interconnessione tra le Zes costituiscono la premessa per lo sviluppo dell’area interna al Quadrilatero. Ciò consente di attivare molteplici relazioni interne all'area vasta del Mezzogiorno continentale e, con una sapiente tessitura, di potenziarla e, connettendola, di valorizzarla: è questo il modo per contrastare anche la fragilità e crescente marginalità delle aree interne”, dice Adriano Giannola, presidente di Svimez. “Queste ultime possono beneficiare di occasioni di sviluppo attivate in connessione alle molteplici forme di trasversalità ed intermodalità che il progetto promuove nel corridoio che unisce le Zes di Napoli e Bari nel progetto del corridoio Tirreno-Adriatico. Le dodici stazioni della NapoliBari dislocate tra Irpinia, Sannio, Murge, funzionali alle Zes, si prestano in automatico alla strategia di rivitalizzare borghi e territori delle aree interne e a renderle organicamente complementari e funzionali attraverso la identificazione di aree Vaste, enclaves da organizzare in Zone logistiche territoriali che si aggiungono a quelle già identificate (nell' area Torrese in Campania, nella valle del Crati in Calabria, nell'agro metapontino in Basilicata) con la prospettiva di favorire circuiti di sviluppo utili a contrastare il progredire della marginalità economica e il degrado demografico”.

Per la piena riuscita dell’iniziativa -sottolinea Svimez- è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, delle associazioni del mondo produttivo e della società civile. Un’azione cooperativa che valorizzi le competenze dei singoli attori tanto più necessaria dopo l’esperienza amara della pandemia da Covid-19 cui dovrà necessariamente seguire la costruzione di un nuovo percorso di sviluppo. Del resto è noto come le pandemie segnino una netta discontinuità nella storia. Il loro impatto, infatti, investe, stravolgendoli i rapporti all’interno delle società e tra le società stesse, ne risente in modo particolare il sistema di relazioni politico, socio economiche.