Economia
Svimez a Draghi: coesione, investimenti, sviluppo sostenibile, occupazione
Giannola: "Non uno scatolone pieno di progetti senza una strategia chiara, ma capaci di mettere in moto un Mezzogiorno inceppato secondo le indicazioni europee"
Coesione, riduzione delle disuguaglianze, sviluppo sostenibile, investimenti. E sostegni alle attività produttive mettendo in moto il Sud come valore aggiuntivo, come secondo motore del Paese. In caso contrario si rischia di riempire uno scatolone di provvedimenti senza una strategia chiara. Per Adriano Giannola, presidente Svimez, il nuovo governo a guida Mario Draghi dovrà mettere in campo misure che manutengano il “motore inceppato” di un Paese in caduta libera, riducendo sia il divario tra le diverse aree territoriali sia sostenendo le attività produttive, l'occupazione e le categorie più disagiate, secondo i criteri individuati dall’Europa.
L’Italia è allora un Paese in caduta libera? “L’Europa è avanti di 15 punti, con questa pandemia l’Italia è indietro di circa 30 punti di distanza. Serve una visione con una destinazione precisa: il Mezzogiorno. Da qui non si scappa. Lo abbiamo detto nei giorni scorsi nel corso di un’audizione in Parlamento. Il nuovo Governo, utilizzando i fondi europei, dovrà immaginare un progetto di Sistema per il Sud in grado di respingere l’illusoria tentazione di separare le diverse macro-aree economiche del Paese, consegnandole ai destini storici diseguali. Il soccorso europeo non è filantropia ma la presa in carico di una crisi che viene da lontano e che la pandemia mette a nudo e che minaccia gli stessi equilibri dell’Europa”.
Parla di un progetto-sistema che coinvolga sia il Nord che il Sud? “Sì, dando attuazione in questa operazione a quell’obiettivo della coesione nazionale posto tra le condizioni dell’Europa per l’assegnazione delle risorse. Ci sono 209 miliardi da spendere, di cui 120 assegnati al Mezzogiorno. Il problema è che cosa si può fare con questi soldi per fare ripartire l’economia di quest’area e dell’intero Paese”.
Lei ha più volte affermato che il Sud che non si salva con un pezzo alla volta. “Abbiamo indicato più volte il quadrilatero dei porti: Bari, Napoli, Taranto e Gioia Tauro. Tutte Zone economiche speciali nelle quali si muovono università, centri di ricerca, energie. Solo se si mettono in moto questi poli, collegandoli all’agricoltura, governando le aree di retroporto e potenziando contestualmente le infrastrutture, potrà ripartire lo sviluppo del Sud e del Paese”.
Riconnettere dunque un Paese ora spaccato in due? “Si, riconnetterlo attraverso la realizzazione di opere pubbliche, infrastrutture funzionali alla rigenerazione urbana, alla mitigazione dei rischi naturali, completando l’Alta velocità portandola a sistema con Bari e la Sicilia, ridisegnando la geografia dei trasporti italiani per pervenire ad un riequilibrio territoriale nuovo. Rimettendo in poche parole in gioco un sistema di 20 milioni di persone che adesso pesano sulle spalle del governo centrale”.
Chi è chiamato a concorrere ad un simile Progetto di Sistema? “Sia i fondi di parte pubblica, soprattutto, ma non solo derivanti dal Recovery Fund nella sua richiesta di progetti a forte impatto strutturale -logistica mobilità, portualità, connessione territoriale, innovazione sociale- sia gli interventi privati, incentivati quando non determinati dalle trasformazioni strutturali e da accoglienti condizioni, culturali e operative di contesto. Spero che Draghi sia interprete di questo processo”.