Economia

Technogym e la crisi da fase due. Il distanziamento affossa il titolo

Luca Spoldi

Il futuro incerto per luoghi affollati come palestre e centri fitness pesa in Borsa sul titolo che dal 5 febbraio ha più che dimezzato la market cap

Il lockdown italiano prosegue e con esso la caduta dei titoli collegati ad attività “non indispensabili” tra cui palestre e centri fitness, mercato di riferimento di uno degli “unicorni” italiani degli ultimi anni, Technogym che pure ha chiuso il 2019 chiuso il 2019 con risultati in linea con le attese della società e del mercato (ricavi consolidati in crescita del 5,5% rispetto al 2018 a 669 milioni, Ebitda rettificato in crescita del 5,3% a 141,5 milioni e utile netto in aumento del 2,2% a 85,4 milioni) e con una posizione finanziaria netta di 25,3 milioni a fine anno. Fondata in un capannone industriale a Gambettola (Cesena) nel 1983 da Nerio Alessandri, Technogym in pochi anni è riuscita a diventare leader mondiale nella produzione di attrezzi per lo sport e il tempo libero, sbarcando a Piazza Affari nel 2016 a seguito di un collocamento effettuato a 3,25 euro per azione.

Da allora le quotazioni sono sostanzialmente sempre salite sino a toccare un massimo storico di 12,19 euro il 17 gennaio scorso, con una capitalizzazione di oltre 2,25 miliardi, proprio alla vigilia della “tempesta perfetta” che ha sconvolto i mercati finanziari mondiali, Piazza Affari compresa. Fiutata l’aria, Alessandri tramite Wellness Holdings è comunque riuscito ad alleggerire la sua partecipazione di controllo cedendo il 5 febbraio, attraverso un accelerated bookbuilding gestito da Citigroup e portato a termine al prezzo di 11,45 euro per azione, 10 milioni di azioni per un controvalore complessivo di 114,5 milioni di euro. Successivamente il prezzo di Technogym in borsa ha continuato a cadere, nonostante gli analisti abbiano più volte ribadito di essere fiduciosi in una ripresa del business nel 2021, arrivando agli attuali 5,62 euro (-54% dai massimi, -51% dal livello dell’eccelerated bookbuilding di Wellness, -38,21% nell'ultimo mese), equivalenti a 1,16 miliardi di capitalizzazione.

Alessandri, che col suo tempismo ha dunque “guadagnato” 57 milioni di euro, con Wellness resta comunque titolare di 80 milioni di azioni (il 39,8% del capitale di Technogym), corrispondenti a 160 milioni di diritti di voto (il 56,94% del totale) e non corre pertanto il rischio che approfittando dell’attuale debolezza di borsa qualche fondo di private equity o concorrente industriale provi a sfilargli l’azienda di mano. Il problema tuttavia al momento è un altro: tra confusione sull’efficacia o meno dei dispositivi di protezione personale, polemiche sulla veridicità delle statistiche ufficiali dei vari paesi e dubbi sulla durata dell’immunizzazione ottenuta da chi è già guarito dal Covid-19, nella “fase 2” dell’epidemia, quella del graduale ritorno alla normalità, non tutte le attività riprenderanno allo stesso tempo e con le stesse modalità, anzi.

Per capire quando si potrà riaprire gli esperti guardano all’andamento di R0 (“Erre-zero”, o tasso di contagiosità del virus), non dovrà essere superiore a 0,5 (ogni due persone già contagiate si registra un nuovo contagio) per sperare di riaprire bar e ristoranti, mentre adesso oscilla attorno a 1-1,1 (ogni persone contagiata trasmette ad un’altra persona il virus). Ma per luoghi affollati come discoteche, sale per convegni ed evidentemente anche palestre e centri fitness (occorrerà che sia ancora più bassa e prossima a zero). Dato che R0 dipende, oltre che dalle caratteristiche del virus specifico anche da quante persone si incontrano e quanto a lungo, occorrerà che palestre e centri benessere adottino misure di distanziamento sociale per sperare di riaprire e questo comporterà necessariamente la disposizione di un minor numero di attrezzature per metro quadrato.

Per contro proprio il lockdown (Technogym stessa ha fermato gli impianti italiani dal 25 marzo) e le misure di distanziamento sociale potrebbero incrementare la domanda di prodotti per uso domestico come MyRun, Wellness Active Ball o Mycycling, già presenti in oltre 200 mila abitazioni private, consentendo di ammortizzare almeno in parte gli effetti negativi. Anche l’ampia diversificazione geografica (l’Italia pesa per circa il 10% delle vendite, l’Europa (Italia esclusa) per un altro 50%, mentre il restante 40% è rappresentato dal resto del mondo, in particolare Nord America e paesi dell’Asia-Pacifico, potrebbe dare una mano a medio termine.

Proprio in questi giorni, tuttavia, il rapido peggioramento della situazione in importanti paesi europei come Spagna, Germania e Gran Bretagna, piuttosto che negli Stati Uniti ha pesato ulteriormente sul titolo, così come la decisione, inevitabile, di rinviare Europei di calcio e Olimpiadi di un anno (mentre per ora i mondiali di Ironman, di cui Technogym è diventato fornitore ufficiale per le attrezzatura di global fitness, sono confermati per il 10 ottobre). Insomma, la “spritz economy” piange la prematura fine della stagione degli aperitivi per quest’anno, ma può in parte consolarsi con un incremento dei consumi da casa (tanto che il titolo Campari da inizio anno perde il 22%, ossia meno della metà di Technogym), per il settore wellness l’uscita dal tunnel sembra destinata ad essere molto più incerta.

Così tra gli analisti c’è chi come gli uomini di Kepler Cheuvreux ridotto di un 39% in media le previsioni sugli utili 2020-2021 proprio per tener conto dell’impatto del coronavirus sui principali clienti del gruppo marchigiano. Mentre Equita Sim, più fiduciosa, ha ridotto le stime del 2020 in modo sensibile (-20% il fatturato, -35% l’Ebitda) ma molto meno quelle del 2021 sottolineando come se non ci saranno ulteriori sorprese negative l’azienda di Nerio Alessandri possa tornare sui livelli vicini a quelli dello scorso anno. Nell’attesa di capire chi avrà ragione, gli investitori per ora restano alla finestra