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Economia
Tim, Altavilla ceo inevitabile ma a tempo. Ad aprile Vivendi si riprende tutto
Foto LaPresse

Alla fine a sedersi sulla poltrona scomoda di capo di Tim l’ha spuntata Alfredo Altavilla, ex top manager di Fca.
Una scelta obbligata ma pessima”, la definiscono ambienti vicini al dossier.
Obbligata poiché bisognava individuare un candidato già presente nel Cda. E l’altro papabile e vera prima scelta per la sua esperienza di capo di Wind e della Rai, Luigi Gubitosi, già occupato in Alitalia, ha rifiutato l’offerta, ritenendola troppo precaria e incerta.

L’alternativa avrebbe potuto essere affidare le deleghe operative al presidente Fulvio Conti, già gran capo dell’Enel. Ma anche qui, è arrivato un garbato rifiuto: troppe grane, mission impossible.
Sicché non restava agli azionisti di Tim che Altavilla che oltre ad essere già nel Cda come indipendente, aveva dalla sua l’essere disoccupato e quindi disponibile, dopo le fragorose dimissioni dalla Fiat.

Proprio questo era considerato uno dei nei, delle macchie nel suo curriculum: la sua uscita polemica dalla Fiat col cadavere di Marchionne ancora caldo, quando il manager sbatté la porta non essendo stato scelto da Exor  a succedere allo  sfortunato salvatore della Fiat, morto a sorpresa e prematuramente. Un gesto troppo violento e intempestivo, che non piacque affatto alla pur spietata  business community.

In più Altavilla tra i nei ha anche quello di non conoscere il mondo delle telecomunicazioni e tanto meno i business regolati.

E ad aggravare il quadro Altavilla in questi mesi è stato, dietro le quinte, l’alfiere della cacciata di Genish, l’uomo di Vivendi. Sicché è poco amato dagli azionisti d’Oltralpe, che sono, nonostante tutto, gli azionisti forti dell’azienda.

I quali, si sussurra, in aprile, con l’assemblea, andranno alla conta e si riprenderanno il controllo della Tim, essendosi persa per strada la cordata interna opposta che era riuscita a mettere insieme il fondo Elliot a partire da Cdp, bruciata dal fallimento delle strategie e dal crollo conseguente del valore delle azioni in borsa. Una  volta ripresosi nell’assemblea di aprile il controllo di Tim, i francesi di Vivendi daranno con ogni probabilità il benservito ad Altavilla, ceo a tempo, procedendo a nominarsi un loro uomo di fiducia.

Ecco il  perché di una scelta obbligata ma pessima.
Anche se magari Altavilla in questi cinque mesi che mancano all’assemblea potrà giocare le sue carte e magari stupire il socio francese guadagnandosi la sua fiducia.
Ma, per le ragioni sopra spiegate, sarà molto difficile.

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