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Economia
Tim, cda per i conti 2023. Ma anche segnali di pace Labriola-Vivendi

Tim, cda per i conti 2023. Ma anche segnali di pace Labriola-Vivendi

Il destino di Tim è prossimo a un punto di svolta. Oggi il consiglio di amministrazione della società guidata da Pietro Labriola è chiamato a ratificare il bilancio preliminare del 2023, il quale sembra aver rispettato anche quest'anno le previsioni. I conti riceveranno l'approvazione definitiva il 3 marzo (insieme al nuovo piano industriale fino al 2026) prima di essere sottoposti al voto degli azionisti il 23 aprile. Tuttavia, già il 6 marzo i membri del consiglio si riuniranno di nuovo per approvare la "lista del consiglio di amministrazione", la quale sarà anch'essa oggetto di verifica durante l'assemblea degli azionisti. È a questo punto che diventerà chiaro qual è la vera natura della relazione tra la leadership di Tim e l'azionista Vivendi (che detiene il 23,7% delle azioni) e che, come noto, si oppone alla vendita della rete al consorzio guidato dalla società americana Kkr, in cui sono coinvolti Cdp, il Tesoro e il fondo F2i. Questo è quanto riporta Il Giornale.

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Recentemente, Labriola ha incontrato a Parigi Yannick Bollorè, presidente del gruppo francese, insieme al CEO Arnaud de Puyfontaine. L'incontro è stato descritto come "amichevole", presumibilmente con l'intento di mitigare le rispettive posizioni in vista di incontri potenzialmente cruciali. Al momento, l'esito dell'incontro non è noto, tuttavia possiamo già delineare tre possibili sviluppi: 1) Vivendi decide di abbandonare le ostilità, di condividere la lista del consiglio di amministrazione e, insieme, di ritirare l'azione legale presentata presso il Tribunale di Milano per bloccare la cessione della rete al fondo Kkr; 2) Vivendi non si pronuncia sulla lista del consiglio di amministrazione, implicitamente avallando le scelte fatte, ma continua a perseguire l'azione legale in tribunale per avere più margini di negoziazione in vista di una vendita della propria partecipazione; 3) Vivendi continua l'azione legale e minaccia di opporsi all'approvazione della lista del consiglio di amministrazione durante l'assemblea.

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Naturalmente, le tre possibilità hanno ciascuna la propria logica, ma mentre le prime due potrebbero portare a un accordo sia in caso di vendita della partecipazione di Vivendi sia in caso di permanenza come principale azionista, la terza opzione potrebbe avere conseguenze devastanti per tutte le parti coinvolte, inclusa l'azienda stessa. La prospettiva di una lunga battaglia legale e l'opposizione alle proposte del consiglio di amministrazione in merito alle nomine e al piano industriale potrebbero ostacolare l'attuazione del piano di rilancio proposto da Labriola, compromettendo un servizio di vitale importanza per il Paese. Inoltre, sarebbe un voto contro il governo italiano - il quale ha già espresso chiaramente la sua posizione - e contro il vasto gruppo di investitori istituzionali che detiene il 50% delle azioni di Tim. Per tutte queste ragioni, si ritiene che questo scenario sia il meno probabile e che alla fine Vivendi opterà per la mediazione: solo in questo modo avrà la possibilità di recuperare parte del proprio investimento, attualmente ridotto a un quarto.






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