Economia

Tim, Elliott sale al 9,4% e rilancia sullo spin-off della rete. Titolo boom

Mentre Vivendi scrive alla Consob per denunciare il "market abuse" di Elliott,il fondo sale a sorpresa nel capitale e manda un messaggio al mercato. Titolo boom

La battaglia per il controllo di Tim torna a farsi incandescente sul mercato con la mossa del fondo americano Elliott che dall'8,8% è salito al 9,4%. Una mossa che ha dato la scossa al titolo dell'ex monopolista: in territorio moderatamente positivo prima della notizia, le azioni sono balzate in cima al listino, finendo in asta di volatilità quando segnavano un prezzo di 0,488 euro (non lontano comunque dai minimi storici), con un guadagno del +5,4%.

vincent bollore
 

"Ci sono diversi percorsi per aumentare il valore per gli azionisti" di Telecom Italia "tra i quali, solo a titolo esemplificativo ma non esaustivo, la separazione della rete di accesso alla rete fissa (NetCo) e la valutazione delle opzioni di consolidamento del mercato, nonchè la conversione delle azioni di risparmio", hanno comunicato agli investitori i rappresentanti del fondo statunitense fondato da Paul Singer, nel notificare alla Sec l'operazione su Telecom Italia.

Inoltre "qualsiasi cambiamento nella composizione del consiglio in questo momento pregiudicherebbe l'esecuzione e il portare a compimento i previsti piani di creazione di valore". Il riferimento è ai francesi di Vivendi (primo azionista di Tim con il 24% del capitale) che, oltre ad aver appena inviato l'ennesima lettera alla Consob accusando - con un esposto stavolta - il fondo Elliott di "manipolazione di mercato", hanno chiesto al board di anticipare a febbraio l'assemblea fissata il 29 marzo. Un appuntamento in cui il colosso dell'enterteinment controllato dalla famiglia Bollorè mira a ribaltare i pesi della governance nel board riprendendone il controllo. 

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Nel proprio esposto Vivendi ha preso di mira il contratto collar stipulato da Elliott sulle sue azioni di Tim, un contratto in cui, secondo i francesi, il fondo Elliott si era coperto, scrive Milano Finanza, "dal rischio di riduzione di valore delle azioni Tim mediante due derivati stipulati con Jp Morgan che attribuiscono al fondo il diritto, a partire dal 5 febbraio e sino al 9 giugno 2019, di vendere alla banca sino a 240 milioni di azioni Tim con una prima opzione put e sino a 510 milioni con una seconda opzione put (circa il 4,9% del capitale) a un prezzo di 0,81054 euro". Strumento grazie al quale, è l'accusa, Elliott può chiudere i derivati mediante regolamento in denaro (quindi senza consegna fisica delle azioni) e, monetizzando la differenza tra valore delle opzioni e valore di mercato, utilizzare il ricavato per incrementare la sua partecipazione.

Un’accusa sempre respinta da Elliott che ora è nuovamente finita in Consob sotto forma di esposto e testimonia l’alto livello raggiunto dallo scontro tra i due grandi azionisti in vista dell’assemblea di fine marzo.

Elliott "si sta comportando come un investitore puramente finanziario, sta utilizzando un approccio opportunistico per trarre vantaggio dalla caduta del 45% del valore delle azioni", è invece il commento a caldo dopo le mosse di Elliott di un portavoce di Vivendi. "Il prezzo delle azioni - ha aggiunto - è attualmente così basso a causa della disastrosa goverance a partire dal 4 maggio. Al momento, non esiste alcun piano industriale".

Quella di Vivendi è una battaglia contro il tempo, perché il 21 febbraio il nuovo Ceo Luigi Gubitosi presenterà il nuovo piano industriale che archivierà definitivamente le strategie di Amos Genish e che dovrebbe prevedere lo spin-off della rete per procedere poi con la fusione con Open Fiber. 

"Prima di parlare delle possibili soluzioni, vorrei sedermi con Open Fiber per un esame approfondito della situazione esistente e delle opportunità che presenta. Qualsiasi discussione sul tema non puo' basarsi su opinioni ma su numeri, fatti e dati certi", ha spiegato stamane l'amministratore delegato di Tim, in un'intervista al Corriere della Sera in cui ha auspicato un tavolo "per esplorare possibili sinergie, che possono andare da accordi commerciali, co-investimenti, fino anche ad una possibile combinazione complessiva delle due infrastrutture. E' importante capire i valori in gioco".

Il tema del controllo della rete, aggiunge, "è successivo e riguarda gli azionisti". "L'Italia ha bisogno di infrastrutture ma ha poche risorse per realizzarle, eppure è tra i pochi Paesi che sta andando verso una sovrapposizione delle reti di telecomunicazioni", ha osservato Gubitosi. "E' opportuno massimizzare l'efficacia degli investimenti".

Da Tim "il mercato si aspetta tre cose fondamentali: l'aumento di generazione di cassa organica, capire come possiamo sfruttare le opportunita' di valorizzazione disponibili e la fine della conflittualita' tra gli azionisti", ha rilevato Gubitosi, secondo cui "la conflittualità Vivendi-Elliott si supera creando valore per tutti".

Sul rilancio dell'azienda, "il settore delle Tlc è strategico per lo sviluppo e la digitalizzazione del nostro Paese. Il lancio del 5G accelerera' il processo di cambiamento di un settore che ha bisogno di un complessivo piano di riassetto. Tim e' pronta ad essere al centro di questa partita per portare vantaggi al Paese", ha concluso il top manager.