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Tim, il debito fa tremare i mercati. E sul futuro di Labriola...

di Redazione Economia

La situazione finanziaria di Tim è delicata, con un notevole debito che deve essere rifinanziato a tassi crescenti e che limita la capacità dell'azienda

Tim, il debito fa tremare i mercati. E sul futuro di Labriola...

Tim è nuovamente al centro dell'attenzione. Questo non rappresenta certo una novità, considerando che negli ultimi 25 anni è stata soggetta a significative turbolenze di mercato, come evidenziato dall'andamento del suo titolo azionario, che è passato dal picco di 6 euro durante la bolla del 2000-2001 agli attuali 0,21 centesimi. Si tratta di una drastica perdita di valore senza precedenti. Questo è quanto riportato da Affari&Finanza.

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Attualmente, si ha la sensazione che si stia avvicinando un punto di svolta. L'ultima controversia riguarda la separazione e la vendita dell'infrastruttura di rete, un progetto proposto dall'attuale CEO di Tim, Pietro Labriola, ma che è stato oggetto di opposizione da parte dei francesi in un secondo momento. Inizialmente, il prezzo di vendita era considerato troppo basso, ma successivamente l'opposizione è stata motivata dal timore che la cessione di un asset così importante potesse rendere il resto della società non più sostenibile finanziariamente.

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Nonostante il sostegno del governo Meloni a questa operazione, che favorisce il passaggio della rete al fondo americano Kkr, con una significativa partecipazione del Ministero dell'Economia e Finanze e di alcuni investitori italiani, ci sono delle perplessità. Il crollo del titolo del 23,5% il 7 marzo, in seguito alla presentazione del piano industriale di Tim senza la rete, ha evidenziato preoccupazioni riguardo all'elevato debito della società, che supera le previsioni.

La situazione finanziaria di Tim è delicata, con un notevole debito che deve essere rifinanziato a tassi crescenti e che limita la capacità dell'azienda di fare nuovi investimenti. La vendita della rete diventa quindi una necessità, ma ci sono rischi che questa operazione possa non essere sufficiente o subire ritardi. La tempistica è cruciale, come evidenziato da un report della banca d'affari Hsbc, che stima che ogni mese di ritardo potrebbe costare a Tim circa 125 milioni in interessi passivi.

La questione è stata posta all'attenzione della DgComp, l'organismo antitrust dell'Unione Europea, che dovrà decidere se autorizzare l'operazione o richiedere ulteriori indagini. Nel frattempo, il futuro finanziario di Tim rimane incerto, con l'assemblea del 23 aprile che potrebbe portare a cambiamenti significativi nella governance dell'azienda. La vendita di Tim Brazil e di Tim Consumer potrebbe essere considerata per ridurre il debito e concentrarsi sul settore enterprise.