Economia
Tim, possibile asse Vivendi-Merlyn contro Labriola. L'assemblea si avvicina
In ballo non “solo” il rinnovo del Cda, ma anche la necessità di capire che forma prenderà la società una volta che avverrà lo scorporo della rete
Tim, l'assemblea di fuoco è alle porte. Ecco tutte le partite in gioco
Con l'assemblea di TIM alle porte, le attese sono alte e le tensioni palpabili. L'aspettativa, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, è di un'affluenza intorno al 60-65%, un numero comunque elevato. Ma è comprensibile la partecipazione così elevata: in ballo non c’è “solo” il rinnovo del consiglio di amministrazione e la scelta – quasi scontata – di affidarsi ancora a Pietro Labriola come ceo. C’è, soprattutto, la necessità di capire dove sta andando la società e che forma prenderà una volta che avverrà lo scorporo della rete. Senza contare l’ultimo affondo – ancorché efficace – di Starlink. Insomma, molta carne al fuoco.
Il deposito delle liste è chiuso e la cosa farà sicuramente piacere alla cancelleria di Tim, che ha dovuto ricevere e stilare quattro elenchi di quattro diverse tipologie. Oltre a quella del board – che vede Alberta Figari candidata indicata come Presidente; Pietro Labriola; Giovanni Gorno Tempini; Paola Camagni; Federico Ferro Luzzi; Domitilla Benigni; Jeffrey Hedberg; Paola Tagliavini; Maurizio Carli; Romina Guglielmetti; Leone Pattofatto; Antonella Lillo; Andrea Mascetti; Enrico Pazzali; Luca Rossi – c’è quella del misterioso fondo Merlyn, società di diritto lussemburghese che nelle scorse settimane aveva presentato un piano alternativo alla vendita della rete.
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Merlyn, che detiene lo 0,53% ha presentato una lista in cui corrono Umberto Paolucci (candidato Presidente), Stefano Siragusa (indicato come Amministratore delegato), Ersilia Vaudo, Ida Claudia Panetta, Ottavia Orlandoni, Boris Di Nemsic, Niccolò Ragnini Kothny, Robert Hackl, Boulos H.B. Doany, Barbara Oldani. Con l’eccezione di Stefano Siragusa, tutti gli altri candidati si dichiarano indipendenti.
L’altra lista in corsa è stata presentata da Asati – Associazione azionisti Telecom Italia per conto di azionisti alla stessa associati. Non senza un momento un po’ divertente, visto che l’elenco dei nomi iniziali non rispettava le quote rosa ed è quindi stato “sforbibicato”. Anche Asati detiene lo 0,53% del capitale composto da azioni ordinarie. Ecco i nomi dei candidati: Franco Lombardi, Alberto Brandolese, Maurizio Matteo Decina, Francesca Dalla Vecchia. I candidati si dichiarano tutti indipendenti.
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C’è poi la lista presentata da Bluebell Capital Partners Limited (0,5003% del capitale composto da azioni ordinarie), società con sede a Londra, in qualità di gestore del fondo Bluebell Active Equity Master Fund Icav. I candidati sono: Paola Giannotti de Ponti (candidata Presidente); Paolo Amato, Laurence Lafont, Monica Biaggiotti, Paolo Venturoni e Eugenio D’Amico. Anche in questa lista tutti i candidati dichiarano di essere indipendenti.
Tuttavia, è importante notare che l'effettiva percentuale di adesione per ogni lista non sarà immediatamente chiara. Con l'assemblea che si terrà a porte chiuse, sarà necessario attendere qualche giorno dopo l'evento per ottenere una chiara visione delle percentuali di sostegno per ciascuna lista. Una delle voci più interessanti che circolano riguarda il possibile sostegno di Vivendi alla lista guidata da Merlyn, un'azione che potrebbe essere interpretata come un tentativo di contrastare l'influenza di Labriola. Questa mossa, se confermata, potrebbe aggiungere un ulteriore livello di complessità alle dinamiche in gioco, mettendo in evidenza le tensioni esistenti all'interno del panorama aziendale.
Non è un mistero che Vivendi abbia trovato quantomeno inopportuna la scelta di vendere la rete per 19 miliardi più due di earn out, quando Arnaud De Puyfontaine aveva valutato l’asset in circa 34 miliardi di euro. Per questo, come Affaritaliani.it aveva registrato già nelle scorse settimane, i francesi sono piuttosto infastiditi. Ma non hanno mai pensato di fare una loro lista, preferendo capire come si sarebbero mossi gli altri. E ora, la tentazione di votare per la lista Merlyn. Nonostante gli allarmi dei fondi che hanno sempre auspicato una continuità nella gestione e nella governance. Vivendi ha svalutato la sua partecipazione, ma mastica amarissimo per un investimento da quattro miliardi che non solo non ha reso, ma si è rivelato molto complicato.