Economia
Tim, Vivendi "vede" l'accordo Mef-Kkr. Ma ci sono ancora delle nubi
Una nota del gruppo francese "benedice" l'interessamento del governo ma chiede un confronto per trovare le migliori soluzioni. I nodi Serco e valutazione
C’è poi il tema del prezzo: Kkr ha alzato l’asticella fino a 23 miliardi di euro, più di quanto messo sul piatto nelle precedenti trattative, ma molto meno di quanto chiesto da Vivendi che aveva valutato l’asset intorno a 31 miliardi. Vero è che l’aumento dei tassi d’interesse – e quindi il costo della finanza – ha probabilmente ridotto le stime, ma non certo di otto miliardi.
Secondo quanto ci risulta, Kkr non è molto intenzionata a spingere – ancora – sulla leva del prezzo e, addirittura, qualcuno riterrebbe “strano” se dovessero arrivare richieste in tal senso. I francesi invece ritengono di poter alzare ancora un po’ l’asticella, magari andando a cadere in una zona ancora lontana dai 31 miliardi, ma più vicina ai 26-27 che rappresenterebbero un tetto “confortevole” per tutte le parti in causa.
Ma fonti vicine al dossier fanno notare che il problema, per Vivendi, potrebbe anche essere relativo alla cosiddetta Serco, cioè la società di servizi che raggrupperebbe al suo interno tutti gli asset di Tim escludendo Sparkle e, appunto, la rete. Secondo gli analisti, il valore della Service Company sarebbe di 15 miliardi compreso il Brasile, ma si troverebbe gravata da una montagna di debiti che non potrebbe più ripagare percé avrebbe perso uno degli asset più interessanti.
Su questo si combatterà parecchio perché Vivendi teme di trovarsi con in mano una società che ha perso il suo core business (appunto i servizi di rete) e che di conseguenza avrebbe meno appeal per i francesi. Dietro alle dichiarazioni di prammatica, dunque, non c’è la voglia di alzare barricate, ci mancherebbe. Ma non c’è nemmeno l’intenzione di farsi andare bene qualsiasi cosa al grido di “viva il parroco”. Che cosa succederà è presto per dirlo. Ma da qui al 30 settembre si vedranno autentiche montagne russe.