Economia

Traffico aereo, il divario fiscale per le casse italiane è alle stelle

di Redazione Economia

Nel 2022 lo Stato italiano ha perso 3,1 miliardi di euro di entrate a causa dei bassissimi livelli di tassazione a cui è sottoposto il settore aereo. L'analisi

Tassare le compagnie aeree, soluzioni e conseguenze

Secondo l’analisi di T&E, inoltre, senza interventi concreti e dando per assodato il ritmo di crescita del trasporto aereo - nel 2023 è previsto il ritorno al livello pre-covid - il divario fiscale in Italia è destinato ad aumentare del 49% entro il 2025, toccando i 4,6 miliardi di euro.

Ma quali potrebbero essere le possibili soluzioni? Secondo l’organizzazione, per risolvere il divario fiscale occorrerebbe applicare una tassa sul carburante al cherosene, un'aliquota IVA del 20% sui biglietti ed estendere il “carbon market” - il sistema attraverso cui i crediti di carbonio vengono comprati e venduti per mitigare gli impatti ambientali di determinate attività - a tutti i voli in partenza. L’alternativa suggerita, qualora non si riuscissero ad avviare tutte queste misure, sarebbe quella di applicare una “ticket tax” equivalente al divario fiscale previsto per il 2025, cioè 4,6 miliardi di euro.

Nessun effetto sui passeggeri? Non proprio: sempre secondo lo studio, l’aumento della tassazione avrà certamente un impatto sui prezzi dei biglietti per i passeggeri, ma questo potrebbe non essere necessariamente un male. Da T&E, infatti, immaginano che un aumento del prezzo dei ticket porti con sé una conseguente diminuzione della domanda e un risparmio di emissioni di CO2. “La tassazione che proponiamo vuole essere un modo per far contribuire di più chi vola maggiormente e dunque beneficia direttamente della sotto regolamentazione del settore - conclude Tritto - Parliamo dei cosiddetti frequent flyer, l'1% delle persone responsabili però del 50% delle emissioni del trasporto aereo”.

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