Economia

Trasporto marittimo, record nel 2016: oltre 10 miliardi di tonnellate

Il comparto crescerà ancora. Al 2019, la flotta mondiale delle navi container crescerà del 31,5%

Per la prima volta il traffico marittimo mondiale supera le 10 miliardi di tonnellate di merci trasportate. Solo Suez va oltre le 16.800 navi transitate che hanno trasportato nel 2016 quasi 820 milioni di tonnellate di merci. Il comparto crescerà ancora. Al 2019, la flotta mondiale delle navi container crescerà del 31,5% se si considerano le mega-carrier da 18-21mila Teu, dell'11% per le navi di 13-18mila Teu e del 9,7% tra 10-13mila Teu. Con oltre 50 miliardi di euro di import-export marittimo, l'Italia supera nel 2016 Germania e Francia negli scambi via mare con l'area Mena e permane il Paese Ue leader nello Short Sea Shipping nel Mediterraneo con 216 milioni di tonnellate di merci ed una quota di mercato pari al 36%. Sono alcuni dei dati e delle osservazioni che si leggono nel Rapporto semestrale Port Indicators di Srm (Centro studi collegato ad Intesa Sanpaolo) e Assoporti.

E' inoltre primo al mondo per flotta Ro-Ro (Roll on Roll off, trasporto autoveicoli e automezzi gommati) con oltre 5 milioni di tonnellate di stazza lorda. E continuano a crescere i porti italiani che per il secondo anno consecutivo superano i 480 milioni di tonnellate di merci movimentate e per il quarto anno consecutivo rimangono sopra la soglia dei 10 milioni di Teus. Se l'Italia cresce, il Mezzogiorno continua ad avere un ruolo di rilievo con una quota del 46% del totale Paese delle merci movimentate. Resta però il divario con i porti del Nord Europa e con quelli del Mediterraneo che nel corso degli ultimi anni hanno proceduto ad ingenti investimenti per adeguare le proprie infrastrutture.

Una sfida che dovranno affrontare per cercare di cogliere le opportunità commerciali che ne deriveranno. Prospettive di crescita che sono però legate all'attuazione concreta della riforma Delrio, che produrrà i suoi effetti nel breve e lungo termine, e all'utilizzo dei Fondi comunitari 2014-2020 ancora nel cassetto. Condizione prioritaria per il Paese per continuare a puntare in modo deciso sullo sviluppo dei suoi scali e del sistema logistico connesso.

Secondo lo studio, il cluster marittimo italiano ha prodotto un valore aggiunto a prezzi correnti di oltre 42 miliardi di euro, pari al 3% del totale economia, cifra che ha attivato a sua volta più di 80 miliardi di euro di valore aggiunto sul resto dell'economia per un ammontare produttivo pari a 122,9 miliardi, ovvero l'8,6% del totale prodotto dall'intera economia nazionale. In altre parole, per ogni euro prodotto dalla blue economy se ne attivano sul resto dell'economia altri 1,9 euro.

I settori dalla più elevata capacità moltiplicativa sono quello della movimentazione di merci e passeggeri via mare, dove per ogni euro prodotto riesce ad attivarne sul resto dell'economia altri 2,8, quelli delle attività sportive e ricreative e della cantieristica (entrambi in grado di attivare 2,4 euro sul resto del sistema produttivo per ogni euro che producono), così come quello dei servizi di alloggio e ristorazione, che attiva 1,9 euro per ogni euro prodotto. Analizzando le informazioni in base alla ripartizione geografica, Srm e Assoporti rilevano che il valore aggiunto prodotto sul resto dell'economia e il relativo moltiplicatore incide per circa l'11% nell'economia del Mezzogiorno (35,4 miliardi di euro) e per il 10,5% in quella del Centro (33 miliardi di euro).

Sotto la soglia del 10%, invece, l'incidenza nelle economie del Nord-Est (7,6%, pari a 24,7 miliardi di euro) e del Nord-Ovest (6,+4%, ovvero 29,6 miliardi). Gli analisti dei due organismi si soffermano anche sul comparto delle crociere che nel 2016 registrano un incremento di passeggeri trasportati dell'1,5%. Ai primi posti Civitavecchia con oltre 2,3 milioni di crocieristi per la presenza vicina della Capitale, Venezia con 1,6 milioni e Napoli con 1,3 milioni. Un'ulteriore crescita sarà possibile solo con il lavoro delle nuove Autorità di Sistema che hanno ingenti risorse finanziarie da investire sui porti di riferimento. L'indagine congiunturale si conclude con un focus sul Mezzogiorno, il traffico nei porti di quest'area ed, infine, sulle imprese marittime nazionali ed sulle attività di riferimento.

Eduardo Cagnazzi