Economia
Unicredit, il 4% di Generali è la mossa del cavallo di Orcel
Il ceo di Gae Aulenti è entrato a piedi uniti nella nuova battaglia finanziaria. E gli scenari sono tutt’altro che scontati
Unicredit, il 4% di Generali è la mossa del cavallo di Orcel
Pensare, oggi, che ci sia stato qualcuno che si è lamentato di Andrea Orcel e del suo presunto immobilismo fa quasi sorridere. La verità è che il banchiere romano, dopo aver pesantemente remunerato i suoi azionisti nel primo triennio di mandato, ora si sta concentrando – eccome – sul risiko. D’altronde l’avevano detto tutti quanti: si prende il Cristiano Ronaldo dei banchieri non per l’ordinaria amministrazione ma per tentare di fare di Unicredit la prima banca del Paese.
Missione che potrebbe essere completata se andasse in porto l’operazione di Ops su Commerzbank o BancoBpm. O, a maggior ragione, se dovessero concretizzarsi entrambe. Ma lo scenario più curioso è quello che si apre con l’acquisto del 4,1% di Generali da parte di Piazza Gae Aulenti. Gli intrecci sono tanti e complessi. Vediamoli.
Il 4% (in derivati) del Leone permette ad Andrea Orcel di sedersi al tavolo delle trattative in vista del rinnovo del cda di Generali il prossimo 8 maggio. In un momento in cui la battaglia di Trieste si avvicina ad ampi passi, è normale che sia Mediobanca – che farà una sua lista con Philippe Donnet proposto per il quinto mandato da ceo – sia Caltagirone-Delfin hanno tutto l’interesse a tirare per la giacca Orcel. Il quale potrebbe capitalizzare molto da questo investimento strategico.
Ad esempio, potrebbe chiedere a Milleri e all’Ingegnere di mollare definitivamente la presa su BancoBpm, che rimane l’obiettivo primario di Unicredit, in cambio dell’appoggio alla lista che il costruttore romano sta mettendo a punto per Trieste. A quel punto il terzo polo si concretizzerebbe intorno all’inusitato trittico Mps-Mediobanca-Generali.
Altro che investimento puramente finanziario come Orcel l’ha definito: l’acquisto del pacchetto di azioni del Leone è una mossa scaltra e fondamentale. E Mediobanca? Non dimentichiamo che nel 2019 Unicredit era il primo azionista privato di Piazzetta Cuccia con una quota superiore all’8%. Erano altri tempi: Gae Aulenti soffriva terribilmente, gli aumenti di capitale (13 miliardi complessivamente) non avevano prodotto gli effetti sperati e la cura di Jean Pierre Mustier era solo una: vendere tutta l’argenteria. Quindi addio a Fineco, addio a Mediobanca, addio a tutto. Una cura dimagrante che ha però avuto come unico effetto la mancata distribuzione dei dividendi nel 2020 e il titolo che valeva il 22% in meno in Borsa rispetto a quando Mustier arrivò al timone di Unicredit.
Dunque il rapporto con Piazzetta Cuccia c’è e qualcuno – in realtà si tratta di un’ipotesi alquanto remota – ha iniziato a sostenere: e se Orcel, complice il golden power messo dal governo su BancoBpm, provasse a sondare la disponibilità di Alberto Nagel a diventare la costola (più pregiata) di Piazza Gae Aulenti?
Fuor di metafora, dice qualcuno: che cosa impedirebbe a Orcel la scalata su Mediobanca, magari con un’offerta superiore ai 13,1 miliardi messa sul piatto da Mps, creando a quel punto un gigante che avrebbe parecchie frecce al suo arco: la banca tradizionale, il wealth maangement (vera gallina dalle uova d’oro e settore su cui Unicredit è ancora pronta a potenziarsi) e il mondo assicurativo, con il rinnovo delle partnership di bancassicurazione, stavolta con il Leone. Fantafinanza? Forse, ma si vedrà.
Da ultimo non va dimenticato il rapporto tra Unicredit e Delfin. La cassaforte della famiglia Del Vecchio, infatti, detiene il 2,7% del capitale di Piazza Gae Aulenti. Un investimento fatto dal fondatore di Luxottica per una cifra intorno ai 450 milioni di euro e che oggi varrebbe quasi quattro volte tanto. Quindi, se – come sembra – Francesco Milleri è pronto a cedere la sua quota perché in disaccordo con l’operazione Commerzbank. E allora, a maggior ragione, sbaglia chi pensa che l’investimento in Generali sia solo per vedere che cosa succederà a Trieste.
Tanto più che, come ha riportato il Sole 24 Ore autore dello scoop sull’acquisto da parte di Unicredit della quota del Leone, qualcuno è pronto a sostenere che l’uso del golden power nell’Ops su BancoBpm sia strategico per portare Orcel a muove su Bper. Altro che anno del serpente: il 2025 sarà l’anno del risiko.
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