UniCredit, il dossier Etruria non esiste. Il retroscena di Affaritaliani.it
UniCredit-Etruria, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it non esistono carte né documenti sul presunto dossier di cui parla de Bortoli
Bocche cucite. La questione Etruria, così come sollevata dall'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli nel suo libro, non riguarda UniCredit. E infatti dalla torre della banca nesuno parla e nessuno parlerà. Né ufficialmente né ufficiosamente. L'unica reazione, affidata ieri all'Ansa, cita fonti vicine all'istituto che negano qualsiasi tipo di "pressioni politiche per l'esame di dossier bancari compreso quello di Banca Etruria". Fine della questione. Almeno per Unicredit.
In effetti, secondo quanto Affaritaliani.it è riuscito a ricostruire, attraverso fonti vicine alla vicenda, non c'è nessun documento ufficiale o ufficioso. Uno straccio di mail. Una documentazione anche informale che attesti l’esistenza di comunicazioni interne, anche riservatissime da parte dei vertici, di incarichi a collaboratori a valutare, come rivela l’ex direttore del CorSera Ferruccio de Bortoli, il dossier Etruria. Niente di niente. Allo stato dei fatti, prove alla mano, il file Banca Etruria, UniCredit non l’ha mai aperto. Anche perché il piano industriale triennale del novembre 2014, l’ultimo di Federico Ghizzoni alla guida nel gruppo dov’è cresciuto professionalmente scalandolo dal basso dopo un iniziale incarico di direttore di filiale a Piacenza, parlava chiaro.
Mentre si attende che l’ultima parola dell’ex banchiere, ora prestato al mondo del private equity come vicepresidente nel fondo Clessidra (si mormora che possa diventare presto presidente), faccia chiarezza sul caso Boschi-Banca Etruria-UniCredit sollevato da de Bortoli, fonti vicine alla vicenda spiegano ad Affaritaliani.it che non esistono documenti ufficiali o ufficiosi all’interno della banca che possano provare che il gruppo abbia aperto in passato il file Banca Etruria. Come, del resto anche altri file, tipo quello molto più destabilizzante per il sistema bancario italiano del Montepaschi di Siena, situazione esplosa con il “caso Santorini” e bubbone conclamato mesi prima della vicenda delle “4 banks" Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e CariChieti. Istituti di credito poi messi in liquidazione dal governo nel novembre del 2015.
Nelle linee strategiche disegnate a fine 2014, Ghizzoni aveva infatti previsto per il suo istituto soltanto “una crescita organica” e non per linee esterne. Concetto ribadito più volte anche nei mesi successivi quando il banchiere piacentino veniva incalzato proprio su Mps (situazione ben nota alla Vigilanza come quella delle quattro banche del Centro Italia), gruppo riguardo al qualche Ghizzoni puntualmente smentiva un eventuale interesse-intervento sistemico di UniCredit. Le dichiarazioni del 2015 dell’ex amministratore delegato della banca di Piazza Gae Aulenti confermano infatti questa ricostruzione.
Nel caso volesse chiudere definitivamente la vicenda, l’ultima parola sul caso Etruria spetta a Ghizzoni, un manager però molto riservato che probabilmente, fa notare ad Affari chi lo conosce bene, difficilmente entrerà nella questione (e così è stato). Anche perché mantiene ancora un legame con la più internazionale banca tricolore, essendo consigliere di amministrazione in Alitalia in quota UniCredit.
Che de Bortoli sia scivolato su una buccia di banana come fu per il caso Carrai-Viola-Mps, in cui l’autorevole giornalista fu costretto poi a scusarsi per evitare la querela? Chi giurava che questa volta l’ex direttore del CorSera avrebbe fatto il bis, è stato smentito dall'ulteriore affondo del giornalista che oggi ha invece rilanciato sfidando la Boschi. In più, le vendite del suo libro, a giudicare dal clamore mediatico che ha assunto il caso e dall'affollatissima sala del teatro Parenti di Milano durante la presentazione del volume, decolleranno.