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Economia
Usa 2016, Soros sborsa 6 milioni per Hillary Clinton

Un tycoon politicamente scorretto, due cubani, un ebreo socialista e una ex First Lady alle prese con un maxi-scandalo. Sono gli insoliti protagonisti della corsa per la Casa Bianca, mai cosi' piena di incognite, e che culminera' nella sfida finale dell'8 novembre. Alle sette di stasera (le due di notte in Italia), con i caucus in Iowa, partiranno le primarie dei 12 repubblicani e 3 democratici le cui sorti si decideranno tra fine maggio e inizio giugno. Un percorso che si prospetta pieno di ostacoli e colpi di scena per i candidati in cerca della nomination che, nello Stato 'granaio' del Midwest, hanno corteggiato soprattutto l'elettorato evangelico. I 'frontrunner' continuano a essere Hillary Clinton e Donald Trump, ma l'ex First Lady deve fare i conti con il riacutizzarsi dello scandalo delle mail e con un avversario inaspettatamente forte come il socialista Bernie Sanders, outsider mai iscritto al Partito democratico. Gli ultimi sondaggi danno il 74enne senatore del Vermont ad appena 3 punti di distanza dalla Clinton in Iowa e ampiamente in testa in New Hampshire, dove, secondo la Nbc, avrebbe addirittura un vantaggio di 19 punti.

Il miliardario George Soros ha versato, lo scorso mese, 6 milioni di dollari a un super Pac (comitato di azione politica non direttamente legato a un candidato, che può raccogliere fondi illimitati, ndr) che sostiene la candidatura di Hillary Clinton. Soros, in questo ciclo elettorale, ha versato un totale di 7 milioni di dollari a Priorities Usa Action, che ha raccolto 41 milioni di dollari nel 2015, secondo i dati resi pubblici dal super Pac. Negli ultimi sei mesi, il comitato ha raccolto 25,3 milioni di dollari. Soros, da molto tempo finanziatore democratico, ha sostenuto la campagna elettorale di John Kerry nel 2004 e ha versato un milione di dollari a Priorities nel 2012, quando sosteneva la rielezione alla Casa Bianca di Barack Obama. Dalle e-mail di Clinton pubblicate dal dipartimento di Stato, è però emerso che Soros ha rimpianto di non aver sostenuto, nel 2008, la candidatura di Clinton.

"L'America non si puo' permettere di scegliere idee che suonano bene sulla carta ma non si possono applicare", e' stato il monito della Clinton, davanti a una platea di 2.600 persone, a proposito dell'idealismo dello sfidante Sanders che, invece, ha definito la sua corsa con l'ex first lady un "testa o croce".  Se ra i democratici si profila, per il momento, una sfida a due Clinton-Sanders - per i sondaggi Martin O'Malley e' fuori gioco -, tra i repubblicani e' sempre Trump a guidare la corsa, accreditato in Iowa di un 28% e inseguito da Ted Cruz al 25. Entrambi hanno puntato a corteggiare gli elettori evangelici che nel 2012 rappresentavano oltre il 50% dell'elettorato dei caucus.

Il tycoon ha preferito postare un video su Facebook dove tiene in mano la Bibbia donatagli dalla madre e promette: "Non vi deludero'". In un evento sabato aveva assicurato che "se vinciamo in Iowa, possiamo condurre il gioco". Quanto a Cruz, ha mostrato tutto il suo lato ecumenico affermando di pregare per i rivali mentre andava a messa in una chiesa di Des Moins. Il senatore del Texas e icona dei Tea Party ha recentemente spostato il mirino della sua campagna contro l'altro candidato di origini cubane, Marco Rubio, investendo ogni singolo dollaro in pubblicita' per frenare l'avanzata del telegenico 'collega' della Florida, attualmente al terzo posto nei sondaggi in Iowa con il 15%. Trump, Cruz e gli altri dell'Elefantino faranno campagna fino a stasera poiche' gli indecisi restano numerosi: quattro anni fa, un repubblicano su 5 scelse come votare il giorno stesso dei caucus.

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