Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

Usa, Yellen boccia l'agenda Trump. Scontro tra poteri negli States

Il presidente della Federal Reserve risponde a Trump: finirò il mio mandato. Altolà su Wall Street: no a controriforma. E sui tassi, dice: "Presto un rialzo"

yellen

La Federal Reserve si prepara ad alzare molto presto i tassi d'interesse. Quasi sicuramente a dicembre. Firmato Janet Yellen. Il presidente della Fed, nell’anticipazione scritta che ha preceduto l'audizione davanti a una Commissione del Congresso americano, spazia dalla politica monetaria fino alle future politiche del nuovo inquilino della Casa Bianca. Quel Donald Trump che con toni populisti si è scagliato più volte in campagna elettorale contro la Yellen, accusandola di essere stata troppo a servizio dell'Amministrazione Obama e chiedendone le dimissioni. Prese di posizione a fronte delle quali la Yellen, stando ai contenuti dell'audizione odierna, non si è certo lasciata intimorire.

Secondo la numero uno della banca centrale americana, i tempi della nuova stretta al costo del denaro sono legati al miglioramento del mercato del lavoro e il recupero dell'inflazione. L'intervento della Yellen, immagina un'inflazione al 2% nel prossimo biennio, l'aumento dell'occupazione e prezzi dell'energia che dovrebbero sostenere la spesa delle famiglie. Tuttavia, "aspettare un'ulteriore evidenza non vuol dire non avere fiducia", ha sottolineato il capo della Fed, specificando come sia d'obbligo "essere lungimiranti nel determinare la politica monetaria".

Tanto più che con l'eventuale ritardo "imporrebbe un intervento repentino per evitare un rimbalzo significativo" dell'inflazione, senza dimenticare che "tassi bassi troppo a lungo potrebbero incoraggiare atteggiamenti finanziari avvezzi al rischio". Nel corso dell'intervento non sono mancati gli accenti polemici contro il neo presidente Trump, a difesa della riforma della finanza (la legge Dodd-Frank) varata dal presidente uscente Barack Obama dopo la crisi del 2008. "Ha molti aspetti positivi" e non sarebbe opportuno "portare indietro le lancette della regolamentazione", ha dichiarato il presidente, sottolineando che "si dovrebbe essere felici che ora il sistema finanziario è più sicuro e poggia su basi più solide".

Il numero uno della Fed ha così risposto a chi le chiedeva un commento sul fatto che Trump ha più volte criticato la riforma e anticipato che una volta entrato alla Casa bianca si impegnerà per rivederne varie parti e ha rivendicato l'autonomia delle banche centrali dalla politica.  L'indipendenza delle banche centrali, e dunque della Federal Reserve, "è di importanza cruciale" e ci sono chiari segnali di "un terribile impatto sull'economia" quando gli istituti centrali "sono sottoposti a pressioni politiche", ha spiegato infatti sul tema la Yellen, sottolineando che "ci sono prove chiare di migliori ricadute" quando le banche centrali sono indipendenti. Yellen ha anche detto di "credere fortemente" nel doppio mandato della Fed, che prevede massima occupazione in un contesto di stabilita' dei prezzi.

Poi, la stoccata sulle intenzioni di Trump in materia di politica fiscale che rischiano di far esplodere il debito federale. L'amministarazione Trump deve valutare i costi e i benefici delle sue programmate misure di stimolo e concentrarsi su quelle che aumentano la produttività Usa, ha spiegato la Yellen. Sulle misure di stimolo proposte da Trump e in particolare sulla riduzione delle tasse alle imprese, la Yellen chiede di "esaminare con prudenza" l'impatto che esse possono avere sull'indebitamento a lungo termine. 

Infine, ha affrontato il tema delle sue dimissioni, invocate da Trump. "E' pienamente mia intenzione - ha concluso la Yellen - di servire (la banca centrale, ndr) fino al termine del mio mandato (gennaio 2018, ndr)", ha tagliato corto la Yellen. 

Nel frattempo, l'agenda dell'economia Usa continua ad andare bene. Sono diminuiti i lavoratori che per la prima volta hanno richiesto sussidi di disoccupazione, tornando ai minimi dal novembre 1973. Le richieste sono calate di 19 mila unita' a 235 mila. Gli economisti si attendevano un aumento a 255 mila unita'. La media delle quattro settimane, piu' attendibile in quanto non soggetta alle fluttuazioni, e' diminuita di 6.500 unita' a 253.500, mentre il numero complessivo dei lavoratori che ricevono sussidi di disoccupazione per piu' di una settimana. Solo un lieve incremento per l'inflazione, salita a ottobre all'1,6% su base annuale dall'1,5% di settembre, in linea con le attese.

(Segue...)


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