Spettacoli

A "Fuori Scena" di Sergio Bilotta l'eterno conflitto tra arte e commercio.

Eduardo Cagnazzi

Ambientato in una galleria di quadri ed ispirato al genere noir americano Anni Trenta, il thriller breve è definito il precursore del distanziamento sociale.

C'è grande attesa per la “prima” di “Fuori Scena” il film breve del regista Sergio Bilotta, prevista mercoledì sera ad Ischia nell’ambito della 18 esima edizione della kermesse internazionale “Ischia Global Fest”. Scritto da Gianni Vigilante, Edoardo Tranchese e Sergio Bilotta, prodotto da Edoardo Tranchese, nelle vesti anche di direttore della fotografia, grazie al contributo di Nuovo Imaie, l’opera vanta nel cast Saverio Mattei (Hopper), Mariano Riccio (Belmonte), Olga Matsyna (donna col cappello), Andrea Lopez (Jimmy), Ciro Esposito (Smilzo), Antonio Fiorillo (Orso), Edoardo Tranchese (giornalista), Paolo Elmo (sergente), Michele Maturo (poliziotto).

Ispirato al genere noir americano Anni Trenta, tra Orson Welles e Dick Tracy (quest’ultimo richiamato dalla forte caratterizzazione fisiognomica dei personaggi) Fuori Scena propone allo spettatore l’eterno conflitto tra l’arte ed il commercio: diatriba che nella fattispecie, si risolve a favore dell’artista vero e proprio demiurgo della vita. La sovrastruttura thriller è strumentalmente condotta sopra le righe quasi a voler evidenziare il fatto che la vita sia solo una brutta imitazione dell’arte. Nella pellicola si leggono forti ascendenze culturali legate al fumetto americano, mentre la nitidezza della fotografia che con la luce illumina solo gli attori ripresi costantemente in piano americano, ricorda fortemente la scuola del fumetto a stelle e strisce anni 40.

L’ambientazione è quella di una galleria d’arte dove si svolge un vernissage: come per incanto il dipinto Automat di Hopper si rianima ed è da qui che parte il racconto: ci ritroviamo nel 1926 all’interno del quadro ed il suo protagonista prende vita con tutta la sua storia.

Particolarmente significativa è la circostanza che il pittore Hopper  di cui si parla nel cortometraggio è stato definito anche il precursore del distanziamento sociale.